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Scavando un po' più a fondo, poi, non è difficile rendersi conto di come l'informazione di questo tipo vada ben oltre le pagine della cronaca e i singoli fatti. A fine giugno, per esempio, il Corriere offriva ai lettori un'estesa panoramica delle "nuove droghe" immesse sul mercato: l'oscura cocaina, il nuovissimo LSD , la già citata ketamina, fino al peyote, la nuova droga precolombiana. Ci sono anche i "sali da bagno", che hanno avuto un momento di grande fama qualche anno fa, quando li si definiva "la droga dei cannibali".Questi prontuari vengono stilati ogni voltache un fatto di cronaca si interseca con il problema droga, e testimoniano a chiunque abbia una conoscenza anche solo approssimativa della questione quanto in alto mare sia la consapevolezza sulle sostanze e il loro utilizzo: al di là dell'isterismo di massa, le nozioni da diffondere a chi legge sono praticamente nulle.Ed è proprio questo vuoto di conoscenza che crea i presupposti perché episodi come quello accaduto a Riccione abbiano probabilità di verificarsi. Come sostenuto dai responsabili di LAB57, un'associazione di promozione sociale senza fini di lucro, in un'intervista rilasciata a VICE tempo fa: "sapendo che qui non c'è alcun tipo d'informazione o controllo sulle sostanze, i consumatori [italiani] sono trattati a livello delle cavie. In Francia, ad esempio, sono previsti servizi d'informazione simili al nostro su base capillare e questo in qualche modo ripulisce il mercato."L'unico valore aggiunto di utilizzare una notizia come quella di Riccione, quindi, è stato ignorato. L'atteggiamento da panico morale promosso dai media italiani ha eliminato alla radice la possibilità di comprensione del problema. Soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione del mercato della droga e le conseguenze portate dall'approccio fortemente repressivo messo in campo nell'ultimo decennio.In questo articolo uscito su Dire.it il tossicologo Salvatore Giancane chiarisce la questione: "Siamo usciti dal solco tracciato dell'Unione Europea, da quasi dieci anni il Dipartimento delle politiche antidroga non parla più di riduzione del danno. Si punta solo sulla prevenzione primaria." E ancora: "Sulla droga non si può partire da questioni morali: non esiste il giusto e lo sbagliato, non c'è il bianco e il nero, ma un'infinita serie di grigi. […] Il metodo repressivo di oggi è il più presuntuoso e deresponsabilizzante: il commento è sempre 'Se l'è cercata'. Se invece si parlasse di prevenzione, riduzione del danno, se operatori nelle piste italiane facessero prevenzione, consegnassero acqua, suggerissero di prendere fiato ogni tanto, sarebbe una bella responsabilità, da garantire. Piaccia o no, è quella la strada: perché una tragedia come quella di Riccione avrebbe potuto essere prevenuta, e quindi evitata."L'episodio del Cocoricò non è assolutamente il primo, ma anche questa volta la sensibilizzazione e la consapevolezza sono state sacrificate alla mera speculazione emotiva. Mentre al massimo il dibattito morale suscitato in questi giorni porterà ad una rubrica di Raffaele Morelli, tutto ciò che resta è l'inossidabile mancanza di collegamento fra rimbrotti allarmistici e obbiettività nel valutare una situazione.Segui Niccolò su Twitter'Ecstasy, la nuova droga che distrugge i ragazzi'. La nuova droga. Prima pagina del Corriere, 20 luglio 2015. — roberto maggioni (@RobMaggioni)20 Luglio 2015