Cambiamenti climatici, siccità, inquinamento, innalzamento del livello del mare, distruzione degli habitat—le crisi ambientali del mondo sono in realtà offuscate da parole altisonanti, finte controversie, ansia distopica e politiche che rendono difficile riuscire a tenere a mente i concetti, figuriamoci discuterne. Vi presentiamo il fotografo belga-beninese Fabrice Monteiro, la cui nuova serie The Prophecy sfrutta costumi e set elaborati per dare un volto e un corpo umano all'emergenza che il mondo sta affrontando.
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Il lavoro di Monteiro fa luce su molti aspetti della vita in Africa, dalle catene che venivano fatte indossare agli schiavi anticamente, alla percezione degli africani albini, alle foto di moda. Con The Prophecy, Monteiro vuole rendere i grandi temi ecologici accessibili a tutto il pubblico. “Volevo creare un racconto per bambini,” dice Monteiro in un documentario fatto sul progetto. “Per riuscirci ho dovuto costruire un ponte tra l’arte e la tradizione.” Lavorando con il designer Jah Gal, ha viaggiato attraverso il Senegal per creare 10 personaggi surreali che sembrano spiriti dell’apocalisse, descrizione che non si allontana molto da ciò che ha effettivamente ispirato l’artista.“Nella nostra cultura, crediamo ai Djinn,” dice Gal nello stesso documentario. “Ogni cosa proibita è protetta da un Djinn. Ma ora, con il progresso e le religioni venute dall’estero, abbiamo dimenticato parte di queste credenze.” Le modelle sono addobbate con immondizia e detriti e immortalate in situazioni di violazione della natura selvaggia Africana—una carrellata di macelli che avvelenano l’oceano, automobili e carbone che inquinano l’atmosfera, e prodotti per l’agricoltura che rendono la terra sterile.Gal e Monteiro hanno lavorato tramite Ecofund, la piattaforma di crowdfunding a tema ambientale per finanziare e distribuire la serie, che è ora in mostra al Museum of Modern Art della Luisiana fino al 25 ottobre. Date un’occhiata al progetto The Prophecy e al documentario del dietro le quinte qui sotto.
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Scoprite di più sui lavori di Fabrice Montiero sul suo sito, e dell’opera di Jah Gal sulla pagina Facebook.
