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Tecnologia

Dietro le quinte di un porno in realtà virtuale

“L’intrattenimento per adulti ora si è sposato con la tecnologia"
Immagine: Nick Melillo/Badoink

Quando Todd Glider, CEO della Badoink, media company specializzata in produzione di porno per realtà virtuale, mi ha invitato a dare un'occhiata al set di uno dei suoi film, non ho potuto fare a meno di ripensare alla scena del Grande Lebowski in cui il Drugo incontra Jackie Treehorn nella sua sfarzosa dimora di Malibu e il magnate del porno cerca di convincerlo in merito al futuro dell'industria di cui fa parte.

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"Lo standard dell'intrattenimento per adulti è crollato. Stiamo parlando di video. Ormai siamo in competizione con prodotti amatoriali e non ci conviene più investire nello sviluppo artistico, nelle storie valide, nei sentimenti," dice Jackie. "Le nuove tecnologie ci permettono di fare cose entusiasmanti nel campo del software erotico-interattivo. Avanguardia, Drugo, 100% elettronica!"

Come il Drugo, ho pensato che, be', io continuo ancora a farmi le seghe a mano. Eppure sono comunque andato in una casa da cinque piani a Hollywood Hills per assistere alle riprese della Badoink.

Il set occupa parte dell'ultimo piano dell'edificio. L'azione è limitata alle aree dell'entrata e del soggiorno. Entrambe sono spaziose e moderne, con arredamento di buon gusto. Nulla di pacchiano. E' notevole già solo per quanto è sobria, rispetto agli standard di Hollywood Hills.

Dopo avermi fatto dare una rapida occhiata a due sistemi di telecamere VR posizionati nella sala da pranzo, Glider mi presenta il regista Nick Melillo, in una piccola area ufficio allestita nel salone. Si avvicina per stringermi la mano e subito dopo ordina a un assistente di "levare via quella foto di Bill Clinton dal muro," quindi si mette a scattare foto alle telecamere VR. Gli altri produttori e gli assistenti sono affaccendati come in un qualsiasi altro set.

Glider, perennemente attaccato alla sua sigaretta elettronica, dice di Melillo, "questo è il Burt Reynolds del porno VR," facendo riferimento al personaggio interpretato da Reynold in Boogie Nights, Jack Horner.

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La troupe sistema le luci. Immagine: Nick Melillo/Badoink

All'apparenza, Glider e Melillo non hanno per nulla l'aria che si tenderebbe ad associare a chi svolge il loro lavoro. Glider si presenta come un uomo d'affari e parla come un nerd. Melillo, con i suoi capelli grigi, gli occhiali, i pantaloncini e la camicia a maniche corte potrebbe essere lo zio di chiunque. La sua parlata, però, è hollywoodiana, come una versione un po' più tranquilla di Jack Lipnick, il boss della Capitol Pictures in Barton Fink - E`successo a Hollywood.

Glider mi racconta che Melillo è la persona che ha creato anni fa il "look alla Brazzers": "tette grandi, culi grandi, colori brillanti e illuminazione curatissima." Il sottotesto di quanto sta dicendo è che Melillo sta portando le tette grandi, i culi grandi e l'illuminazione curatissima anche nel mondo del porno in realtà virtuale.

A un primo sguardo, il set—un salotto che si affaccia su una piscina, su una terrazza in marmo e su tutta Los Angeles—è molto professionale. Ci sono un paio di luci Kino Flo, un bel setup di monitor, cavi elettrici sparsi qua e là e una zona a bordo piscina dove il team di produzione e gli attori girano le video-interviste.

Per questa produzione, la trama segue uno dei classici stereotipi del porno: l'attrice Christie Stevens interpreta una tipica "moglie trofeo" di quelle che si vedono spesso a Hollywood che accoglie in casa un venditore porta a porta di aspirapolveri. Dopo aver tergiversato sulla soglia, i due si spostano in salotto, dove lei dice a lui che non ha soldi per pagarlo e che il marito potrebbe ucciderla se tornando a casa la scoprisse a intrattenersi con lui. Forse, si chiede a un certo punto, potrebbero raggiungere un compromesso. Al che, la Stevens si spoglia e tira fuori il cazzo di Maxwell, complimentandosi: "mi sa che tu riesci a vendere un sacco di aspirapolveri."

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Non posso fare a meno di trattenere una risata. È abbastanza surreale assistere a questo genere di dialoghi a non più di tre metri di distanza da me e di certo immaginare degli ipotetici spettatori da casa che guardano questo video con i loro caschi VR non mi è di aiuto.

Il sistema Sony a7RII dell'Euclid Virtual Reality Systems nel suo case stampato in 3D. Immagine: Nick Melillo/Badoink

La Euclid Virtual Reality Systems, una società fondata da Samuel Burton e Robert Sledd, gestisce il sistema di fotocamere VR. A giudicare dal riferimento al padre della geometria, Burton e Sledd sguazzano nell'immaginario geek da sempre. (La Euclid era nata come laboratorio di ricerca e sviluppo VR, ma ha iniziato a lavorare nel porno, tra le altre cose, per testare l'efficacia dei suoi strumenti.)

Mentre l'offerta della Euclid include anche un rig che copre 360 gradi con fotocamere 12 GoPro Heroes alloggiate in un case stampato in 3D, il team ha optato per un sistema che copre solo 180 gradi, dotato di due telecamere Sony a7RII con obbiettivi fisheye da 8 millimetri della Rokinon—abbinati con due Metabones Speed Boosters per garantire una visione ancora più ampia—anch'esso alloggiato in un case stampato in 3D.

"Ho guardato in camera come se l'utente finale si trovasse realmente nella stanza"

In questo caso è stato deciso di girare in 180 gradi, perché Melillo desiderava un maggior controllo sulle luci e la libertà di ospitare me e altri altri giornalisti sul set. Glider, Melillo e Burton sostengono che l'esperienza sarebbe stata meno interessante se ci fossimo trovati in un'altra stanza mentre veniva utilizzato l'impianto di ripresa a 360 gradi.

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Euclid gestisce i girati in real-time attraverso il software Video Stitch e con l'Oculus Rift, un sistema che, come spiega Burton, permette di creare "una spazializzazione temporanea dei filmati prodotti dalle due telecamere" e di "ottimizzare l'effetto 3D." Tutto questo per garantire che le telecamere riproducano adeguatamente l'arco di 180 gradi altrimenti noto come cupola. Video Stitch, spiega, in realtà andrebbe utilizzato solo per girati a 360 gradi per fondere quanto prodotto da dieci o più telecamere.

"In genere, un video girato a 360 gradi richiede una buona dose di lavoro prima di risultare fluido", dice Burton. "È un processo in fase di miglioramento. Speriamo che un giorno Adobe decida di supportare la funzionalità di stitching anche in After Effects o in Premiere."

Per verificare quanto fosse stato sacrificato in realismo per soddisfare la curiosità della stampa, ho indossato l'Oculus Rift appena prima dell'inizio delle riprese e ho potuto constatare quanto un'ampiezza di 180 gradi offra un livello di immersione più che sufficiente. Qui si parla di avere l'impressione di trovarsi davvero di fronte a della gente che fa sesso, non semplicemente di un effetto tridimensionale.

Samuel Burton parla del rig delle videocamere VR. Immagine: Nick Melillo/Badoink

Quando iniziano le riprese, il mio sguardo fa avanti e indietro tra il sistema di controllo della Euclid—monitor ad alta risoluzione per ogni camera—e le porno star impegnate nel loro lavoro. Alcuni membri della crew siedono nella sala da pranzo e vicino all'ingresso della casa completamente disinteressati a quanto accade in salotto. Altri, come Sledd, il direttore della fotografia, fissano semplicemente i monitor per assicurarsi che il sistema non subisca qualche interferenza o vada in crash, cosa che accade due volte, anche se non è nulla di grave. Burton mi assicura che riusciranno a rimediare in post-produzione senza troppi problemi.

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Quando gli attori passano alla penetrazione completa, Melillo inizia a dare loro maggiori indicazioni chiedendo di mantenere il ritmo. Questi suggerimenti fanno eco a quanto mi ha spiegato Melillo prima delle riprese.

"La cosa più importante nel porno VR è il ritmo," dice Melillo. "Le pornostar sono come i cavalli da corsa: vogliono andare il più velocemente possibile. Non sono abituate a lavorare nella direzione opposta per strutturare al meglio le riprese."

Dopo il primo crash del sistema, che si verifica dopo circa quindici minuti perché un alimentatore connesso ad un registratore esterno stava raggiungendo il suo limite, la Stevens monta Maxwell. Melillo si avvicina il più possibile all'azione restando al di fuori dell'arco di 180 gradi della piattaforma. Melillo vuole che la Stevens si avvicini alle telecamere. Se lei resta troppo lontana, gli obiettivi fisheye non riescono ad immortalarla troppo nel dettaglio diminuendo così la qualità immersiva del video.

La Stevens, dice il direttore, può posizionarsi ad una distanza di circa 75 centimetri sino a più di 6 metri dalle telecamere per essere ripresa per bene. "Ma superato un certo limite, si perde in risoluzione," aggiunge Melillo.

"Sai le tue tette sembrano enormi da vicino," dice Melillo alla Stevens. "Quindi se potessi farle ballare mentre scopi, sarebbe grandioso."

Durante le riprese delle scene di sesso del porno VR della Badoink. Immagine: Nick Melillo/Badoink

Melillo dice che la più grande sfida nel girare porno VR è che la crew può sfruttare solo uno o due angolature. La Stevens deve fare la maggior parte del lavoro guardando negli obiettivi e così stabilire la prospettiva in prima persona che garantisca l'illusione virtuale per lo spettatore. Lei, più che l'attore maschio, deve lavorare intelligentemente con la telecamera. Durante le riprese, Maxwell è sostanzialmente fermo in una sola posizione per via della telecamera posizionata sopra la sua testa, mentre la Stevens deve spogliarsi, eseguire fellatio, sistemarsi per essere penetrata e tutto il resto.

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Maxwell, che sta girando per la prima volta una scena in VR, dice che la necessità di restare nella stessa posizione mente fa sesso rappresenta una sfida enorme.

"È difficile per me rimanere immobile," racconta. "Quando ho sotto le mani una donna, vorrei farle di tutto, ci vuole molta concentrazione per non cedere alla tentazione. E anche per riuscire a trattenersi dal venire quando una bella donna fa su e giù sopra di te."

"L'intrattenimento per adulti ora si è sposato con la tecnologia"

La Stevens spiega che la posizione fissa della telecamera è la più grande differenza tra le riprese di un porno VR e quelle di uno classico. Nel secondo caso, gli attori non guardano mai verso l'obiettivo.

"Per girare in VR, ho praticamente tenuto gli occhi incollati alla telecamera per tutto il tempo e il partner non poteva interagire per davvero con me tranne che per qualche movimento delle mani, quindi è stato un po' come eseguire un monologo, ma facendo sesso," spiega l'attrice. "Lavorare molto sul contatto visivo è probabilmente la cosa più importante per rendere l'esperienza più coinvolgente per lo spettatore—ho guardato in camera come farei se l'utente finale si trovasse realmente nella stanza."

"Fare la maggior parte del lavoro è stato sicuramente difficile, soprattutto perché eravamo limitati a due sole posizioni, potevo stargli sopra guardandolo o dandogli le spalle. Mi bruciavano le cosce!" aggiunge la Stevens. "Ma non si trattava di nulla di ingestibile. Alternare anche con qualche scena di strip tease e con il pompino, è stato d'aiuto."

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Dopo poco più di mezz'ora di riprese, Melillo dice a Maxwell e alla Stevens che è giunto il momento di venire. Maxwell esegue. E prima che io me ne accorga, è già tutto finito. La Stevens e Maxwell scompaiono, lasciando la crew a smontare e ritirare l'apparecchiatura.

Christie Stevens in VR . Immagine: Nick Melillo/Badoink

Vengo lasciato da solo a chiedermi se il porno VR sia effettivamente il futuro. Credo che il pubblico debba prima passare attraverso i visori VR che non sono ancora diffusi a sufficienza. Glider invece, come ci si aspetterebbe da un produttore, non ha dubbi.

"L'intrattenimento per adulti ora si è sposato con la tecnologia", dice Glider. "Non puoi sopravvivere se non sei su internet e non stai al passo con i tempi."

In ultima analisi, Glider crede—e non è il solo a pensarla in questo modo—che la fruizione del porno da realtà virtuale si fonderà con i device per produrre feedback tattili. Poiché la tecnologia tattile è in rapida evoluzione, dispositivi come Kiiroo, che offrono dildo e "dispositivi di masturbazione," consentiranno agli utenti di sperimentare in tempo reale la sensazione di una vagina che viene o di percepire la penetrazione immortalati all'interno di un porno VR. Ed è lì che Glider vuole condurre Badoink.

"Non si tratta solo di vedere, ma anche di sentire," dice Glider. "Sta tutto nei biosensori e in tutti gli altri apparecchi connessi per produrre un'esperienza di realtà virtuale che corrisponda alle sensazioni provate dal vivo attraverso i cinque sensi. Ci vorrà un po' di tempo perché si possa ottenere ciò: innanzitutto la gente dovrà familiarizzare con la realtà virtuale, per poi dire, 'va bene, voglio provare il livello successivo.'"

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La Stevens, che dice di essersi divertita a girare un porno VR perché le piace lavorare con le ultime tecnologie, concorda con Glider.

"Sono sicura che riscuoterà un grande successo nel settore e con il continuo evolversi della tecnologia diventerà sempre più popolare," rivela l'attrice. "Penso che ci sarà sempre un posto per il classico porno in 2D, ma credo che il porno VR avrà molti estimatori, ci vorranno solo un paio d'anni perché si diffonda nelle case di tutti."

Maxwell invece è dell'idea che potrebbe essere troppo presto per dire se il VR rappresenti davvero il futuro del porno.

"È tutta questione di tempistiche: gli appassionati possono accogliere subito questa tecnologia o aspettare che migliori per altri dieci anni," dice l'attore. "La realtà virtuale coinvolge i nostri sensi in maniera più completa della televisione o dei computer. Dei guanti VR per provare la sensazione di stare strizzando delle tette per davvero e un dispositivo che consenta di sentire il profumo delle tue attrici preferite, sarebbero comunque una grande aggiunta."

In attesa che l'esperienza fornita da questa tecnologia diventi ancora più interattiva, gli studios sperano che i consumatori pagheranno un abbonamento premium per l'equivalente in dollari di circa 27 euro per usufruire dello streaming o scaricare i filmati. Almeno sino a quando PornHub e i suoi imitatori non riusciranno ad approfittarne.

"Non stiamo andando a reinventare il sesso o a concepire nuove posizioni per scopare," dice Melillo. "Lo stiamo solo mostrando attraverso una nuova prospettiva. Ci sono altri due o tre aziende che stanno facendo lo stesso in questo momento, ma ho visto i loro prodotti e non reggono il confronto con noi."

Il regista conclude così: "comunque fin quando resti il numero uno in termini di qualità, avrai sempre dei clienti."