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Tecnologia

L'interazione con gli oggetti digitali cambia la nostra percezione del mondo?

La designer e ricercatrice Yasaman Sheri ci ha parlato del futuro della sensorialità sintetica.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Nel mondo in cui viviamo, il progresso tecnologico è una giostra che gira velocissima, e molte delle domande più pressanti che ci poniamo non riguardano tanto (o non solo) quale sarà il prossimo strumento che avremo a disposizione, ma che tipo di conseguenze avrà a livello sociale e culturale, come impatterà la nostra percezione del mondo e quali tipi di difetti potrebbe ereditare da chi lo produce, ovvero l'essere umano.

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Il design è il settore di ricerca che più di tutti cerca di rispondere a queste domande, riflettendo sulla natura stessa dell'oggetto in senso lato, dai processi che riguardano la produzione e messa in commercio di un abito, alle implicazioni politiche di un'intelligenza artificiale, al modo in cui confezioniamo il cibo o costruiamo le ambientazioni di un'esperienza in realtà virtuale. Alla base di ogni oggetto c'è la sua progettazione e, insieme a essa, la necessità di porsi moltissime domande.

La designer e ricercatrice Yasaman Sheri concentra gran parte del proprio lavoro nel settore dell'interaction design a esplorare le dinamiche tra l'essere umano e l'oggetto di design digitale, per comprendere come uno influenzi l'altro, in particolare a livello percettivo. Come cambia la nostra percezione del mondo, i nostri sensi, tramite la tecnologia? Qual è il ruolo di un designer oggi, in un mondo che si affaccia a un futuro di sensorialità sintetica?

Motherboard ha parlato con Yasaman Sheri del suo lavoro e della conferenza che terrà all'edizione 2017 dei Digital Design Days il 3 giugno.

MOTHERBOARD: Ciao Yasaman, puoi parlarci di te e del tuo lavoro?
Yasaman Sheri: Sono una designer e ricercatrice che lavora con le tecnologie emergenti per dare forma e sondare nuovi tipi di futuro ed esplorare le complessità e i paradossi che riempiono gli interstizi tra le utopie.

Negli ultimi cinque anni ho guidato progetti di interaction design nel campo della realtà aumentata e dei visori, aggiungendo nuovi tipi di sensorialità e percezione all'informatica degli spazi. La sensorialità sintetica — che si tratti di hardware, software o wetware — è un'area di sperimentazione importante nel mio lavoro di ricerca recente.

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Qual è il tuo background?
Ho studiato Design Industriale e mi sono ritrovata a pormi domande su come produciamo che cosa, sul perché gli oggetti siano creati in un modo anziché un altro, e che tipo di relazioni creino nella società.

Per me il design è qualcosa di più ampio della semplice manifattura di un prodotto, e prendo in considerazione tutti i tipi di esperienze che condizionano il modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo.

Questo mi ha portata naturalmente a esplorare le interazioni tra il design e le tecnologie emergenti, che spostano i limiti dei prodotti tradizionali, che siano digitali, viventi o astratti. Nel mio lavoro considero il modo in cui gli esseri umani interagiscono con il mondo e il contesto sociale e culturale della tecnologia e del design.

Di cosa parlerai ai Digital Design Days? La tecnologia sta cambiando radicalmente la percezione umana della realtà e la vista è forse il senso più utilizzato e aumentato della nostra epoca. Che tipo di futuro ti aspetti per gli altri sensi e quale pensi che debba essere il focus per progetti di ricerca futuri?

Molto del mio lavoro si concentra sulle interazioni sensoriali, la percezione e l'augmentation meccanica. Ho un interesse profondo per la biologia, come ricreiamo il mondo intorno a noi, per esempio nell'alterare geneticamente la nostra natura o nel modo in cui i difetti di percezione del mondo ridefiniscono il significato di natura, e come collaboriamo con le macchine che percepiscono e comprendono il mondo in modo diverso da noi.

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La collaborazione tra macchine ed esseri umani è un tema che mi affascina — tipo che cosa potrebbe significare per una macchina percepire qualcosa che noi non possiamo percepire — e come aumentare il nostro mondo, costruendo nuove prospettive su ciò che ci circonda, così come mi affascina la collaborazione tra le altre forme di vita e gli esseri umani, un concetto noto come simbiosi.

Ai Digital Design Days parlerò delle esplorazioni e delle sperimentazioni che faccio in questo campo.

Nel discorso che hai fatto alla conferenza TEDxBrussels del 2012 facevi riferimento alla rilevanza culturale delle estetiche del design. Quali sono, nella tua opinione e in base alla tua esperienza, gli strumenti migliori per un designer che vive nel panorama culturale odierno, in continua trasformazione?

Gli strumenti migliori che un designer può avere sono ciò che io definisco "gli strumenti della mente." Per esempio, imparare come porre delle domande e considerare gli aspetti etici, culturali ed economici di un'interazione. Spesso i prodotti che creiamo hanno effetti ad ampio spettro da un punto di vista culturale e sociale nel mondo. Imparare a considerare la domanda "perché" è una grande qualità e una buona abitudine per incoraggiare il pensiero critico.

Oggigiorno il progresso tecnologico non manca, e il ruolo del designer è sostenere la componente umana. Nella mia esperienza personale nel design con le tecnologie emergenti, ho imparato che i designer incorporano i propri valori personali in un'esperienza. Sarebbe semplice se le nostre interazioni fossero obiettivamente identiche una all'altra, ma succede di rado. Il processo di prototipazione rappresenta un grande elemento di forza, così come immaginare una pluralità di futuri, da diverse prospettive, per includere la diversità dell'esperienza umana.

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"Oggigiorno il progresso tecnologico non manca e il ruolo del designer è sostenere la componente umana"

Immagine via Digital Design Days 2017

Se pensiamo all'apparato sensoriale del nostro corpo e a ciò che ci permette di fare come, per esempio, percepire l'ansia tramite l'olfatto, capire la posizione degli oggetti in relazione al nostro stesso corpo senza guardare, o provare quella sensazione per cui "senti" qualcuno arrivare alle tue spalle, capiamo immediatamente che le tecnologie di cui disponiamo hanno solo un certo tipo di intelligenza, non necessariamente simile alla nostra.

Per esplorare la varietà dei sensi nell'interaction design e nell'informatica ho fondato il corso "As we may sense," che riguarda la sensorialità e la percezione, al Copenhagen Institute for Interaction Design, dove gli studenti del programma di Interaction Design fanno esperienza lavorando con l'augmentation dei sensi da qualsiasi prospettiva dell'esperienza umana, come l'olfatto, il gusto, il tatto, la vista e l'udito.

Lavoriamo con tecnologie emergenti tra cui biotecnologie, bio-sensorialità, machine learning e realtà aumentata per dirne solo alcune. In quanto designer, gli studenti hanno la possibilità non solo di giocare, ma anche di porsi domande critiche e considerare i tipi di esperienze che potremmo creare nel prossimo futuro.

Nel corso della tua carriera hai anche lavorato su progetti di interaction design per Microsoft HoloLens. Che cosa ti affascina di più della realtà mista e virtuale, e perché?

A HoloLens ho lavorato sul sistema operativo, "Windows Holographic" dalla fase di incubazione alla spedizione del kit per sviluppatori e gli aggiornamenti software. Tutto questo ha significato avere la possibilità di pormi domande ontologiche su cosa sia un oggetto digitale. Di che cosa è fatto? Come si comporta? È stata un'esperienza incredibile considerare un modo per ripensare il "desktop," una metafora usata nell'informatica degli albori.

Si tratta di una metafora presa in prestito dal concetto di scrivania nel mondo fisico, della posta, del bidone dell'immondizia (che è poi diventato il bidone del riciclo), dei documenti, delle finestre, delle cartelle ed è stata elaborata dal mondo reale per uno schermo 2D. Ho dovuto ripensare tutto da capo, perché lavoravo in un mondo nuovamente 3D. Ho lavorato sulla Mixed Reality, per lo più aumentata, e poi sulla realtà virtuale e tutto ciò che sta nel mezzo.

La differenza sta nel quanto desideriamo che un'esperienza sia immersiva: quanto si relazioni al mondo reale, quanto a quello virtuale.

Motherboard e Creators sono media partner ufficiali dell'evento. Per saperne di più visitate il sito di Digital Design Days.