Storie di persone che hanno sconfitto il sonno
"Sleeping Sunday Tea Demon Emma [Paradiso Posse]" Immagine: Marc-Anthony Macon

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Storie di persone che hanno sconfitto il sonno

Stanche di dormire, una coppia di amiche ha dato vita a un movimento basato sulla riduzione drastica delle ore di sonno.

Marie Staver non riusciva a dormire. Soffrendo da sempre di insonnia e di altri disturbi del sonno, quando frequentava il college faticava molto per riuscire a riposare in modo da tenere il passo con il suo pesante carico di lavoro. Così, nel 1998, prese una decisione drastica: avrebbe smesso completamente di forzarsi a dormire. Invece di passare tutta la notte nel letto, avrebbe fatto dei pisolini distanziati in modo uniforme lungo tutto l'arco della giornata totalizzando solo due ore di sonno al giorno.

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La Staver iniziò il radicale esperimento in compagnia di un'amica, Psuke. Le due battezzarono il loro programma "Uberman" in onore della teoria dell'Übermensch di Nietzsche, perché studiavano entrambe filosofia—ma anche perché riuscivano a fare così tante cose durante una giornata da fare spaventare le altre persone. Studiavano, tenevano pulite le loro stanze, avevano dei lavoretti e riuscivano anche a mantenere una vita sociale attiva.

In seguito, le vicissitudini della vita e le carriere intraprese hanno costretto le due amiche a lasciarsi alle spalle l'Uberman. Eppure con il passare del tempo si è sviluppata una comunità online che condivide la passione per gli scritti della Staver, una serie di persone interessate a sbarazzarsi delle otto di riposo notturno forzate. Oggi la Staver ha ricominciato a seguire un programma di sonno polifasico arrivando a dormire solo per quattro ore quotidiane. E così anche il movimento che ha preso ispirazione dai sui esperimenti sta crescendo, nonostante le preoccupazioni dei medici.

Le due studentesse universitarie non sono state di certo le prime a cercare di ingannare il sonno. Leonardo da Vinci era noto per suddividere le sue ore di riposo quotidiane in vari brevi sonnellini, Thomas Edison affermava di dormire solo quattro ore al giorno e Buckminster Fuller, come riportato in un articolo del Time datato 1943, ha seguito per due anni un programma di brevi riposini la cui somma totale delle durate ammontava a solo a due ore al giorno.

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"Non mi ero mai sentita meglio in vita mia"

È stato proprio quel vecchio articolo del Time che ha ispirato a Psuke il suo programma. La Staver non voleva prendere i farmaci che i medici le prescrivevano a causa dei suoi problemi di sonno, inoltre, aveva tentato praticamente qualsiasi soluzione alternativa: variare le abitudini, modificare l'ambiente in cui dormiva oppure provare a restare sveglia il più a lungo possibile per riuscire a stancarsi. Fu così che le due amiche decisero di tentare entrambe di dormire alla maniera del buon vecchio Bucky. Psuke, che non soffriva di alcun disturbo del sonno, avrebbe verificato se la tabella poteva essere utile anche per lei.

Le studentesse sincronizzarono lo svolgimento delle loro giornate per rendere il tutto più facile, racconta la Staver. Si sarebbero alzate alle 4 di mattina per andare in qualche bar aperto tutta la notte a studiare. Prima di andare alle lezioni mattutine avrebbero schiacciato un pisolino, a pranzo si sarebbero incontrare per schiacciarne un altro. E così fecero: sonnellini da 20 minuti ogni quattro ore—per più di sei mesi.

La fase di adattamento al programma Uberman comprese un periodo di circa due settimane che furono un inferno, ricorda la Staver. Alla fine le due universitarie riuscirono a superare anche quei momenti così annebbiati per ritrovarsi in uno stato che, secondo la Staver, aveva del "miracoloso".

"Era la cosa più incredibile che avessi mai provato, non mi ero mai sentita meglio in vita mia", proclama entusiasta Marie. I suoi disturbi del sonno sembravano essere svaniti. Non era più stanca. E nonostante fosse partita con l'idea di regolarizzare il suo sonno, non di accorciarlo, si trovò con 22 ore di veglia quotidiane a disposizione da impiegare come meglio credeva.

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Ad anno scolastico concluso, le due ragazze interruppero il programma. La Staver lasciò la scuola per un lavoro che non era compatibile con tutti quei sonnellini distribuiti lungo l'arco della giornata e fu costretta con riluttanza ad adottare nuovamente il sonno "monofasico". Tuttavia nel 2000 scrisse per il sito Everything2.com un articolo che raccontava la sua esperienza.

A un tratto iniziò a venire sommersa da una grande quantità di mail. La gente voleva informarsi sul sonno polifasico ma non riusciva a trovare altre fonti on-line. La Staver, fu costretta a creare un sito web attraverso cui raccontare le sue esperienze. Quando le richieste continuarono ad aumentare, scrisse un libro e divenne amministratrice di vari forum. Non si sarebbe mai aspettata che il suo piccolo esperimento sollevasse un simile interesse.

Nonostante la crescente attenzione che la circondava, nel 2008 la Staver era tornata al sonno monofasico che odiava come non mai. La sua professione e la famiglia da seguire le impedivano di seguire un programma come l'Uberman. Ma i suoi sostenitori continuavano a suggerirle di studiare una tabella meno rigida da seguire. Cosa succederebbe, le chiedevano, se una persona dormisse durante un "nucleo" di poche ore notturne, per poi distribuire pochi altri sonnellini durante la giornata?

La Staver non credeva fosse possibile. Per lei la "magia" dell'Uberman risiedeva tutta nella durata perfettamente equivalente di ogni singolo sonnellino. Tuttavia provò con nuovi esperimenti. "Con mia grande sorpresa ha funzionato," racconta Marie. Battezzò il suo nuovo programma "Everyman".

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La versione attuale del programma include un nucleo di riposo dalle 1:00 alle 4:00 del mattino oltre a tre pisolini da 20 minuti nel corso della giornata. Marie non lo trova altrettanto miracoloso dell'Uberman—a volte si sente stanca—ma questa nuova versione ha il pregio di garantire maggiore flessibilità. Dopo più di sette anni consecutivi di sonno polifasico, la Staver ora è in grado di saltare un pisolino se non può proprio evitarlo oppure di dedicare una intera notte al sonno quando si ammala d'influenza. È una grande amante del caffè, e dice che la caffeina che assume quotidianamente non le impedisce di addormentarsi quando desidera.

Fondamentalmente, l'Everyman è anche compatibile con con orari di lavoro standard dalle nove alle cinque, a patto che al datore di lavoro non dispiaccia se fate un sonnellino a mezzogiorno. Nell'ufficio in cui lavora, la Staver ricopre il ruolo di manager e durante la pausa pranzo riesce a riposare sotto la sua scrivania. A questo scopo, raccomanda particolarmente le stanze in cui alloggiano i server perché sono calde e dispongono di un buon accompagnamento di sottofondo a base di rumore bianco.

Racconta, però, di aver perso altri lavori per il suo bisogno di schiacciare pisolini. "Penso di avere raggiunto un livello in cui è concessa qualche stranezza," racconta, "ma la società non è ancora evoluta al punto da considerare un diritto inalienabile dell'uomo disporre della libertà di scegliere di programmare le proprie ore di sonno come meglio si crede."

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Dusan, un praticante del sonno polifasico di Toronto che non ha voluto rivelare il suo cognome, si è interessato a questo stile di vita dopo aver letto il libro della Staver.

Era solito dormire dalle 8 alle 9 ore per notte, senza sentirsi riposato, così pensò che il metodo polifasico lo avrebbe aiutato ad ottenere un sonno migliore, più profondo.

Dopo alcuni esperimenti, ha scelto quattro ore e mezza o cinque ore di sonno notturno, più uno o due sonnellini diurni. Raggiungendo un totale che va dalle cinque alle sei ore e mezzo di sonno ogni giorno, dorme molto più a lungo della maggior parte degli altri sperimentatori.

Come la Staver, anche Dusan ha un lavoro che gli consente di schiacciare pisolini nel bel mezzo della giornata. Si mette a sonnecchiare in una zona pisolino a lavoro, a casa oppure in macchina. Ha dormito in questo modo per circa tre anni e mezzo e dichiara di sentirsi più riposato, rilassato, e motivato. Altri possibili benefici del sonno polifasico, secondo la Polyphasic Society, includono aumento delle capacità decisionali e la possibilità di avere sogni lucidi.

"Non avrebbe alcun senso tornare al sonno tradizionale," Dusan, "sarebbe come tornare indietro."

Nel cervello privato del sonno avviene un fenomeno interessante: svanisce la sensazione di stanchezza.

Dusan ha recentemente assunto la gestione del sito della Polyphasic Society. Il sito ha ospitato un forum molto popolare in passato, ma non è stato online per gran parte del 2015, un sacco di quelle discussioni si sono trasferite su un gruppo di Reddit che oggi raccoglie circa 2.200 membri. Alcuni thread di discussione più recenti sono dedicati alla caffeina (diversi commentatori utilizzano il caffè per adattarsi meglio ai programmi, anche se Dusan sostiene che la maggior parte dei polysleeper evitano gli stimolanti), ai metodi migliori per pianificare i sonnellini durante gli eventi sociali oppure hanno titoli esplicativi come "riuscirò a sopravvivere a tutto questo?"

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Gli scienziati hanno studiato gli individui costretti ad adottare il sonno polifasico a causa del loro stile di vita, come i membri della Marina che fanno i turni di guardia sulle navi, i marinai che compiono lunghe navigazioni in solitaria, e i monaci e le monache di clausura che si alzano nel cuore della notte per pregare.

Greg Roach, che studia il sonno e i ritmi circadiani alla Central Queensland University, sostiene che esistono pochi dati disponibili sulle persone che spezzano il sonno in tre o più segmenti. Ma le ricerche sul sonno bifasico non hanno rilevato grandi differenze tra il dormire un unico sonno lungo e due più brevi. "Se dormite una o più volte al giorno, non ha molta importanza, a patto che totalizziate tra le 7 e le 8 ore di sonno quotidiane," illustra Roach. Scendendo al di sotto di quella quantità ottimale, il cervello ne risente lavorando sempre peggio man mano che si prolunga la privazione.

In un paper del 2008, lo psicologo Hans Van Dongen, della Washington State University, ha analizzato una serie di programmi di riposo suddiviso in più trance. I soggetti hanno trascorso 10 giorni seguendo un programma di pisolini diurni e notturni dormendo tra le quattro e le otto ore, mentre i ricercatori effettuavano su di loro frequenti test cognitivi.

In questo modo si è scoperto che i soggetti privati del sonno totalizzavano risultati sempre peggiori con il passare dei giorni. I risultati erano simili anche se il loro sonno veniva spezzato. In altre parole, Van Dongen, dice, "Un'ora di sonno resta sempre un'ora di sonno."

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In altri studi, lo scienziato ha rilevato che esistono variazioni individuali nella quantità di sonno necessaria oltre che nelle conseguenze della privazione del sonno per soggetti diversi. È vero che alcuni di noi riescono semplicemente a dormire di meno. Ma la quantità minima è sei ore a notte, racconta Van Dongen. Al di sotto delle di questa "praticamente tutti iniziano manifestano disagi significativi."

Un inconveniente della mancanza di sonno è la diminuzione della capacità di concentrazione. Accade che si interrompano le frasi a metà o che ci si accorga di aver mancato l'uscita in autostrada. Un altro fenomeno interessante, che si manifesta nel cervello assonnato, è che smette di avvertire la sensazione della stanchezza.

Van Dongen non è sorpreso nell'apprendere che Staver e altri seguaci del sonno polifasico sostengono di essersi adattati perfettamente alla minore quantità di riposo. Durante la privazione del sonno, illustra lo scienziato, "il cervello, inizia ad avere difficoltà a valutare il proprio livello di stanchezza probabilmente proprio a causa della stanchezza stessa." Alla fine, un cervello esausto rinuncia anche ad inviare segnali per chiedere di riposare. Ci si sente bene proprio perché non si sta bene.

L'esperto ebbe modo di rilevare per la prima volta questo aspetto durante uno studio del 2003 i cui partecipanti dormivano dalle quattro alle sei ore a notte lungo un periodo di due settimane. Anche se le loro funzioni cognitive andavano peggiorando, verso la fine del periodo di prova iniziarono a riferire di sentirsi solo leggermente assonnati. Roach aggiunge che, dopo un periodo prolungato in cui si dormono poche ore al giorno, le persone possono dimenticare com'è il sonno normale. "Questo è quanto ci raccontano un sacco di turnisti nel momento in cui prendono una lunga vacanza," dice.

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Per un cervello che attraversa la privazione del sonno è difficile riconoscere i propri disturbi cognitivi. "La gente passa dal sentirsi assonnata per un certo periodo di tempo al non accorgersi più di nulla", dice Van Dongen. Eppure le conseguenze possono essere disastrose—"come gli incidenti alla guida." Le persone che non dormono a sufficienza non mettono in pericolo solo se stesse, aggiunge Van lo scienziato, ma anche i loro passeggeri e tutte le altre persone che sono per strada in quel momento.

Per non parlare di quali influenze può avere a lungo termine sul corpo il sonno polifasico. "Andare contro il proprio orologio biologico, come chiunque abbia mai sperimentato il jet lag può raccontarvi, scombussola i ritmi del nostro corpo," sottolinea Van Dongen. La nostra produzione di ormoni, la frequenza cardiaca, il metabolismo, la pressione sanguigna e gli altri sistemi sono regolati in base a cicli di 24 ore. Quando iniziamo a cercare di indifferenziare giorno e notte, questi ritmi vengono scombussolati. Van Dongen ha constato quanto detto analizzando dei soggetti che dormivano come i membri della Marina succitati e notando che si sentivano affamati a qualsiasi ora.

Non è chiaro cosa accada quando certi ritmi vengono interrotti per mesi o anni. Una ricerca ha suggerito l'esistenza di un legame tra turni di lavoro notturni e certe malattie croniche come l'obesità, disturbi cardiaci e il cancro al seno.

Dusan non vuole che il sonno polifasico venga associato solo ai suoi aspetti estremi, come la Uberman e la modalità zombie. Dormire in più momenti durante il giorno non è certo un'invenzione recente. Nell'area del Mediterraneo, la siesta e i pisolini pomeridiani dividono il sonno in un blocco notturno e uno diurno. Nei secoli precedenti, pare che gli europei riposassero in due blocchi notturni. Per Dusan, la condizione ideale è quella che si adatta meglio al proprio stile di vita.

Dopo più di sette anni consecutivi di sonno polifasico, la Staver dice di sentirsi ancora bene. Sfrutta le sue ore di veglia in più per scrivere racconti di fantascienza, curare blog, vedere gli amici e fare dell'esercizio fisico. Tra le altre cose, è istruttrice di arti marziali.

Il sonno polifasico, sia nel caso dell'Uberman o semplicemente dell'Everyman, non è stato concepito per ricavare un maggior numero di ore lavorative all'interno della giornata. "Il mio obiettivo principale è semplicemente quello di trovare il miglior modo di dormire che si adatti alle mie esigenze," dice la Staver.

Eppure la donna, si rende conto che il suo programma potrebbe fare gola ad un certo tipo di mentalità di sfruttamento lavorativo. La sua più grande paura nel condividere informazioni sul sonno polifasico, infatti, è sempre stata quella che venga adottato dal mondo degli affari come un ulteriore modo di spremere ulteriori lavoro dalle persone.

Se l'incubo della Staver è un mondo di zombie lavoratori privi di volontà, il suo sogno è che tutti considerino la possibilità di variare i cicli del sonno non tradizionali. "Un unico modo di dormire uguale per tutti non è mai un bene," conclude la pioniera del sonno polifasico.