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Macro

Yanis Varoufakis era già un personaggio quando si occupava di videogiochi

Yanis Varoufakis è diventato una rockstar anti-austerity, ma i suoi veri meriti sono legati al suo lavoro nel mondo dei videogiochi e delle economie digitali, intorno a cui oggi girano cifre da capogiro.

Varoufakis in aula questo mercoledì, durante le votazioni sul terzo memorandum. Foto di

Panagiotis Maidis

Questo post fa parte di Macro, la nostra serie su economia, lavoro e finanza personale in collaborazione con Hello bank!

Ormai, di Yanis Varoufakis sappiamo praticamente tutto. Dal suo ingresso nel governo greco come Ministro delle Finanze fino alle sue recenti dimissioni, i media di tutto il mondo non hanno fatto altro che seguire ogni aspetto della vita di questa figura mitologica—per metà titano anti-Troika, per metà pazzo scriteriato.

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Lasciando perdere per un attimo la sua esperienza politica, le vicende di cui è stato protagonista in questi ultimi mesi e le simpatie o antipatie che può ispirare la sua figura, la cosa davvero interessante è il suo passato. Prima di finire in mezzo al circo della politica, infatti, Yanis Varoufakis lavorava per Valve, un colosso del mondo dei videogiochi.

Valve è la casa di sviluppo che ha sfornato giochi come la saga di Half-Life, Team Fortress, Counter Strike, Portal, Left 4 Dead e Dota 2. Ha anche creato Steam, il più grande servizio di digital delivery di videogiochi del mondo. Nel 2012, ha deciso che era il momento di smettere di essere soltanto una casa di sviluppo di videogiochi e fare il passo successivo, facendo evolvere Steam in quanto piattaforma economica.

Nello stesso periodo, Varoufakis non era ancora il centauro dell'anti-capitalismo europeo, ma insegnava economia politica all'Università di Atene. Verso la metà di giugno del 2012, ha ricevuto una mail da Gabe Newell—il CEO di Valve, un uomo che vale, letteralmente, un miliardo di dollari. Varoufakis ha descritto quella stessa mail in modo piuttosto colorito nel primo post del suo "diario di lavoro" sul sito di Valve.

Prima dell'inizio della crisi dell'eurozona nel 2009, Varoufakis era—per sua stessa ammissione—un normalissimo economista snobbato da tutti. Da quel momento in poi, però, gli economisti sono diventati da un giorno all'altro delle creature mitologiche. "Perché hanno puntato i riflettori proprio su di me?" si è chiesto sempre nello stesso post sul suo blog sul sito di Valve. "Primo, perché sono greco e la Grecia era il capro espiatorio della situazione. Secondo, perché sono un greco piuttosto singolare le cui teorie hanno fatto discutere sulla BBC e sulla CNN."

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Varoufakis ha raccontato come, in quel periodo, ricevesse un sacco di mail per i motivi più disparati. Dal modo in cui esordiva, quella di Gabe Newell non sembrava provenire da un gigante dell'economia: "Salve, sono il presidente di un'azienda che produce videogiochi." Varoufakis racconta di aver letto quella prima riga e di aver quasi cestinato il messaggio. Ma il secondo paragrafo lo aveva incuriosito: "Stiamo tentando di espandere la nostra economia virtuale e stiamo incorrendo in non pochi problemi quando tentiamo di collegare i vari tipi di monetizzazione. Sarebbe interessato a fornirci supporto?" Così, Varoufakis aveva deciso di accettare e partire per Seattle, dove si trova la sede operativa di Valve.

Varoufakis non aveva mai giocato a un videogioco in vita sua, ma una volta arrivato a Valve aveva capito subito di essere entrato nel suo paese dei balocchi. "Mi stavano chiedendo di lavorare a un sistema economico in cui ogni azione lascia una traccia, ogni transazione viene registrata; è un sistema economico in cui non c'è bisogno di statistiche, perché abbiamo già tutti i dati," ha raccontato.

Con il suo lavoro da Valve, Varoufakis voleva anche fare ricerca per cercare di smentire la fede nell'econometria—quella disciplina che applica la statistica all'economia per dimostrare le teorie economiche ma che il più delle volte finisce per dimostrare una forma ridotta di quelle stesse teorie, la cui funzionalità per di più viene dimostrata solo sfruttando quel determinato tipo di dati. Varoufakis era ufficialmente diventato l'economist-in-residence di Valve: il suo compito era quello di sviluppare un modello economico fatto su misura per la società. In cambio, Valve gli avrebbe fornito gli strumenti necessari per abbattere il muro che separa l'economia reale da quella digitale. Così, dopo mesi di lavoro, Varoufakis si era occupato del perfezionamento di una delle economie interne più importanti per Valve: il commercio di cappelli su Team Fortress 2. Ne aveva sviluppato e perfezionato i tassi di scambio, nonché il modo in cui quegli stessi cappelli potevano essere trovati.

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Nel post che ha dedicato al suo lavoro su Team Fortress, ha spiegato alcuni principi su cui si è basato per il suo lavoro. L'economia di Team Fortress 2 si basa sull'arbitraggio, un'operazione finanziaria per la quale si acquista un determinato bene e lo si rivende su un altro mercato per ottenere un guadagno. Nel gioco, ogni giocatore ottiene—sia in maniera casuale, sia attraverso azioni specifiche—determinati oggetti: da quelli decorativi come i cappelli a quelli utili per migliorare le prestazioni nel gioco, come armi o corazze.

Questi beni, appartenenti a diversi tipi di mercati di gioco, possono essere scambiati e a seconda del mercato in cui vengono scambiati possono avere valori diversi: da qui le possibilità di guadagno. Con la gestione dei beni, dunque, il gioco si trasforma in una vera e propria economia parallela che permette ai giocatori, giocando, di ottenere un certo potere d'acquisto. Il culmine di questo modello è arrivato quando l'inventario dei beni ottenuti all'interno di Team Fortress è stato sbloccato su tutta la piattaforma di Steam. In pratica, un utente di Steam può scambiare un capello di Team Fortress con un gioco vero e proprio.

L'obiettivo di Varoufakis era rendere questo modello economico vantaggioso per Valve. Vista la sua natura digitale e quindi la possibilità di tracciare ogni singola operazione, Valve poteva creare una specie di libero mercato influenzato solo da un fattore esterno: Valve stessa. In questo modo, Valve avrebbe potuto impedire che si creasse un equilibrio nel mercato, circostanza sicuramente vantaggiosa per i giocatori ma meno per l'azienda, il cui scopo è comunque quello di monetizzare il servizio e spingere i giocatori ad acquistare giochi o oggetti con denaro reale.

Anche se era estraneo al mondo dei videogiochi, Varoufakis non lo era affatto al mondo delle economie digitali. I suoi articoli a riguardo si sprecano, e in particolare spicca una serie di ricerche e riflessioni sul sistema Bitcoin.

A conti fatti, quello di Varoufakis non è un primato: le economie digitali nei videogiochi avevano già visto un grande sviluppo. Ad esempio, la casa produttrice di Eve Online—un complicatissimo simulatore di macro e micro economie in cui i giocatori passano più tempo a cercare di far quadrare i conti su dei fogli Excel che a giocare—aveva già pensato di approfondire la questione assumendo un vero e proprio economista.

Ma di certo le doti di stratega di Varoufakis in questo ambito sono notevoli: se intorno a Steam e alle varie economie digitali ad esso collegate girano oggi cifre da capogiro, il merito è in gran parte dell'ex Ministro delle Finanze greco. Forse sarebbe il caso di parlare di lui per questo più che per la sua vecchia abitudine di girare in moto per combattere la Troika.

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