Come tracciare i cookie dei siti italiani

FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Come tracciare i cookie dei siti italiani

È giunto il momento di difenderci dal sistema di profilazione che sta infestando internet.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Tutti noi siamo abituati ad ignorare d'istinto il banner invasivo che ci dà il benvenuto su ogni pagina web che recita: "Questo sito utilizza cookie, di prima e di terza parte, per inviarti pubblicità in linea con le tue preferenze."

D'altronde, scorrendo semplicemente la pagina o proseguendo la navigazione si acconsente all'uso dei cookie e di ogni altro tipo di tracciamento — anche di quelli più invasivi. In questo modo, ci troviamo catapultati, anche non volendolo, nel sistema di tracciamento che costituisce la principale fonte di monetizzazione per le aziende online.

Pubblicità

Purtroppo, però, questo tracciamento comincia sin dal momento in cui accediamo alla pagina web, senza che esprimiamo il nostro consenso. Ed è così che stiamo perdendo il controllo sulla nostra navigazione online e cediamo un pezzetto della nostra identità ad ogni sito web che visitiamo.

Nella puntata di Report dal titolo Sorvegliati Speciali, andata in onda lunedì 22 maggio, è stato pubblicizzato ufficialmente il sito internet italian.tracking.exposed. Sviluppato da Claudio Agosti, il progetto ha l'obiettivo di indagare lo stato di salute dei siti web italiani in fatto di utilizzo di cookie.

cookies dei principali siti italiani

Il grafico indica il numero di cookie registrati all'apertura dell'homepage di ogni sito web

Sul sito è presentata un'analisi di 25 siti italiani fra i più visitati. L'analisi viene svolta con una connessione alle homepage dei siti senza eseguire alcuna interazione — non si accettano i cookie con un click né si prosegue la navigazione scrollando lungo la pagina: Lo scopo è quello di registrare tutti i cookie che vengono installati prima di accettare l'informativa.

Dall'analisi si nota che tutti i siti internet valutati inviano i cookie già prima che l'utente esprima il proprio consenso. In alcuni casi, però, i cookie sono accettabili. È il caso dei cooke cosiddetti "tecnici" necessari per il corretto funzionamento del sito — ad esempio, i cookie utilizzati da Amazon che ci permettono di trovare nel carrello gli oggetti che decidiamo di acquistare, facendo in modo che questo non scompaiano quando cambiamo pagina.Tuttavia, per gli utenti è impossibile capire quali cookie sono di profilazione e quali invece sono presenti per motivi tecnici.

Pubblicità

A questo punto, è importante chiarire la posizione dei cookie in questa discussione. Sebbene siano la tecnologia intorno alla quale ruota questa campagna, non sono il solo sistema di tracciamento esistente, "i cookie sono una tecnologia di 20 anni fa — ad esempio, esistono sistemi più sofisticati come il fingerprinting effettuato attraverso l'invio di un codice javascript da parte di un terzo. Ne parliamo solo ora perché dobbiamo attenerci agli strumenti legali che abbiamo a disposizione attorno a cui ruota la profilazione attraverso i cookie," aggiunge Claudio.

"Una società profilata è iniqua per definizione: chi ha accesso ai profili può capire e sfruttare le tendenze, le debolezze e i bisogni della società."

Il problema dei cookie risiede nella loro stessa natura: stringhe generate in maniera casuale ed attribuite ad ogni singolo utente. Il tracciamento potrebbe avvenire quando i nostri computer, nei quali sono depositati i cookie, comunicano indietro l'identificativo attraverso il browser. "Se il cookie fosse di tipo tecnico non avrebbe bisogno di essere un identificativo univoco ma purtroppo, al momento, gli utenti non hanno la garanzia che non stia avvenendo una profilazione mascherata come tecnica," sottolinea Claudio.

Fra i vari siti analizzati c'è anche il blog di Beppe Grillo che, sottolinea Claudio, "è un caso peculiare sia a livello di narrazione che di impatto. Se come dice l'Economist, il nuovo petrolio sono i dati, si capisce che il sistema di profilazione messo in piedi dalla Casaleggio Associati è enorme, ed il numero di traccianti presenti sul sito di Grillo ne è un segnale importante." Bisogna però notare, chiarisce Claudio, "che la maggior parte di questi traccianti proviene da aziende che fanno advertising ed analisi di rete. Quindi, non è chiaro se quei dati raccolti vengono usati per la semplice pubblicità o effettivamente per attività di promozione politicamente motivata."

Pubblicità

Per questo, sarebbe necessaria un'analisi più approfondita che associasse, ad ogni terza parte, quale significato e ruolo ricopre, "aiutando a capire l'economia digitale ed attribuendo più significato a queste terze parti — siano esse traccianti, di semplice statistica, o risorse tecnologiche utilizzate dai gestori dei siti web."

cookies blog di Beppe Grillo

Fra i cookie più presenti nel blog di Beppe Grillo vi sono Google e Facebook

Inoltre, da questa analisi, si possono raccogliere informazioni su chi esegue il tracciamento e quindi scoprire quali sono le aziende più attive. Tra le prime posizioni troviamo Google, Facebook, ed Amazon. Ma ci sono anche aziende meno note al pubblico come Nielsen e Criteo, specializzate nella personalizzazione delle campagne pubblicitarie online.

Claudio sottolinea come non si tratti tanto di un problema legato alla privacy, ma piuttosto "un problema di identità, personale e collettiva," e che "una società profilata è iniqua per definizione: chi ha accesso ai profili può capire e sfruttare le tendenze, le debolezze ed i bisogni della società."

Sul sito vengono forniti anche dei suggerimenti su come difendersi dal tracciamento dei cookie: si consigliano ad esempio strumenti come Privacy Badger e uBlock Origin — software che permettono di bloccare il tracciamento —, la possibilità di indicare alle aziende la propria volontà di non essere tracciati grazie a strumenti come Your Online Choices e si invitano gli utenti a segnalare direttamente ai gestori dei siti web la presenza dei traccianti rilevati.

"Per difendersi si potrebbero utilizzare profili temporanei o condivisi con più persone, usare Tor, boicottare i siti che utilizzano traccianti, e fare segnalazioni al Garante."

Un'altra arma a disposizione degli utenti è quella di esercitare il proprio diritto di conoscere quali dati sono stati raccolti su di sé: "quando veniamo profilati sono proprio i cookie che permettono la nostra identificazione e, perciò, l'obiettivo è di poter utilizzare i cookie anche per esercitare il diritto di accesso ai dati personali che le aziende hanno raccolto, utilizzando il modulo pubblicato dal Garante per la Protezione dei Dati Personali," si legge sul sito.

"I modi per difendersi sono molteplici: si potrebbero utilizzare profili temporanei o condivisi con più persone, usare Tor, boicottare i siti che utilizzano traccianti, e fare segnalazioni al Garante quando vi è il sospetto di violazioni." "Visto che negli anni la capacità di comprendere le nuove dinamiche di potere da parte dei politici non è affatto cresciuta," conclude Agosti, "la soluzione del problema non può passare solo attraverso un'istituzione nazionale o Facebook, ma dobbiamo confidare nel potere che una comunità connessa in rete può esprimere."