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Tecnologia

CAVES, la missione spaziale dell'ESA nelle grotte della Sardegna

Gli astronauti dell'Agenzia Spaziale Europea si preparano alle missioni sugli altri pianeti esplorando il sottosuolo sardo.
Foto via Flickr

La vita degli astronauti durante le missioni spaziali è durissima, non bastassero le condizioni ambientali esterne completamente inadatte alla vita umana, gli esploratori che abbandonano il nostro pianeta devo trovarsi a fronteggiare situazioni psicologicamente provanti: l'isolamento dal mondo esterno, la mancanza pressoché totale di privacy, le limitazioni nella curare dell'igiene personale, gli scarsi comfort, insomma, il prezzo da pagare per potere galleggiare senza peso o fare una passeggiata nel vuoto è carissimo.

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Come prepararsi in anticipo per affrontare tutto questo? Il progetto CAVES (Cooperative Adventure for Valuing and Exercising human behaviour and performance Skills) è un corso di due settimane pensato dall'ESA per ricreare condizioni di vita analoghe a quelle dei viaggi spaziali di lunga durata esplorando, però, il sottosuolo—nello specifico, le grotte della valle di Lanaitho tra Oliena e Dorgali in Sardegna.

Nelle profondità della Terra, gli aspiranti astronauti, in compagnia di tre istruttori del CAI, una guida speleologica e l'ideatrice del corso, Loredana Bessone, hanno modo di mettere alla prova le loro capacità di leadership, di sperimentare il lavoro di squadra e di perfezionare le loro capacità di problem-solving in condizioni analoghe a quelle delle attività extraveicolari (EVA). Durante la missione, il team deve portare a termine programmi scientifici specifici, attenendosi a rigidi protocolli operativi, con l'obiettivo di guadagnare competenze spendibili anche nello spazio.

Admiring the sunshine in Tiscali Cave. #caves2016 pic.twitter.com/RFkzX1HZ92
— Ricky Arnold (@astro_ricky) 28 giugno 2016

La prima edizione del corso risale al 2011, quest'anno la missione si svolgerà dall'1 al 7 luglio. Il team del 2016 che ha raggiunto la Sardegna comprende gli americani Jessica Meir e Richard Arnold della NASA, lo spagnolo Pedro Duque dell'Esa, il giapponese Akihiko Hoshide della Jaxa , il russo Akihiko Hoshide del Roscosmos e per la prima volta dalla Cina, Ye Guangfu della Cnsa ha raggiunto la Sardegna il 24 giugno per i test preliminari.

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Ho contattato Rosita Suenson portavoce dell'ESA per farmi raccontare qualche dettaglio riguardante la missione che porterà gli astronauti a passare sei notti a 800 metri di profondità.

La prima cosa che mi viene in mente quando si parla di caverne ed esplorazione spaziale sono i progetti di colonizzazione degli ambienti "alieni" sotterranei del nostro Sistema Solare, Rosita Suenson mi ha subito corretto "per cominciare, preferirei non usare il termine "colonizzare", noi ci occupiamo di esplorazione e ricerca scientifica, non di colonizzazione e sfruttamento. L'esplorazione del sottosuolo ha più a che fare con la scoperta della bellezza del mondo nascosto sotto i nostri piedi, con l'esigenza di realizzarne l'importanza come riserva idrica e testimonianza della nostra paleostoria."

Il team. Foto via Flickr

Una volta fatte le dovute precisazioni, la portavoce dell'ESA ha approfondito la questione: "sulla Luna e su Marte sono stati individuati i potenziali accessi di numerose grotte. La maggior parte di queste sono probabilmente tunnel di lava. Secondo le stime, potrebbero avere dimensioni maggiori rispetto a qualsiasi altro condotto sotterraneo esplorato sulla Terra. I parametri planetari differenti dai nostri—forza di gravità, reologia delle lave e caratteristiche dell'atmosfera locale—potrebbero esserne la causa."

Insomma, location che varrebbe la pena esplorare, come mi ha raccontato la Suenson, "possono costituire un ottimo riparo dalle radiazioni cosmiche e mantenere temperature costanti al loro interno, al contrario delle condizioni estreme riscontrabili sulle superfici di molti di quei corpi celesti."

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Allora le mie speranze non sono vane: "le agenzie spaziali stanno studiando questi ambienti come possibili sedi di basi umane da sfruttare per l'esplorazione planetaria," con diversi vantaggi logistici come "corsi d'acqua sotterranei, riserve di CO2 o metano," mi ha spiegato Rosita Suenson, giungendo così a parlare di eventuali ricerche che potrebbero essere condotte in quei luoghi ideali "per la ricerca di forme di vita sviluppatesi in condizioni estreme e per reperire i rifornimenti necessari per sopravvivere durante le missioni di lunga durata."

Easing into my first @ESA_CAVES dip, didn't take long until we switched to a plunge! So refreshing #caves2016 pic.twitter.com/NZm5wVnApn
— Jessica Meir (@Astro_Jessica) 26 giugno 2016

In effetti, anche durante le precedenti edizioni di CAVES sono state svolte indagini simili, la Suenson ha ripercorso cronologicamente le missioni degli anni scorsi "nel 2011, il programma era incentrato sulla meteorologia, la geologia e la microbiologia delle grotte. Nel 2012, invece, gli astronauti si sono dedicati alla ricerca di forme di vita macroscopica, identificando una specie sconosciuta di crostacei, oltre a testare un nuovo sistema di comunicazione sotterranea. Nel 2013, si è monitorato il livello di radiazioni nel sottosuolo, studiati i processi evolutivi delle grotte, misurati i livelli di CO2, oltre a condurre ricerche più specifiche sulla fauna locale, individuando nuove specie, anche in questo caso."

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Le missioni CAVES sono servite anche per mettere alla prova le nuove tecnologie "nel 2014 abbiamo adottato procedure simili a quelle della missioni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, sperimentando strumenti di supporto alle operazioni OPS, delle reti LAN di supporto attive all'interno delle grotte e utilizzando tablet per la raccolta dei dati. In quell'occasione, l'ESA Eurocom si è trasformata in CAVEcom. Dal 2013, invece, abbiamo integrato, l'uso di attrezzature avanzate per la mappatura delle grotte."

Nel 2015, il corso non è stato tenuto e l'ESA ha messo a punto una revisione di tutte le procedure tecniche e di sicurezza, oltre a testare con successo un nuovo sistema di comunicazione radio sotterraneo: l'xFerra.

Chissà quante ne succedono là sotto, "si sono verificate un sacco di situazioni divertenti, ad esempio, quando i team scoprivano di essere costretti ad attraversare delle strette, oppure quando hanno realizzato la difficoltà di individuare piccoli artropodi su un fondale immerso nell'oscurità totale; per non parlare, poi, di quando qualcuno ha smarrito il resto dei compagni per un po' di tempo".

Ci vogliono nervi saldissimi, chissà come fanno a non impazzire, ho espresso la mia preoccupazione a Rosita Suenson, "è molto difficile! Sono tipi in gamba, imparano in fretta e non si fanno prendere dall'ansia. Sono stati selezionati per le esplorazioni, quando inizia una nuova spedizione, danno sempre il massimo e vanno veloci come razzi."