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Tecnologia

Questo trucco di studio rende perfette le voci registrate

Lo usano tutti, persino i più grandi cantanti di sempre.

Mettete su un pezzo di Taylor Swift, Mariah Carey o Michael Jackson e ascoltate attentamente le loro voci. Potreste pensare che questi artisti abbiano registrato più take della canzone e che il produttore si sia limitato semplicemente a sceglierne la più forte. Ma non funziona quasi mai così.

La realtà è molto meno romantica. C'è un altissima probabilità che le parti vocali di un qualsiasi brano che vi può capitare sottomano siano state editate attraverso un processo noto come "comping": ovvero l'operazione di passare in rassegna più take vocali in cerca dei momenti migliori che siano frasi intere, singole parole o addirittura sillabe, per cucirle assieme in una traccia che suoni perfettamente.

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Anche se la maggior parte degli ascoltatori non ne è al corrente, il comping è una pratica standard da decenni. Ognuno la sfrutta—"anche i cantanti più grandi di sempre," racconta il produttore Ken Lewis, che nel corso della sua carriera ha editato le voci di Mary J Blige, Usher, David Byrne, Lenny Kravitz, Ludacris, Soul Asylum, Diana Ross e Queen Latifah.

"Il comping non fa suonare le canzoni in maniera finta. Anzi direi che mira ad ottenere proprio l'effetto contrario."

"Il comping non ha nulla a che fare con la qualità dei vocalist," dice Lewis. "Stando a quanto ho letto e a quello che mi è stato raccontato, ai tempi di Michael Jackson—e lui era davvero un cantante straordinario—si lavorava partendo anche da 48 take diverse."

Eppure la prima cosa che ho pensato quando ne ho sentito parlare è: il comping non rischia di rendere le tracce vocali più artificiali, disarticolate e prive di personalità? Nonostante la tecnica venga ampiamente utilizzata nella musica pop, in cui solitamente l'intenzione è quella di suonare il più possibile puliti, la maggior parte dei produttori vi dirà che il comping è il metodo migliore per garantirsi una grande registrazione.

"So che potrebbe togliere un po' di fascino alla musica, ma il comping di fatto è essenziale per rendere nella miglior maniera possibile l'elemento più importante del mix", ha scritto il produttore musicale Frank Gryner su Recording Magazine. Gryner ha registrato cantanti del calibro di Rob Zombie e Tommy Lee. "Devo ancora lavorare con una major che non si affidi al comping per giungere al prodotto finito."

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Il processo si svolge nella seguente maniera: un cantante registra diverse volte un brano, per intero oppure concentrandosi solo su alcuni punti particolari. Si parte dalle 4 alle 10 take—un numero maggiore potrebbe togliere convinzione all'artista, minarne la fiducia e finire per complicare il processo di editing. (Detto questo, a volte il numero di take è molto superiore. "Here to Stay" di Christina Aguilera è stata realizzata partendo da 100 take. "Si è seduta su uno sgabello e ha cantato la canzone per sei ore senza sosta," ha raccontato in un'intervista per Tape Op magazine, l'ingegnere del suono Ben Allen.)

Di solito durante la registrazione in studio l'ingegnere del suono prende appunti su un foglio in cui è riportato il testo e annota le frasi che sono venute molto bene, semplicemente bene, male, le note crescenti, calanti e così via.

Un esempio di appunti per il comping della voce principale. Le colonne sulla destra indicano le sezioni delle otto take che promettono meglio, le decisioni finali vengono annotate sotto il testo. Immagine tratta da: Mixing Secrets for the Small Studio di Mike Senior.

Quando le session sono finite, ogni parte selezionata viene riascoltata attentamente con la traccia vocale in loop al doppio di quello che sarà il volume nel mix finale. Questo naturalmente per assicurarsi che la voce sia intonata anche se l'intonazione non è necessariamente il criterio più importante che influisce sulla scelte che andranno a costituire il risultato finale.

Il timing, il timbro, l'attitudine, l'emozione, la personalità, il modo in cui ogni frase o parola si inseriscono nel contesto generale dell'arrangiamento e si adattano al resto della traccia vocale possono prevalere sulla perfetta intonazione. Parliamo di quelle piccole chicche che aggiungono personalità alla traccia: spesso sono proprio queste a restare maggiormente impresse nella memoria degli ascoltatori.

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Dopodiché Il produttore individua le migliori parti delle varie take e le "cuce" assieme con programmi come Pro Tools.

"Può capitarmi di ricostruire una parola di tre sillabe che si trova nel bel mezzo di una frase, prendendo la prima sillaba dalla take 3, la seconda dalla take 7 e la terza dalla take 10," scrive Lewis nel suo blog. "Non scherzo."

"Here to Stay" di Christina Aguilera è stata realizzata partendo da 100 take.

Il comping è una della pratiche di editing più comuni e i software attuali l'hanno reso sempre più semplice ed intuitivo, soprattutto rispetto ai tempi dell'analogico in cui si lavorava con i nastri, i tecnici dovevano segnare il punto esatto sulla bobina con una matita, effettuare il taglio con un lametta e incollare le due estremità con del nastro adesivo.

La maggior parte dei programmi di oggi consentono di caricare più file in contemporanea in modo da confrontarli in diretta e trascinare semplicemente la porzione che si desidera includere nella traccia master.

Chi effettua l'editing si assicura che le transizioni tra i diversi tagli si susseguano senza soluzione di continuità, che la traccia sia scorrevole, senza glitch o tagli bruschi udibili nel risultato finale e, soprattutto, che lungo il processo non venga perso un briciolo di emozione e di personalità. Quando l'ascoltatore non capisce che la traccia vocale è stata composta a partire da varie take capisci di aver svolto un buon lavoro. Il processo di editing dovrebbe essere invisibile.

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"Mi capita raramente di sentire dei comping vocali realizzati male", dice il tecnico del suono Mike Senior, uno degli editorialisti di Sound on Sound nonché autore di Mixing Secrets for the Small Studio. Questo perché molto spesso le modifiche vengono nascoste dal resto dell'arrangiamento.

A circa 20 secondi dall'inizio di "Genie in the Bottle" della Aguilera c'è un taglio davvero brusco che passa in secondo in piano, perché è posto in corrispondenza di un colpo della batteria dal volume molto alto, dice Senior. "Se pensate a quanti colpi di batteria ci sono in una canzone tradizionale, capite quali sono i momenti ideali in cui piazzare un taglio per renderlo riconoscibile."

Ascoltate attentamente la hit di Adele "Someone Like You" e vi accorgerete che nei primi versi mancano i momenti in cui la cantante inspira l'aria—sono stati eliminati. Inoltre si possono sentire solo in alcuni momenti, anche dei rumori di fondo catturati dal microfono lungo tutta la canzone: ecco un altro indizio della presenza di un taglio.

Come potete immaginare, l'intero processo è incredibilmente lungo e noioso: può richiedere ore se non giorni interi. "Ecco perché queste produzioni sono così costose," ha spiegato Mark Bright in un'intervista con Bobby Owsinski, l'autore di The Music Producer's Handbook. Blight ha prodotto Carrie Underwood, Reba McEntyre, Rascal Flatts e in genere trascorre dalle 8 alle 12 ore per comporre una traccia vocale partendo da più di 20 take.

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Max Martin e "Dr. Luke" Gottwald, i produttori dietro a mega pop star come Miley Cyrus, Katy Perry e Britney Spears, sono noti per fare pesantemente ricorso al comping. John Seabrook, autore di The Song Machine: Inside the Hit Factory, scrive sul New Yorker: "il comping è così noioso che persino Gottwald, che possiede una grandissima capacità di concentrazione, non riesce a sopportarlo." Invece, "Max ama il comping ", ha raccontato il cantautore Bonnie McKee a Seabrook. "Lo farebbe per ore."

Mentre si accusano spesso le canzoni pop di suonare asettiche, artificiali o sovraprodotte, ogni produttore con cui ho parlato mi ha spiegato che la eventuale colpa non è di certo del comping. "Il comping non fa suonare le canzoni in maniera finta. Anzi direi che mira ad ottenere l'effetto contrario," mi ha detto Senior.

Il comping si è guadagnato una cattiva fama perché viene associato ad altri strumenti di editing come la correzione dell'intonazione e l'auto-tune, ma "io non posso che valutarlo positivamente" dice Senior. Sapere di poter fare affidamento su ulteriori take concede la libertà di lasciarsi andare e di cantare al limite delle proprie capacità, sapendo che se si commettono degli errori non è un grosso problema. Così, se qualche nota è venuta maluccio in una take che per il resto è una bomba, si può sostituirla con qualcosa preso dalle altre take piuttosto che correggerne artificialmente l'intonazione alterando in maniera molto più radicale la qualità sonora complessiva.

Spingersi fino al limite e correre qualche rischio spesso porta a produrre quelle piccole gemme che possono rendere speciale un'intera traccia, dice Lewis. "Questa è una delle bellezze del comping—cercare i momenti magici all'interno di ogni take."

"La gente ha una visione molto idealizzata del lavoro dei produttori musicali e dei tecnici del suono. Se sapesse in cosa consiste in realtà, probabilmente lo troverebbe davvero noioso," conclude Lewis. "Eppure è un dato di fatto: se vai a registrare con l'idea di cantare una canzone per intero dall'inizio alla fine, è molto difficile che riuscirai a tirarci fuori qualcosa di veramente speciale."