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Tecnologia

​L’Italia sta per votare la legge “più stupida della storia europea"

Questa settimana verrà votata alla Camera la legge contro il cyberbullismo: perfetta per rimuovere qualsiasi cosa dal web.
Immagine: Shutterstock

Il 27 luglio scorso è stato reso pubblico il testo del progetto di legge "Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo," apparso per la prima volta sui nostri schermi due anni prima, quando il 27 gennaio 2014 la parlamentare del Partito Democratico Elena Ferrara ha presentato in Senato la proposta di legge.

La buona notizia è che finalmente le dinamiche di internet governance stanno cominciando a essere discusse dalle nostre istituzioni, la cattiva notizia è che questo disegno di legge non ha alcun senso, a tal punto da essere stato definito "la più stupida legge per la censura della storia europea" dall'attivista Cory Doctorow.

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Della norma contro il cyberbullismo ne avevamo parlato poco tempo fa, ma proprio questa settimana, tra martedì e giovedì, la Camera dei Deputati sarà chiamata a discutere e infine votare l'approvazione di questa legge che vuole accelerare il processo di rimozione di eventuali contenuti e messaggi lesivi di una persona (appunto, il cyberbullismo)—Ma che è finita per diventare ("con i relatori Dem Micaela Campana e Paolo Beni […] e con i profondi ritocchi dei relatori e della Commissione riunite Giustizia e Affari sociali") uno strumento utilizzabile da chiunque per mettere in discussione la legittimità della presenza di un contenuto su internet.

Italy on the verge of the stupidest censorship law in European history Boing Boing18 settembre 2016

Per capirci, lo spazio di manovra di questa legge è riassunto efficacemente dalle numerose sfaccettature che, in questo progetto, assume il termine "bullismo", "si intende l'aggressione o la molestia reiterate, da parte di una singola persona o di un gruppo di persone, a danno di una o più vittime, anche al fine di provocare in esse sentimenti di ansia, di timore, di isolamento o di emarginazione, attraverso atti o comportamenti vessatori, pressioni e violenze fisiche o psicologiche, istigazione al suicidio o all'autolesionismo, minacce o ricatti, furti o danneggiamenti, offese o derisioni, anche aventi per oggetto la razza, la lingua, la religione, l'orientamento sessuale, l'opinione politica, l'aspetto fisico o le condizioni personali e sociali della vittima."

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Secondo la legge, inoltre, la rimozione dei contenuti incriminata andrebbe effettuata entro 24 ore, pena sanzioni fino a 180.000 euro, e entro 30 giorni dall'approvazione della legge, "i gestori dei siti internet devono dotarsi, qualora non le abbiano già attivate, di specifiche procedure per il recepimento e la gestione delle istanze di oscuramento"—Alla vittima basterà inoltrare al "al gestore del sito internet, del social media, del servizio di messaggistica istantanea o di qualsiasi rete di comunicazione e trasmissione elettronica, nonché al Garante per la protezione dei dati personali, un'istanza per l'oscuramento, la rimozione, il blocco delle comunicazioni che lo riguardano nonché dei contenuti specifici rientranti nelle condotte di cyberbullismo." Semplice, no?

Benché il disegno di legge sia appositamente creato per normare le vicende di bullismo e cyberbullismo, le premesse poste rendono difficile credere che questo strumento non verrà utilizzato ai fini di censura da chiunque ritenga che un determinato contenuto presente su internet sia lesivo della sua sensibilità. Inoltre, questi punti evidenziano una certa incompatibilità con la Convenzione Europea dei diritti umani e con la Direttiva europea 2000/31 sul commercio elettronico che stabilisce iter diversi per la rimozione dal web di contenuti illegittimi. A ridosso dell'approvazione, alcuni esponenti di diverse forze politiche, dalla stessa Elena Ferrara del Partito Democratico, fino al Movimento 5 Stelle e Forza Italia, stanno esponendo i loro dubbi circa il raggio di azione della legge. Ferrara ha spiegato a La Stampa che "Alla Camera è stata estesa la sfera di intervento in modo iperbolico andando oltre i minorenni col risultato di far diventare del tutto inefficace lo strumento dell'istanza del minorenne al Garante della Privacy, che avrebbe poi potuto intervenire per far rimuovere i contenuti offensivi."

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"I gestori dei siti internet devono dotarsi, qualora non le abbiano già attivate, di specifiche procedure per il recepimento e la gestione delle istanze di oscuramento."

Come sottolineato dallo stesso Cory Doctorow nel suo post, però, gran parte dei servizi internet più utilizzati dagli italiani non hanno base in Italia, e quando ce l'hanno possono rapidamente rimbalzare la richiesta agli uffici esteri, dilungando a dismisura l'iter legislativo. Inoltre, questa legge si basa su un giudizio pienamente soggettivo di un determinato fatto—non è messa in discussione la verità di un'affermazione, ma il suo essere intesa come un attacco personale all'interessato.

"Dopo la discussione e l'approvazione di questi giorni, dalla Camera la legge passerà di nuovo in Senato (da dove è partita) e dubito cambierà ulteriormente, ma a livello tecnico può certamente capitare, benché improbabile," mi ha spiegato al telefono Stefano Quintarelli, deputato e informatico. "Visto che si vota questo pomeriggio credo che i tempi siano esauriti—Dopo questa votazione si può cercare di cambiare agendo quando tornerà al Senato, ma non è certamente facile."

L'istante di maggiore interesse per l'iter di questa legge riguarda senza dubbio il suo passaggio dal Senato alla Camera, quando il disegno è passato dal normare il contesto specifico del bullismo online all'assumere scopi repressivi decisamente più ampi. Come è successo? "Il problema non è il fenomeno repressivo, il problema è che la legge dà lo spazio per essere usata anche per altri fini. È stato possibile perché c'era un altro disegno di legge sulla repressione di questi fenomeni che era stato depositato alla Camera, ed è normale quando due disegni di legge vengano accorpati quando parlano più o meno della stessa cosa," mi spiega Quintarelli.

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Ma, di fatto, come è possibile non rendersi conto di un cambio di tono del genere? "Credo che loro [i proponenti della legge] non percepiscano il ritorno di fiamma che una norma di questo tipo può generare, e onestamente non ho visto grandi articoli sulla stampa o denunce in televisione," mi spiega. "Credo che dal punto di vista di molti miei colleghi per loro questa è una legge che va benissimo—Non capiscono che poi verrà usata da chiunque per qualunque motivo, la sottovalutano," continua. "La stragrande maggioranza di questi politici non ha famigliarità con internet: manca la sensibilità su questo tema, ma come a me manca la sensibilità, per esempio, sul mercato automobilistico. Però, credo che questi miei colleghi che sono d'accordo con la legge non abbiano percepito le possibili conseguenze."

Sebbene la legge sia ancora in fase di discussione, gli emendamenti proposti da Quintarelli non sono stati approvati, "Ho proposto parecchi emendamenti per modificare tutti gli articoli, ma c'è un parere contrario su tutti," mi spiega. "Il parere sugli emendamenti viene dato prima della votazione vera e propria: c'è un momento in cui i rappresentanti di tutti i gruppi negoziano sugli emendamenti, trattano sui vari punti—È l'ultimo tentativo di mediazione: si chiama Comitato dei nove," continua. "In questa fasei miei emendamenti sono stati bocciati, anche se poi successivamente in aula, durante la votazione articolo per articolo, questi parere verranno elencati di nuovo," mi spiega.

Le problematiche specifiche sono parecchie, ma gran parte di esse è circoscrivibile ai termini stabiliti dai primi 2 articoli della legge, "Sull'articolo 1 la mia definizione più restrittiva di bullismo e target è stata bocciata ed è stato approvata una definizione molto, troppo ampia," mi spiega Quintarelli. "Adesso abbiamo l'articolo 2, quello che dice che uno che è vittima di un comportamento di quel genere può segnalarlo al gestore del sito, il quale entro 24 ore deve acquisire la segnalazione e dopo 48 ore deve cancellare, altrimenti la cosa può essere segnalata al Garante della privacy, che provvederà alla rimozione come si fa per il diritto all'oblio, con tutte le sanzioni relative," mi spiega.

"Questa è la parte più problematica, visto che (grazie all'articolo 1) abbiamo allargato a dismisura il raggio d'azione di questo strumento," mi spiega. "Qualcuno mi aveva fatto un esempio con un elenco di parlamentari che avevano subito condanne penali, e queste menzioni di condanne sono presenti online, e tecnicamente generano ansia, quindi potrebbero essere target di questa legge. Insomma, è troppo poco specifica."

Inoltre, c'è anche un problema di attuabilità, "Il mio scopo era quello di avere una procedura di rimozione il più aderente possibile alle pratiche attuali già presenti: tu in genere puoi segnalare contenuti sui siti, ci sono delle meccaniche," mi spiega. "L'idea era quella di limitare il fenomeno e di far ricadere le modalità sui meccanismi che ci sono in atto, prevedendo la possibilità di ricorso al Garante nel caso in cui fossero dei reati."

Il progetto di legge verrà votato oggi alla Camera, e infine passerà al Senato per l'ultima approvazione. Forse non c'è più tempo per sperare in altri emendamenti, ma sicuramente c'è spazio per sottolineare quanto assurda sia questa legge.