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Tecnologia

John Perry Barlow è morto, ma la sua Utopia del Cyberspazio continuerà a vivere

"Noi creeremo nel Cyberspazio una civiltà della Mente. Possa essa essere più umana e giusta di quel mondo che i vostri governi hanno costruito finora."
Immagine: Flickr / Electronic Frontier Foundation — Composizione: federico Nejrotti

"John Perry Barlow, pioniere di Internet, 1947-2018."

Si apre così questa mattina il sito della Electronic Frontier Foundation (EFF), annunciando la morte del suo co-fondatore e di uno degli esseri umani che più ha dato alla rete e alle battaglie per la sua difesa.

Barlow (che tra un giro nel cyberspazio e l'altro ha scritto testi per i Grateful Dead) è stato e continuerà ad essere un baluardo dei valori fondativi di internet. Oltre al suo lavoro attivo con la EFF e altre organizzazioni — era anche fellow del Berkman Klein Center for Internet & Society di Harvard e co-fondatore della Freedom of the Press Foundation, che finanzia diversi progetti e software per la sicurezza informatica nel giornalismo —, Barlow va ricordato in particolare per la sua “Declaration of the Independence of Cyberspace”, un testo scritto e fatto circolare online nel 1996.

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John Perry Barlow legge la Declaration of the Independence of Cyberspace.

Quel testo è una colonna portante della storia di internet e delinea un’idea senza frontiere della rete, che viene da lui vista come naturalmente non controllabile da governi o da altri grandi attori e destinata a creare un mondo indipendente dove “tutti possono entrare, senza privilegi o pregiudizi basati sulla razza, sul potere economico, sulla forza militare o sul luogo di nascita.”

Certamente si trattava di un'utopia al tempo come lo è oggi, ma nel 2016 Barlow, intervistato da Wired, aveva difeso l’attualità delle sue visioni sostenendo che il cyberspazio sì dipende dal mondo fisico e non può esistere senza di esso, ma in larga misura è una cosa diversa e senza precedenti nella storia del mondo," spiegava. “È molto semplice, qui [le vecchie istituzioni] non hanno alcuna giurisdizione,” concludeva Barlow commentando il suo testo risalente a 20 anni prima e in cui chiedeva, in nome del futuro, “a voi del passato,” di farsi da parte e lasciarci in pace.

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Ciò che c'è di certo è che l'internet di oggi non ha l'aspetto che aveva ipotizzato Barlow: la rete di oggi non corrisponde ad un “mondo più umano ed equo di quello che i governi hanno contribuito a creare” e quasi tutto è andato storto. Internet oggi è nelle mani di pochi attori economici che stanno progressivamente diventando la sua stessa infrastruttura accentrando sempre più potere, inoltre i governi hanno reclamato un'autorità geopolitica anche sui confini del web e la rete, che avrebbe dovuto essere uno strumento di sola liberazione, ha dimostrato di poter essere sfruttata per opprimere, controllare e sorvegliare intere società. Negli Stati Uniti la net neutrality è stata cancellata sotto la spinta delle lobby e sempre più voci parlano della possibile fine di Internet.

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Eppure quell’idea — che può sembrare naif, sgangherata, anarcoide, fantascientifica, fricchettona, hippy e anti-storica — era un’utopia. Non era un manuale con delle istruzioni da seguire, ma un assoluto a cui puntare per concretizzare quante più soluzioni possibili a problemi reali. Proprio a questa corsa verso l'utopia, e non alle visioni deterministe o alle sparate vuote sui paradisi dell’innovazione, Barlow ha dedicato la sua vita politica con le battaglie della EFF prima e con quelle della Freedom of the Press Foundation poi.

“È molto semplice, qui [le vecchie istituzioni] non hanno alcuna giurisdizione."

“Non è un’esagerazione sostenere che parti importanti dell'internet che conosciamo e amiamo tutti esistono e fioriscono a causa della visione di Barlow e della sua leadership,” scrive la EFF nel suo necrologio, riportando una citazione perfetta per capire il pensiero di John Perry Barlow: “Sapevo che un buon modo per inventare il futuro è prevederlo. Per questo ho predetto l’Utopia sperando di dare alla Libertà la spinta di partenza prima che le leggi di Moore e di Metcalfe ci consegnassero quello che Edward Snowden ha giustamente chiamato ‘totalitarismo chiavi in mano’”.

John Perry Barlow ha rappresentato l’utopia di chi è cresciuto con Internet e ha espanso il nostro senso del possibile, come scriveva nei suoi 25 'adult principles'. John Parry Barlow è morto, e ora è tempo di inventare quel futuro o qualcosa che gli somigli. E in suo nome, voi del passato, almeno oggi, lasciateci in pace.

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