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Tecnologia

Come le donne sono state tagliate fuori dalla storia della cibernetica

Cosa significa tagliarsi fuori dalla storia? Janet Freed Lynch, amministratrice e organizzatrice delle Conferenze Macy, lascia un'eredità controversa sul lavoro femminile ai margini della cibernetica.
I partecipanti alla Decima Conferenza sulla Cibernetica, che venne tenuta dal 22 al 24 Aprile 1953, a Princeton, N.J., su sponsorizzazione della Fondazione Josiah Macy, Jr. Nella prima fila: T.C. Schneirla, Y. Bar-Hillel, Margaret Mead, Warren S. McCulloch, Jan Droogleever-Fortuyn, Yuen Ren Chao, W. grigio-Walter, Vahe E. Amassian. Nella seconda fila: Leonard J. Savage, Janet Freed Lynch, Gerhardt von Bonin, Lawrence S. Kubie, Lawrence K. Frank, Henry Quastler, Donald G. Marchese, Heinrich KlŸver, F.S.C. Northrop. 3a fila: Peggy Kubie, Henry Brosin, Gregory Bateson, Frank Fremont-Smith, John R. Bowman, G.E. Hutchinson, Hans Lukas Teuber, Julian H. Bigelow, Claude Shannon, Walter Pitts, Heinz von Foerster. Immagine: American Society for Cybernetics

Durante le dieci Macy Conference tenutesi a New York tra il 1946 e il 1953, per la prima volta, un grandissimo numero di concetti associati alla cibernetica e all'informatica contemporanee—reti neurali, architettura di von Neumann, biofeedback e l'approccio quantitativo alle informazioni—hanno preso forma attraverso una serie di stupende presentazioni interdisciplinari e di talk provocatori. La società dell'informazione contemporanea deve moltissimo alle Macy Conference, che hanno dato il via alla prima ondata di ricerche sulle IA, a nuovi approcci metodologici per i sistemi di osservazione e a tutta una serie di scoperte fondamentali nell'ambito della linguistica, dell'antropologia, della psicologia, del business management e della comunicazione. Insomma, affermare che questi talk dedicati alla cibernetica, per quanto controversi, abbiano definito i contorni dell'attuale società dell'informazione globalizzata non è per nulla un'esagerazione.

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Nella foto di sopra, scattata durante la Macy Conference 1952/3 (esistono prove della sua datazione errata) viene ritratta in seconda fila una donna in piedi che viene identificata come "Janet Freed Lynch," la segretaria personale di Frank Freemont Smith, oltre che assistente amministrativa delle Macy Conference. Questa donna ha svolto un ruolo fondamentale nell'organizzazione delle conferenze e nelle trascrizioni dei talk, ma in quasi tutte le ricostruzioni storiche riguardanti il ciclo di conferenze e la loro eredità culturale, sorprendentemente, non viene mai menzionata, come spiega N. Katherine Hayles in "How We Became Posthuman."

Invece, nelle narrazioni in cui la figura di Freed Lynch non è stata trascurata, un errore di trascrizione del suo secondo nome ha portato a identificarla come due persone differenti: in alcune fonti, come Janet FREED Lynch, in altre, come FREUD. Non abbiamo prove sufficienti per determinare quale sia il nome errato tra i due, ma questo non è il punto della questione: ciò che conta è che la trasmissione del nome di Janet F. Lynch risulta corrotta ed esiste pochissima documentazione che ci consenta di risalire alla sua forma corretta.

Cosa può suggerirci questa sostituzione—F per Freed/Freud—circa il rapporto della donna con i suoi colleghi-superiori? Si tratta forse di un indizio del legame profondo che coinvolge prassi comunicative, natura del mondo del lavoro e dei rapporti di potere? N. Katherine Hayles riflette esattamente su questo genere di problematiche. Ad ogni modo, ciò a cui la Hayles allude, senza esplicitarlo, è proprio questo dilemma: la sostituzione di una identità femminile con un'altra può raccontarci qualcosa sulla percezione dei ruoli occupati dalle donne all'interno dei team di lavoro come quelli di ingranaggi interscambiabili? I datori di lavoro di sesso maschile vedevano le lavoratrici solo come dei numeri? Io credo che sia andata proprio così.

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La sfida di risalire alla reale identità di Janet Freed Lynch si fa più complicata se si considera che uno delle grandi tematiche sviscerate nelle Conferenze era proprio il tentativo di articolare un nuovo genere di teoria dei sistemi e di definire con precisione il coinvolgimento dell'individuo al loro interno. Nella concezione precedente alle Macy Conference, il tecnico/scienziato/osservatore veniva pensato come un qualcosa di esterno ai sistemi stessi intento a monitorarne i processi con un distacco e un'obiettività paragonabili a quelle che normalmente possono garantire solo delle terze parti. I primi esperti di cibernetica, invece, hanno promosso un punto di vista differente: un sistema in cui viene coinvolto anche l'osservatore, incluso in maniera indissolubile all'interno dello stesso meccanismo che cerca di descrivere. Per capire meglio, guardate lo schema creato da Gregory Bateson riportato qui di seguito:

Il secondo modello capovolge il primo perché spiega come un osservatore contribuisca a dare forma ad un sistema attraverso il suo stesso processo di osservazione: un sistema che non viene osservato da nessuno resta sconosciuto, al contrario, nel momento in cui viene osservato, in qualche modo, ne si cattura l'essenza—eventualmente modificandola—attraverso il processo di indagine, di misurazione e di comprensione svolto dai nostri sensi. Il secondo modello potrebbe suggerire che Janet Freed Lynch, la donna che ha organizzato e tramandato le Macy Conference, nel suo tentativo di organizzare e registrare i talk delle Macy, può benissimo rientrare nel feedback loop.

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Ma le Macy Conference—o, nello specifico, le particolari condizioni culturali e politiche che regolavano la produzione e la conservazione delle sue trascrizioni—rifiutano categoricamente di riconoscere a Janet Freed/Freud il suo ruolo di figura centrale e la condannano ad essere relegata ai margini della storia. Le sole testimonianze disponibili del coinvolgimento di Janet Freed Lynch sono quelli i fantasmi delle sue stenografie, l'archivio delle trascrizioni, degli schemi e delle lettere che possono farci risalire al suo lavorio invisibile. La sua figura riemerge attraverso i resoconti che ha tramandato e le parole che ha trascritto o stampato, a testimonianza di una presenza estremamente reale. È stata lei stessa a tagliarsi fuori dall'esperimento, rifiutandosi di includere il suo nome negli esperimenti delle Macy Conference, anche se la sua posizione d'osservatrice testimonia l'esatto contrario. Forse l'oblio a cui è stata relegata è l'indizio di un problema la cui natura è tutta da comprendere—un rapido sguardo alla foto di sopra fa notare una disparità evidente nella proporzione tra maschi e femmine. (Margaret Mead era un antropologo e i suoi metodi che subivano delle critiche frequenti da parte dei suoi colleghi.) Forse i colleghi uomini avevano difficoltà nel pensare a Freed Lynch come a uno scienziata e archivista da porre sul loro stesso livello?

In ogni caso, l'oblio sulla figura di Freed Lynch è sorprendente se si considera che i talk delle Macy Conference ci sono giunti in maniera così dettagliata proprio grazie ai suoi sforzi. Ad esempio, la sua insistenza nel richiedere ai relatori le bozze delle loro conferenze le è valsa la possibilità di non dover più fare affidamento solo sulle sue trascrizioni. Prima del suggerimento della Freed Lynch, la maggior parte dei relatori non fornivano materiale scritto riguardante i loro talk, rendendo difficile la trascrizione in diretta dei loro discorsi a causa del rumore ambientale presente nelle sale conferenze, nella difficoltà di identificare termini sconosciuti e per la complessità di trasmettere fedelmente le informazioni rilasciate da speaker con la tendenza a perdersi in divagazioni interdisciplinari spesso prive di focus.

Chissà cosa si sarebbero dovuti inventare i relatori della conferenza se lei non avesse trascritto i loro talk? N. Katherine Hayles, nella sua ricostruzione del ruolo di Freed Lynch, ipotizza il rapporto tra lei e il suo datore di lavoro, Frank Freemont Smith:

"Mi porti una lettera, signorina Freed," dice lui… Entra una donna, i timbri vengon rilasciati sui documenti, le lettere vengono spedite, le conferenze organizzate e i libri pubblicati. Estrapolate dal loro contesto, le parole di lui volano, da sole, e finiscono dentro i libri. L'onere effettivo del lavoro necessario perché tutto ciò accada è per lui una pura astrazione… perché non è lui ad eseguire il lavoro. La signorina Freed, invece, non ha di tali illusioni… Muovendosi ad un livello che va al di là delle parole, al di là delle teorie e delle equazioni, al livello del suo corpo, delle sue braccia, delle sue dita e della sua schiena dolorante, Janet Freed sa che l'informazione non è mai disincarnata." (82-83)

Secondo questa concezione, Janet Freed Lynch non era se stessa, ma "una donna", un esemplare indifferenziato del suo genere, pronta a ricevere gli input ed eseguire gli ordini del suo datore di lavoro. Una ricevente e una produttrice di informazioni: la donna come processore di informazioni, computer, dattilografo, registratore, trascrittore, receptionist e scatola nera. Forse, Janet Freed Lynch ha preferito restare un enigma incomprensibile, in equilibrio sui confini esterni di un archivio cibernetico, cancellando le tracce della sua esistenza in prima persona.

Nota dell'autore: prima della pubblicazione di questo articolo, ho contattato la Macy Foundation, l'organizzazione la cui missione si è allontanata di molto dal focus sulla cibernetica delle Macy Conference della metà del secolo scorso. La fondazione si è rifiutata di rispondere alle mie richieste di commento.