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Tecnologia

'Sirius' è il Siri open-source di Google

'Sirius' vuole essere il Linux degli assistenti virtuali.
​Immagine: Joseph Xu

​Sirius, un programma open-source finanziato da Google (simile a Siri della Apple o all'applicazione di riconoscimento vocale Google Now,) porterà finalmente a una democratizzazione dell'assistente virtuale.

Attualmente, gli assistenti virtuali sono una sorta di gioco per i bambinoni del mondo della tecnologia—Apple e Microsoft, Amazon e Google ne hanno una propria versione. Sirius, sviluppato dai ricercatori del Clarity Lab della University of Michigan sperano di riprodurre ciò che questi programmi sanno fare in versione open-source.

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Tra gli altri finanziatori c'è la Defense Advanced Research Projects Agency, l'ala di ricerca dell'esercito statunitense, e la National Science Foundation.

Chiunque può contribuire al programma su GitHub, un servizio web di hosting per lo sviluppo di progetti software: Sirius è stato inoltre rilasciato con una licenza BSD, indicano i documenti sul progetto disponibili su GitHub, il che significa che sarà completamente gratuito per chiunque voglia usarlo o distribuirlo. I ricercatori lo potranno utilizzare per esplorare le possibilità degli assistenti virtuali, secondo una dichiarazione dell'università, e chiunque potrà installarlo su un proprio dispositivo fai-da-te.

Attualmente è stato testato soltanto su desktop Ubuntu, ma un giorno potrebbe funzionare anche su telefoni e altri dispositivi. Jason Mars, il ricercatore a capo del progetto, definisce Sirius come una versione à la Linux di Siri.

Sirius può già fare cose impossibili per i suoi avversari. Per esempio è possibile scattare una foto, sottoporla a Sirius e chiedergli di rispondere a domande su di essa. Ma, diversamente da Siri, Sirius non è poi un progetto così elegante: è un patchwork di progetti open source che, messi assieme, gli conferiscono le sue funzionalità.

A nominare tutti i programmi che ne fanno parte verrebbe fuori uno scioglilingua. Per riconoscere le parole, Sirius utilizza Sphinx, programma della Carnegie Mellon University, combinato con Caffe, una piattaforma open source. Per riconoscere le immagini, invece, utilizza SURF di OpenCV e il suo database, utilizzato anche da Watson di IBM. Per rispondere alle domande che gli vengono poste, Sirius utilizza OpenEphyra, programma sempre sviluppato dai ricercatori della Carnegie Mellon.

Credit: Mars et. al. 

È necessario scaricare tutti questi programmi per far funzionare Sirius, ma per fortuna sono disponibili per il download tutti assieme in questo set. Ma scaricare il set e fare in modo che tutti gli elementi funzionino contemporaneamente sono due cose ben distinte. Grazie a Dio il team di Sirius presenterà un tutorial, ed è già disponibile un paper sul funzionamento del programma.

In passato altri programmatori avevano tentato di realizzare una versione open source di Siri, fallendo miseramente—un esempio è JuliusJs, un progetto con un approccio "patchwork" molto simile a quello di Sirius, che ha ricevuto gli ultimi contributi otto mesi fa.

Riuscirà Sirius a farcela dove gli altri hanno fallito? Il suo destino è ancora incerto.