Il mistero dell'unica fotocamera che è tornata dalla luna
La Hasselblad che potrebbe essere stata sulla Luna.

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Il mistero dell'unica fotocamera che è tornata dalla luna

Gli astronauti che sono andati sulla Luna si sono portati dietro dei souvenir, ma non sapevano cosa poteva accadere in seguito.

Lo spazio può essere complicato, soprattutto quando è in vendita.

A Vienna, un collezionista giapponese di fotocamere ha comprato un modello di Hasselblad, "l'unica fotocamera che è ritornata dalla luna", al prezzo di 910.000 dollari, in seguito a una vendita all'asta da record.

Contrariamente alle notizie che si sono diffuse in rete, questa potrebbe non essere l'unica fotocamera tornata indietro dalla Luna.

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Infatti, qualcuno pensa che non ci sia mai arrivata. A causa delle normative che riguardano la maggior parte delle proprietà della NASA, la sua vendita potrebbe infatti violare le leggi degli USA.

Ecco cosa sappiamo quasi per certo: il modello Hasselblad 500 da 70mm è una delle quattordici fotocamere all'avanguardia che gli astronauti usarono in orbita e sulla superficie lunare durante il programma Apollo. In particolare, segnala The Verge, questa fotocamera è stata "usata sulla Luna nella missione Apollo 15, avvenuta nel 1971," insieme ad altre risorse ed "è singolare che sia ritornata sulla Terra." Il fatto singolare è che gli astronauti erano spesso istruiti su come liberarsi delle fotocamere sulla superficie lunare per liberare dello spazio prezioso per trasportare delle rocce lunari con loro.

La maggior parte delle fotocamere del programma Apollo erano spesso abbandonate sulla Luna, pochi modelli ritornavano a casa. Mentre si registrava la perdita di alcuni oggetti spaziali della Nasa, qualcuno aveva segnalato che quattro di questi, dichiarati smarriti, erano ritornati sulla Terra con il loro cameraman amatoriale.

Nel 2011 sono riuscito a toccare uno di questi oggetti. È avvenuto poco dopo la bizzarra controversia che ha avuto come protagonista la fotocamera, un fatto che evidenzia l'ambiguità storica e legale di questi artefatti spaziali—e la nostra eterna fascinazione per loro.

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Nel 1971, Edgar Mitchell e Alan Shepard—gli astronauti dell'Apollo 14—hanno passeggiato sulla Luna (e dato un paio di colpi con una mazza da golf improvvisata) sotto gli occhi di un altro tipo di fotocamera, un modello Maurer di acquisizione dati, montata all'interno del modulo lunare.

Come al solito, per salvare spazio utile per trasportare dei campioni di rocce lunari, i loro supervisori hanno incaricato Mitchell di rimuovere la pellicola e hanno abbandonato la fotocamera sulla superficie lunare, come molti altri rifiuti, prima di ritornare sulla Terra.

Ma per Mitchell—l'unico astronauta ad essersi sottoposto a esperimenti psichici nello spazio—il tempo necessario a portare via tutto stava per scadere.

"Alan (Shepard) ha detto, 'prendi la fotocamera e non preoccuparti', mi ha raccontato Mitchell nel 2011. Ha sistemato la fotocamera a bordo del modulo lunare e l'ha portata a casa. Tre settimane dopo, quando è uscito dalla quarantena, Mitchell ha trovato la fotocamera sulla sua scrivania, insieme ad altri oggetti della missione, lasciategli dal gruppo di supporto di Apollo come ricordo.

Nel 2011 Mitchell, che adesso ha 83 anni, ha annunciato di voler vendere la fotocamera all'asta. La vendita all'asta di oggetti che provengono dallo spazio, come toppe e spille, è una pratica abituale per gli astronauti di Apollo. Ma queste fotocamere—designate per essere usate da 19 persone che erano atterrate o che sono orbitati intorno alla Luna—non erano i souvenire dallo spazio.

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Quando il Presidente Kennedy aveva manifestato la sua volontà di realizzare una missione per esplorare la Luna, la NASA sapeva che la fotocamera sarebbe potuta diventare uno strumento importante sia dal punto di vista scientifico che politico.

Nel 1965, la compagnia svedese Hasselblad ha lanciato sul mercato la fotocamera EL, stuzzicando gli ingegneri della NASA che avevano bisogno di una fotocamera in grado di scattare una sequenza di foto con brevi intervalli. L'agenzia apportò le ultime modifiche alla Hasselblad nel settembre del 1968. Per realizzare una Hasselblad 500, la compagnia cambiò il meccanismo di scatto, scegliendo un lubrificante speciale per le lenti, e accelerando la realizzazione di una pellicola da 70 mm.

Con la nuova fotocamera, ci sarebbero state lenti completamente nuove, progettate da Carl Zeiss per diminuire le distorsioni. Il primo marzo del 1969, Hasselblad consegnò le fotocamere terminate ad Apollo 11, quattro mesi prima del lancio.

Queste e altre fotocamere simili—entrambe installate all'interno del modulo di comando orbitale o attaccate sulle tutte spaziali, nella zona dell'addome—hanno prodotto tutte le immagini che di quella missione lunare e delle successive.

Anche se la Hasselblad e la Zeiss erano le fotocamere di equipaggiamento scelte dalla NASA, molte altre compagnie hanno contribuito alle missioni dell'epoca; la Nikon, la Kodak e l'Angenieux vengono tutte nominate nei documenti di accompagnamento. La fotocamera di Mitchell, ideata dalla compagnia J.A. Maurer, aveva una pellicola da 16mm, progettata per registrare tanto fotografie di terreni quanto dati ingegneristici, con definizioni e capacità che sfidavano la Hasselblad. Una serie di altre fotocamere che erano state nello spazio, se non sulla Luna, erano circolate nei mercati di souvenir. Tra questi, ritroviamo una Hasselblad 500 EL, usata inizialmente nel programma Apollo, in vendita su eBay proprio ora; puoi comprarla a poco meno di 42.000 dollari.

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Negli ultimi anni, Mitchell si è sostenuto, come gran parte degli astronauti, tenendo conferenze in pubblico e con una carriera da scrittore, quindi, sperava di realizzare un profitto sensato mettendo i suoi souvenir all'asta. Bonhams, a New York, ha elencato la Maurer in un catalogo nel 2011.

Prima della vendita all'asta, Mitchell ricevette una sorpresa sgradita dal suo ex datore di lavoro: una denuncia che gli intimava di restituire la fotocamera e gli altri souvenir della sua carriera spaziale.

"Quarant'anni dopo", ha raccontato Mitchell, "qualche—perdona il mio linguaggio—stronzo della NASA si sveglia e decide che vogliono indietro tutti questi oggetti."

Mitchell ha sottolineato che, da molto tempo, la NASA permette agli astronauti di portare a casa dei souvenir. E inoltre, ha detto, qualsiasi richiesta della NASA non può essere valida: è passato troppo tempo. Ma un giudice ha respinto la mozione di Mitchell a riguardo, e nel 2012, ha raggiunto un accordo con la NASA per il quale ha acconsentito a cedere la fotocamera al National Air and Space Museum dell'istituto Smithsonian.

Tuttavia, in quell'anno le richieste di Mitchell e di altri astronauti sopravvissuti, riguardo ai loro souvenir, sono state approvate da una nuova legge sottoscritta dal Presidente Obama. La legge proclamava che gli astronauti delle missioni Mercury, Gemini e Apollo erano pienamente legittimati a mantenere la proprietà sui loro oggetti spaziali, a patto che li conservassero nelle loro case. (Gli astronauti di programmi spaziali successivi, come shuttle o Space Station, avevano già delle restrizioni su ciò che potevano tenere o vendere). La legge comincia con una semplice definizione:

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SEZIONE 1. DEFINIZIONE DI ARTEFATTO.

Per le finalità di quest'Atto, il termine "artefatto" significa, in relazione a un astronauta descritto nella sezione 2(a), ogni oggetto, utilizzato nelle missioni per i programmi Mercury, Gemini, o Apollo che, attraverso l'effettuazione del Test Project Apollo-Soyuz, non era stato espressamente vincolato a richieste di restituzione alla National Aeronautics e Space Administration al termine della missione e altri oggetti disponibili, o di uso personale, utilizzati dagli astronauti durante la partecipazione a programmi simili. Il termine include rapporti personali, checklist, manuali di volo, prototipi e articoli di prove usati durante l'addestramento, e materiale di volo recuperato dai moduli lunari. Il termine non include rocce lunari e altri materiali lunari.

Charles Bolden, amministratore della NASA, ha detto che la legge chiarificava "incomprensioni fondamentali e politiche poco precise." Ma soprattutto, risparmiava a tutti lo spettacolo increscioso della NASA intenta a perseguire in tribunale molti dei suoi vecchi astronauti—ed eroi nazionali.

Tuttavia, la domanda in merito alla legittimità degli astronauti e di altri dipendenti della NASA di portare a casa dei souvenir—con annesso, il diritto di venderli—lentamente è diventata un motivo di preoccupazione crescente per l'agenzia spaziale. Oltre a vestiti e zaini personali che gli astronauti portavano nello spazio—di solito pieni di cose come francobolli, effetti personali, e a volte altri oggetti insoliti—la maggior parte dell'equipaggiamento usato dai dipendenti della NASA appartiene, tecnicamente, al governo USA. E per ragioni di salute e sicurezza, la NASA afferma che una parte di questo materiale dev'essere distrutto o smaltito.

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"Nel corso degli ultimi anni, ciò che abbiamo trovato—tornando indietro di molti, molti anni—è che non c'era un controllo severo su questi oggetti," ha detto Jim Hull, che supervisiona l'archivio degli oggetti spaziali nell'agenzia di Washington.

Nel 2011 quando abbiamo parlato, mentre la NASA stava preparando il termine del programma Shuttle e il recupero di tutto il suo materiale, Hull ha ammesso che un controllo rigoroso sui materiali dell'agenzia era complicato, non soltanto per problemi occasionali di registri perduti, ma anche per l'abitudine consolidata che consentiva a tutti i dipendenti della NASA di portare a casa souvenir.

"Supponiamo che qualcuno abbia lavorato per l'Apollo," dice Hull. "Ad un certo punto, si ritira. Gli lasciano un oggetto con cui ha lavorato, come ricordo dei suoi trent'anni di lavoro, con gli autografi degli astronauti. Qualcosa come una targa, con autografi di Buzz e Neil, oppure qualcosina che ha volato sull'Apollo 11."

"Dopo i trent'anni di lavoro, la piccola Lulu la riceve in eredità. Ha 14 anni e si rende conto che l'oggetto potrebbe valere decine di migliaia di dollari, così, la mette in vendita su eBay."

A questo punto, interviene l'ispettore generale della NASA. L'IG controlla con regolarità eBay e altri siti per verificare la vendita non autorizzata di proprietà della NASA. In Florida, nel 2011, la polizia ha arrestato un contraente della NASA dopo che l'agenzia l'ha accusato di aver rubato 11 delle mattonelle resistenti al calore, appositamente progettate per lo space shuttle e di averle messe in vendita su eBay, dove sono state comprate per centinaia di dollari al pezzo. Secondo quanto dichiarato dalla NASA, il dipendente non ha solamente rubato una proprietà della NASA, portando la mattonella a casa, ma ha anche violato i controlli sull'esportazione del Dipartimento di Stato vendendole ad acquirenti fuori dall'USA, contravvenendo a regole che impongono lo smaltimento delle mattonelle per ragioni mediche e legali.

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Comunque, ha detto Hull, l'accusa di "furto" alla NASA non è così semplice. "Quante ragazzine di dodici anni vorresti portare in una corte per aver messo in vendita delle proprietà federali? L'IG non persegue queste cose perché non hanno senso."

E secondo una legge del 2012 sui cimeli spaziali, gli astronauti sono autorizzati a tenere dei ricordi che gli sono stati espressamente donati.

Nel caso della recente vendita all'asta della Hasselblad, non è molto chiaro il processo attraverso cui sia finita nelle mani di un privato e se la sua vendita è da considerarsi valida.

Westlicht, la galleria austriaca che ha messo all'asta la fotocamera, ha dichiarato che è stata usata dall'astronauta James Irwin durante la missione Apollo 15. Ma non è stata ufficialmente data a Irwin come souvenir. Se non è stata ceduta ufficialmente dalla NASA, sarà passata per altre vie. E se non si tratta di canali ufficiali, allora la camera potrebbe esser stata tecnicamente "rubata."

"Semplicemente non lo sappiamo," mi ha detto per email Robert Pearlman, storico dell'esplorazione dello spazio. "La vendita potrebbe essere legale se la camera è passata attraverso le procedure stabilite dalla NASA in merito al trasferimento di proprietà, ma non abbiamo nessuna informazione per dire se questo sia effettivamente accaduto o meno."

"Se è certo che la fotocamera usata da Jim Irwin è ritornata sulla terra come souvenir, allora la legge del 2012, che ha legalizzato l'abitudine degli astronauti di Apollo di tenere (o vendere) i loro oggetti portati dalla Luna, potrebbe non essere applicabile (nessuno ha rivendicato la proprietà della fotocamera usata da Irwin)."

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"Mi dispiace, non lo so," ha detto Stefan Musil, un portavoce di Westlicht, quando gli ho chiesto come la fotocamera sia passata dalla NASA a mani private. Ho chiesto, inoltre, alla NASA di commentare la vendita all'asta e aggiornerò questa storia, quando riceverò la loro risposta.

Non è chiaro se Irwin abbia usato o meno questa fotocamera sulla superficie lunare e, al contempo, non è la prima volta che l'astronauta finisce al centro di una polemica sulle memorabilia spaziali. Nel 1971, dopo il suo ritorno sulla Terra, Irwin e i suoi compagni furono accusati dalla NASA di aver preso, in modo non autorizzato, una collezione di francobolli dedicati alla missione lunare, spinti dalle richieste di un commerciante di francobolli tedesco.

Quando la NASA ha scoperto che gli ufficiali avevano in mente di vendere i francobolli in Germania, pochi mesi dopo il termine della missione, ha rimosso Irwin e i suoi compagni dall'incarico di volo. Il congresso istituì un'indagine.

L'incidente dei francobolli, com'è conosciuto, è stato accompagnato da avvenimenti simili riguardanti l'equipaggio di Apollo 14, che aveva portato una collezione di medagliette della Luna alle richieste della zecca Franklin Mint. Nel 1972, come risultato della controversia, la NASA ha emanato una regola che limitava, per ogni astronauta, il possesso a "non più di 12 oggetti personali, dal peso di massimo mezza libra," da conservare imballate, insieme al divieto di rendere disponibili sul commercio i suddetti oggetti. (Irwin è morto nel 1991, e i 300 francobolli presi da lui e dai suoi compagni sono ancora tra gli oggetti più ambiti dai collezionisti di cimeli spaziali. Nel 2008, uno tra questi è stato venduto all'asta per 15.000 dollari.)

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Tralasciando la questione della legalità della vendita della Hasselblad, ci sono anche dei dubbi in merito alla veridicità del suo utilizzo effettivo sulla Luna. Qualche storico dall'occhio lungo ha suggerito che la fotocamera sia stata usata solo nell'orbita lunare, senza aver mai raggiunto la superficie lunare con Irwin.

Secondo il numero di serie elencato sul sito della Westlicht, la fotocamera è stata messa all'asta almeno un'altra volta. Nel 2012, poco dopo il passaggio della proposta di legge che ha dato il diritto agli astronauti delle missioni Apollo e Mercury di conservare il loro materiale spaziale, Alain Lazzarini, un collezionista di Hasselblad e autore del libro "Hasselblad and the Moon," ha venduto la fotocamera a un'asta di Boston per 42.704 dollari, con diversi obiettivi e rullini. Al tempo, la fotocamera era descritta solo come un oggetto che aveva volato con il modulo di comando dell'Apollo sull'orbita lunare, ma che non aveva raggiunto la superficie lunare.

"Sono certo che questa fotocamera abbia volato nel modulo di comando dell'Apollo durante uno o più voli lunari," ha scritto in una lettera Dick Williamson, il primo fotografo della NASA, inclusa nella precedente vendita all'asta.

Da quando gli interrogativi sulla fotocamera hanno cominciato a circolare in gennaio, Westlicht—che nel 2012 ha venduto un prototipo di Leica del 1923 al prezzo record di 2,16 milioni di euro—ha fatto marcia indietro sul fatto che la Hasselblad sia "l'unica" fotocamera tornata dalla Luna.

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La galleria ha detto che la fotocamera sarebbe stata venduta con una "documentazione esauriente" del precedente proprietario. Quando ho chiesto a Musil, il portavoce della Westlicht, dell'esistenza di qualche altro documento per approfondire l'origine della fotocamera, mi ha indicato solo la lettera di Dick Williamson venduta durante l'asta del 2012.

A gennaio, Peter Coeln, il direttore della Westlicht, ha rilevato una prova apparentemente inoppugnabile: nell'interno della lastra di vetro della fotocamera, conosciuto come Reseau plate, si trova stampata la cifra 38, proprio come il numero di foto scattate da James Irwin durante la sua passeggiata lunare, quindi, Coeln aveva il "la prova valida al cento per cento dell'autenticità della fotocamera e del fatto che sia stata realmente sulla luna," mi ha detto l'AFP.

Ciononostante, qualche appassionato di oggetti spaziali non è ancora convinto del fatto che la fotocamera sia stata sulla Luna e segnala qualche altra discrepanza.

Per esempio, sia il reticolo di puntamento sia il numero "38" che appaiono nelle foto diffuse dalla galleria non sembrano coincidere con le foto scattate da Irwin sulla luna.

"Mi sembra ovvio che non siano identiche," mi ha detto Pearlman, un collezionista di memorabilia, dopo aver comparato le foto (in basso), ma ha aggiunto che la fotocamera potrebbe aver volato ancora. "Potrebbe esser successo che, dopo la missione, il Réseau plate sia stato danneggiato e che sia stata necessaria una sostituzione."

Riassumendo la storia di questa fotocamera, ha scritto un altro storico per hobby su CollectSpace.com, il sito web di Pearlman, "secondo me il numero del reseau plate è stato aggiunto, gli adesive del LMP sono assenti, i numeri di serie sono errati, la rivista si sbaglia, il velcro e le lenti sono stati aggiunti in seguito. Considerando la quantità di denaro che qualcuno sta spendendo per quest'oggetto come se fosse già stato sottoposto a procedure di verifica, sono irritato e sorpreso del fatto che nessuno abbia manifestato un po' di preoccupazione rispetto a queste differenze riguardanti la sua autenticità."

La fotocamera, inoltre, comprata da un collezionista giapponese di Nome Terukazu Fujisawa, è stata venduta al valore di 550.000 euro (760.000 dollari), più spese, molto più del prezzo stimato pari a circa 200.000 euro.

In genere, le case di vendita all'asta si tutelano dalle accuse di truffa, ha detto Pearlman, a patto di dimostrare che eventuali imprecisioni siano accidentali.

"Gli errori capitano, e le case di vendita all'asta a volte dipendono da ciò che viene racconta dal loro committente," ha detto. Ma anche dopo che Westlicht ha fornito più informazioni sulla fotocamera prima della sua vendita, Pearlman ha detto che "ha lasciato un certo numero di domande senza risposta."

In breve, poiché la NASA non ha concesso la fotocamera a Irwin come souvenir, non siamo sicuri sul modo in cui sia finita in mani private, e quindi, anche del fatto che la sua vendita sia legale per le leggi USA. E non sappiamo per certo se la fotocamera sia mai stata sulla superficie lunare o se le abbia semplicemente girato intorno.

Ma Coeln, il banditore d'asta, ha presentato un'altra piccola prova prima della vendita di sabato: "Contiene polvere lunare," ha detto.

Questa dichiarazione, stranamente, come molte altre che riguardano la fotocamera di quasi un milione di dollari, non è stata menzionata nel catalogo di vendita all'asta e non è stata verificata con precisione. Tuttavia, l'ambiguità contribuisce a creare una lezione interessante nella storia dei materiali usati nei voli spaziali. O almeno, una grande vendita all'asta è una notizia accattivante.