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Tecnologia

Il Fondo Monetario Internazionale vuole mettere le mani sulla blockchain

Nel tentativo di regolamentare le criptovalute, il direttore operativo del FMI intende "combattere il fuoco col fuoco."
Christine Lagarde, direttore operativo del FMI. Immagine: Wikimedia/ Michael Wuertenberg  

Da un punto di vista ideologico, il Fondo Monetario Internazionale è la nemesi di Bitcoin e, più in generale, di qualsiasi valuta virtuale decentralizzata. L'organizzazione stanziata a Washington, DC accentra e controlla un sistema globale di pagamenti e prestiti, spesso concessi a nazioni in difficoltà, a patto che le stesse impongano politiche di austerity severa. Ora, il FMI vuole usare la stessa tecnologia alla base di Bitcoin per regolamentare la criptovaluta.

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In un blog post pubblicato martedì scorso, il direttore operativo del FMI, Christine Lagarde, ha scritto che le criptovalute necessitano di regolamentazione per contrastare le attività criminali come il riciclo di denaro e i finanziamenti al terrorismo. La cosa è relativamente non controversa: tanto negli USA che nel resto del mondo, i regolatori stanno girando intorno all'industria e decidendo che norme applicarle. La parte più interessante è che Lagarde ha scritto che "le stesse innovazioni che alimentano le cripto-risorse possono aiutarci a regolamentarle," e che il FMI può "combattere il fuoco con il fuoco."

All'improvviso, le stesse proprietà decentralizzate che rendono la blockchain sovversiva la trasformano in una piattaforma di sorveglianza senza eguali.

Per esempio, Lagarde ha suggerito che, per gli exchange di criptovalute, il processo aziendale di verifica dell'identità dei propri clienti potrebbe combinare dati biometrici (dove si usano caratteristiche fisiche come le impronte digitali o l'iride dell'occhio per identificare qualcuno), machine learning e crittografia. Questo permetterebbe alla polizia di "identificare le transazioni sospette quasi in tempo reale" e "fornire alle forze dell'ordine un braccio in più nella lotta alle transazioni illegali," ha scritto. (i requisiti di identificazione, presumiamo, condizionerebbero solo gli acquisti fatti tramite exchange, e le criptovalute possono essere acquistate in diversi modi, persino offline.)

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La blockchain permette a diverse parti coinvolte di registrare informazioni digitali senza doversi fidare uno dell'altro, e conservare una documentazione delle interazioni avvenute sin dal principio. Sulla blockchain, i partecipanti sono rappresentati da stringhe di numeri e lettere noti come indirizzi. Puoi tracciare i movimenti di una somma da indirizzo a indirizzo, ma in genere non c'è modo di sapere a chi appartengono gli indirizzi. L'anonimato, insieme alla natura irreversibile delle transazioni, può fare della tecnologia della blockchain un potente strumento di sovversione dell'autorità.

Con i dati biometrici e il machine learning (per, immaginiamo, individuare automaticamente le transazioni sospette) il fattore anonimato è perso. All'improvviso, le stesse proprietà decentralizzate che rendono la blockchain sovversiva la trasformano in una piattaforma di sorveglianza senza eguali. Un modo sicuro e verificabile per tracciare le persone, e non solo i pagamenti anonimi che compiono, fa gli interessi delle stesse organizzazioni che Bitcoin avrebbe voluto ribaltare.

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IL FMI non sembra sentirsi minacciato da Bitcoin. "Come ho detto già prima d'ora, non è saggio liquidare a priori qualsiasi cripto-risorsa; dobbiamo accogliere il loro potenziale ma anche riconoscerne i rischi," ha scritto Lagarde.

Lagarde ha suggerito che la "tecnologia di registro distribuito" possa verificare informazioni passate tra organi regolatori e enti industriali. Qui Lagarde non ha invocato la "blockchain" in modo specifico, perché, come ha sottolineato di recente The Verge, una definizione di cosa sia o non sia la blockchain diventa troppo vaga una volta che la progettazione di un sistema si allontana da Bitcoin. Se questo sistema diventasse mai realtà, potrebbe non avere quasi niente in comune con la blockchain di Bitcoin o persino con quella di Ethereum. Potrebbe non essere appropriato neanche chiamarla "blockchain," ma una sorta di nuova mutazione.

L'utopica ipotesi, se ancora esiste, per un'adozione commerciale di Bitcoin e delle criptovalute in generale fatica ancora ad articolarsi, dopo quasi dieci anni dalla generazione del primo blocco di dati Bitcoin e i prezzi continuano a fluttuare troppo violentemente perché possa essere considerata una riserva di valore. Il post di Lagarde dimostra che è troppo facile immaginare uno scenario opposto e distopico ora come ora.

Ed è chiaro che le istituzioni finanziarie non hanno paura né di Bitcoin né della blockchain, anzi, stanno mordicchiandone e usandone parti in modi che farebbero paura allo stesso inventore anonimo di Bitcoin, Satoshi Nakamoto.

Questo articolo è apparso originariamente su Motherboard US.