Stripper, Cadillac e feste in piscina: foto dal profondo Sud americano

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Stripper, Cadillac e feste in piscina: foto dal profondo Sud americano

Il fotografo Ivan Wigan ha passato gli ultimi quattro anni a immortalare le persone che vivono nel profondo Sud degli Stati Uniti. Secondo lui, lì tutti vivono come rockstar, nonostante siano spesso cresciuti nella povertà.

Il fotografo Ivan Wigan ha passato gli ultimi quattro anni a immortalare le persone che vivono nel profondo Sud degli Stati Uniti. Secondo lui, lì tutti vivono come rockstar, nonostante siano spesso cresciuti nella povertà. Nello specifico, i suoi soggetti passavano le loro giornate a truccare motori e fare festa.

Wigan chiama questo stile di vita "high life"—e lo considera comparabile a quello degli dei degli antichi greci, che è il motivo per cui ha deciso di chiamare questa serie The Gods.

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Wigan è nato in Scozia, dove il grigio e il verde si incontrano e la nebbia confonde il panorama collinare, per cui poco stupisce che sia rimasto affascinato dalle terre pianeggianti e assolate degli Stati Uniti meridionali. L'ho contattato per parlare delle sue foto e del motivo per cui è stufo del Regno Unito.

VICE: Ciao Ivan. Parlami un po' di questa serie di foto.
Ivar Wigan: È una serie che si concentra sulle città del profondo Sud americano. Ho fatto un viaggio a Miami, dove mi sono imbattuto nel West Indian Carnival, ed è stato nel corso di queste celebrazioni che ho fatto le mie prime foto di una festa in piscina. Ma quando sono ripartito sapevo che il mio lavoro era appena iniziato. Volevo documentare il loro stile di vita, per intero. Mi ci sono voluti più di quattro anni, durante i quali ho girato più che potevo.

Quattro anni sono un sacco di tempo per un progetto fotografico. Che cosa ti è rimasto di questa esperienza?
Non ero mai stato in discoteche di quel tipo, perché nel Regno Unito non le abbiamo, ma laggiù è parte della loro cultura. A Londra, per esempio, gli strip club sono per gli uomini d'affari e per i tipi loschi, ma lì ci vanno gruppi di ragazze, o una coppia al primo appuntamento o magari dei ragazzi che vogliono solo guardare la partita. È un mondo del tutto diverso da quello a cui sono abituato. Quando un rapper fa un nuovo singolo, per prima cosa lo porta allo strip club, per vedere come risponde la gente. E se nello strip club ha successo, puoi giurare che ce l'avrà anche fuori.

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Un sacco di ragazze vogliono fare le ballerine—le ballerine dei club guadagnano un capitale. Ho visto una ragazza che notte dopo notte portava a casa sacchi pieni di soldi—sacchi veri, della spazzatura. Parlando con loro ho scoperto che in una notte buona possono arrivare a fare 5.000 dollari, se la loro performance è di un certo livello.

Quando scatti foto alle ragazze, non ti viene in mente che potresti contribuire a renderle un oggetto sessuale?
Be', le mie foto vogliono essere dei documenti, quindi non si tratta di renderle oggetti né viceversa di dar loro potere, ma solo di mostrarle per come sono. Comunque sono molto orgogliose di quello che fanno, e amano farsi fotografare. Io non faccio che ritrarle quando sono al meglio, quando fanno quello che amano fare.

Alcune delle ballerine magari sono studentesse, ma spesso vengono dai quartieri più poveri e lo considerano un modo di avere una vita migliore. Per loro è un modo di conoscere persone e di costruirsi una carriera, e non è solo spogliarello, la performance è fondamentale. Non è un posto dove vanno a fare la lap dance sugli uomini. Ovviamente ci sono anche posti così, comunque.

Come mai proprio il Sud degli Stati Uniti?
In molte di queste zone le persone non sono tanto ricche, e spesso vivono ai margini di quella che viene considerata la vita delle grandi città americane, e penso che, a volte, dalla loro lotta quotidiana venga fuori una creatività molto potente. Non è solo la musica—ma tutte le arti tramite cui ci si può esprimere, dalla moda alla body art.

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C'è un sacco di gente fissata con le macchine ribassate; le rimettono a nuovo da soli a partire da veri e propri rottami, e ci spendono tutti i soldi che hanno. Vogliono l'odore della pelle, la vera identità fisica del veicolo. C'è una foto in cui un gruppo di persone sta intorno a una Cherry Red, e quella stessa passione ce l'hanno per la body art, per il body building, per le ragazze…. Tutti vogliono essere la celebrity del proprio quartiere, in un certo senso, e in quel mondo puoi davvero diventare famoso per il modo in cui ti esprimi.

Sei diventato amico di molti dei soggetti che hai fotografato?
Sì. C'è una foto di una donnona, una ballerina che si chiamava Juicy, che ho incontrato in un club. Era una ballerina piuttosto famosa, e tutti andavano ad assistere alle sue performance. Nella foto ha un'espressione molto seria, ma in realtà aveva sempre qualche battuta pronta e rideva sempre e siamo diventati amici. Mi ha chiesto di seguirla nel suo quartiere per fotografare la sua famiglia, e in seguito le ho regalato la serie di foto che li ritrae e siamo rimasti in contatto. Sono rimasto in contatto con molte delle persone che ho fotografato, magari meno con quelli che compaiono solo in scatti di gruppo.

Perché hai scelto The Gods, come titolo?
Cercavo qualcosa paragonabile a questo stile di vita, perché di certo non era simile a quello mio e dei miei amici nel Regno Unito. È davvero diverso, come stile di vita, e credo che molte persone ritratte non abbiano un lavoro fisso, ma tirino a campare. Ho pensato all'antica Roma, l'antica Grecia. I romani sembravano vivere una vita eterna, fatta di pranzi sfarzosi e storie d'amore. L'importante era vivere bene, fare la bella vita.

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