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Tecnologia

In ‘Secret Little Haven’ i forum anni ’90 cambiano la vita di una ragazza LGBTQ

Se sei giovane e spaventato l’anonimato nelle chat AOL è la svolta.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Screenshot via: Secret Little Haven

È il maggio del 1999 e su una piattaforma AOL antesignana di software come MSN sto chattando con diverse persone — alcune le conosco anche al di fuori dello schermo, con altre ho legato tramite il forum della fanbase di una serie di film chiamata Pretty Guardians Love Force, il cui ultimo capitolo uscirà al cinema di lì a pochi giorni. Oltre alla chat, sul monitor del mio computer c’è un terminal, un’applicazione per disegnare, una per scrivere (con cui ho iniziato una fan-fiction), gattini interattivi e un browser per navigare sul forum di PGLF.

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Il mio nome è Alex: per mio padre e il mio vecchio compagno di scuola Andy è il diminutivo di Alexander; per gli amici dentro lo schermo, invece, di Alexandra.

Alex è la protagonista di Secret Little Haven, un videogioco sviluppato da Victoria Dominowski e disponibile su Steam e Itch.io, che mette il giocatore nei panni di una ragazzina transgender che cerca di interpretare e comprendere la propria sessualità e la propria identità di genere, in un’epoca in cui gli strumenti per farlo sono ancora più poveri di quelli di cui disponiamo oggi. C’è però internet e ci sono le comunità online in cui l’anonimato era una forma di insperata e incidentale libertà per molti.

Jenni spiega ad Alex che un personaggio caro a entrambi è transgender. "Tutti pensavano che fosse un ragazzo, poi lei ha capito di essere una ragazza," scrive Jenni.

Se avete vissuto quel tipo di internet — con modem a 56k e web design raccapriccianti — ricorderete la sensazione di sbarcare su un altro pianeta, tra l’illegittimo e il pieno di nuove scoperte. Magari, ricorderete anche il senso di trionfo del fare amicizia su forum dedicati a prodotti di cultura pop per voi fondamentali, ma che nessuno sembrava conoscere e apprezzare nel mio mondo “reale.”

Secret Little Haven è un’esperienza costruita al dettaglio per restituire al giocatore le sensazioni di quel primo cyberspazio dedicato alla creazione spontanea di contenuti e gruppi — ma spinge anche a chiedersi cosa può aver significato per persone come Alex difenderlo come propria necessità e non solo come spazio extra alla vita di tutti i giorni. Cosa significa tuttora confrontarsi con genitori che non sanno ascoltare — la chat con il padre di Alex è l’esperienza più inquietante di tutto il gioco — o con amici che reiterano una sessualità maschile estremamente tossica e che non tollerano una visione differente.

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Andy che spiega ad Alex come le ragazze siano tutte "stronze" che gli mancano di rispetto.

Le comunità online hanno spesso rappresentato (e rappresentano) davvero delle piccole oasi sicure per determinati gruppi sociali. Il dibattito sull’anonimato online fatica a evolversi da tempo e si è polarizzato sull’impossibilità di definire in modo univoco la sicurezza degli utenti: se è vero che l’anonimato facilita il prosperare di troll e situazioni di abuso, è vero anche che rappresenta letteralmente un mezzo di sopravvivenza per le minoranze sessuali minacciate da istituzioni, società e situazioni familiari che non riconoscono loro alcun diritto.

Sicurezza e privacy, per questi gruppi sono un discorso particolarmente complesso e urgente: rispetto al 1999, ora esistono decine di app di dating per le persone non eterosessuali, ma come vengono gestiti i dati degli utenti — vedi a questo proposito il recente caso di Grindr e dei dettagli relativi alla sieropositività dei suoi utenti ceduti a terze parti — è più problematico di 20 anni fa, quando l’identità virtuale non coincideva pressoché mai con quella fisica.

La chat di Alex con suo padre.

Nel 2017 quasi la metà degli adolescenti transgender residenti nel Regno Unito ha tentato il suicidio, e le statistiche per l’intera gioventù LGBTQ americana sono similmente gravi. In Italia, dove statistiche del genere precise non sono reperibili altrettanto facilmente, il disegno di una legge sull’omofobia — che introdurrebbe il reato di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza omofobica — è ferma in Parlamento dal 2013 e definita da alcuni come una legge contro "la libertà di pensiero."

Come parliamo di queste notizie — la controparte reale della storia di Alex — è indicativo di un pensiero recidivo poco distante da quella chat del 1999. Quando nel 2015 Leelah Alcorn — giovanissima transgender americana — si è suicidata, in Italia il caso è stato definito come “il suicidio perfetto di un’adolescente LGBT,” in un articolo che incolpava la giovane di non aver saputo reperire l’aiuto che le serviva e di passare troppo tempo su Tumblr e su “stupidi forum in cui altri minorenni trans e presunti tali descrivono i loro malesseri.”

Secret Little Haven spiega perfettamente perché “gli stupidi forum” possono rivelarsi estremamente benefici per chi non gode del supporto fondamentale della propria famiglia e perché, anziché osteggiare radicalmente le comunità online, dovremmo preoccuparci di come fare in modo che Alex le navighi nel modo più sicuro possibile. Parte di questo processo, per Alex, è dato dal non dover dichiarare il proprio nome completo agli amici e, dunque, il genere assegnato alla nascita. In una chat del 1999, Alex ha almeno questa piccola libertà.