Chi non conosce Eremito, perde forse una delle cose più incredibili e più invidiate che l’Italia nasconde tra le pieghe delle sue montagne. Lo pensavo prima di andarci e ne sono ancora più convinta dopo esserci stata. E ora cercherò di spiegare il perché, partendo da un sabato pomeriggio in cui io e Andrea Di Lorenzo saliamo su un’auto e partiamo per l’Umbria. Usciremo sull’autostrada all’altezza di Fano per perdere quasi subito il segnale e orientarci alla buona su una strada bianca nei pressi di Parrano.Entriamo nelle camere, le celluzze, che ricalcano le celle monastiche, ognuna di 9 metri quadri, ognuna con il nome di un eremita e la sua storia dipinta sulla testata del letto.
Eremito nascerà dalle ceneri di un monastero del 1300 e verrà ristrutturato seguendo la planimetria originale e i criteri dell’architettura sostenibile, concetti che oggi sono ciancicati un po’ da tutti,
Sono 28 anni che vivo in natura e sognavo un eremo ma laico e adatto a tutti. Per i primi due anni non è venuto quasi nessuno. Oggi sai quanti imprenditori arrivano e lasciano il lavoro?
Marcello mi ha spiegato che questa esperienza aiuta a sottrarre attenzione al contorno e restituirla al gusto, godendo del pasto senza distrazioni, senza ingozzarsi e senza riempire per forza un vuoto
“Nel refettorio regni un profondo silenzio, in modo che non si senta alcun bisbiglio o voce, all'infuori di quella del lettore. I fratelli si porgano a vicenda il necessario per mangiare e per bere, senza che ci sia bisogno di chiedere nulla. Se poi proprio occorresse qualche cosa, invece che con la voce, si chieda con un leggero rumore che serva da richiamo. E nessuno si permetta di fare delle domande sulla lettura o su qualsiasi altro argomento, per non offrire occasione di parlare”.
L’altro punto è che quello che viene vissuto come “silenzio” in realtà è assenza di chiacchiere. Mangiare, di suo, è un atto rumoroso. Stare zitta ti fa percepire perfettamente il suono del coltello che taglia il pane, dell’acqua che scende dalla brocca e del cucchiaio che raspa dalla ciotola. In più c’è il rumore della cucina, delle pentole e dei mestoli. In sottofondo c’è quello dei canti gregoriani, che sostituiscono le letture di uno dei monaci, come prescritto dalla regola. C’è ancora il rumore del fuoco: mia nonna diceva che per lei il camino era stato quello che per la nostra generazione era la TV. Insomma è un modo di mangiare diverso, conviviale perché vissuto comunque come un rito collettivo, ma con altre regole.Torniamo a casa, verso quello che Marcello ha definito “l’altro mondo, dove state messi piuttosto male”.
Usciamo dal refettorio al suono di una seconda campanella. Nel frattempo sono stati accesi due fuochi: uno sulla terrazza e uno nella sala comune, mentre ci servono del Melemito, una bevanda calda fatta con succo di mela, chiodi di garofano, cannella, zenzero e limone. Dopo l’ultimo sorso, riponiamo le tazze e andiamo via senza scambiarci una parola, mentre sulle colline intorno si sparge un tramonto che non descriverò per evitare di diventare patetica. Torniamo a casa, verso quello che Marcello ha definito “l’altro mondo, dove state messi piuttosto male”. Segui Lavinia su Instagram
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