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Tecnologia

Bitcoin conia il suo primo miliardario

L'ascesa di Bitcoin sancisce il successo del suo probabile ideatore, Satoshi Nakamoto. Che oggi potrebbe avere in tasca una sorta di cripto-banca mondiale.

Chi è davvero Satoshi Nakamoto, l'enigmatico inventore di Bitcoin? Si tratta di Dread Pirate Roberts, il fondatore di Silk Road? (No, a detta dell'hacker texano Dustin Trammell.) È forse Gavin Andresen, il principale sviluppatore del software open source Bitcoin? (Gavin stesso lo nega.) Sarà allora Shinichi Mochizuki, il solitario prodigio della matematica, come ipotizza il pioniere dell'informatica Ted Nelson? Oppure è un membro del governo USA, un ricercatore della NSA come Tatsuaki Okamoto o qualche altra pedina della DARPA? In mancanza di prove certe, potremmo non scoprirlo mai. Quello che sappiamo è che Satoshi è appena diventato il primo miliardario di Bitcoin.

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Nel gennaio 2009, Satoshi ha iniziato la sua attività di bitcoin mining, creando quello che viene chiamato “blocco genesis.” Dopo 12 mesi, più di 32.000 blocchi erano stati aggiunti a quello originale, producendo un totale di 1.624.250 bitcoin. Dal momento che ogni transazione è resa pubblica dalle catene di blocchi, sappiamo che solo un quarto di questi bitcoin hanno realmente cambiato proprietario, vale a dire che Satoshi potrebbe essere seduto su una pila di circa un milione di bitcoin. Quando il valore del bitcoin ha superato i 1.000 dollari, quella riserva si è trasformata in un malloppo da più di 800 milioni di euro.

Tutto prosegue secondo i piani. Infatti, Satoshi ha ideato i bitcoin in modo che il loro valore fosse direttamente proporzionale al numero degli utenti. E i bitcoin hanno avuto una diffusione virale. “Invece che modificare l'offerta in modo da mantenere stabile il valore, l'offerta è predeterminata ma il valore cambia,” scriveva Nakamoto nel febbraio 2009. “Quando il numero degli utenti aumenta, cresce anche il valore di ogni bitcoin. Hanno il potenziale per innescare un buon circolo virtuoso; al crescere degli utenti, il valore sale.”

In realtà, ha un che di subdolo. Come ha sostenuto Adrien Chen in un illuminante editoriale sul New York Times, “I bitcoin incentivano una forma piuttosto potente di FOMO (l'ansia sociale di perdersi qualcosa).” Quando un misero investimento di 40 euro rende milionario qualche bamboccio e i fondi speculativi dei bitcoin rendono il 5.000 percento in un singolo anno, gli osservatori passivi non possono far altro che sentirsi dei fessi. È come se la “cripto-nave” avesse salpato dal porto senza di loro, lasciandoli a terra con la loro stabile e deprimente moneta.

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Ma l'immagine di Satoshi che gira per le strade con la sua nuova Lamborghini e una biondona sul sedile del passeggero, rimarrà giusto quello—un'immagine. Qualsiasi sconvolgimento in quei blocchi originari causerebbe una enorme confusione, che si aggiungerebbe alla già precaria oscillazione dei prezzi dei bitcoin. Vista la disciplina che Satoshi ha mostrato finora, possiamo solo immaginare che proseguirà per la sua strada. Certo, potrebbe aver tranquillamente messo da parte qualche riserva sin dal 2010, cosa che gli frutterebbe facilmente un bel po' di denaro del tipo “andate a farvi fottere.”

Inoltre, anche se oggi Satoshi ha tra le mani un patrimonio a nove cifre, non ha la certezza di poterli convertire in ricchezza reale. I mercati azionari, notoriamente a corto di denaro liquido, non sarebbero in grado di gestire volumi del genere. Più probabilmente, la riserva di Satoshi funziona da salvagente interno contro il fallimento. Con il 10 percento dell'intero gruzzolo, Satoshi potrebbe funzionare da banca centrale se necessario—cosa che sarebbe alquanto ironica, vista la sua avversione per il vile denaro—,riversando moneta nel mercato al momento giusto.

D'altro canto, tutto potrebbe distruggersi alla stessa velocità con cui ha catturato il nostro interesse, se i bitcoin si rivelassero essere tulipani piuttosto che oro—chiedete agli olandesi che effetto fa—comune merce da baratto piuttosto che oro. Recita il detto, quel che sale poi deve scendere, come sa bene l'ex uomo più ricco del Brasile, che ha perso la sua intera fortuna—circa 26 miliardi di euro—da un giorno all'altro. Di nuovo, forse Satoshi è al corrente di qualcosa. Forse il Bitcoin è davvero il futuro. O magari è solo quello che vogliamo credere. Forse è la FOMO a parlare, perché la festa non può ancora finire, non prima di essere riusciti a superare il cordone dei buttafuori.

Almeno per adesso, lo champagne scorre ancora a fiumi, Satoshi è un figo, e la nave di Bitcoin continua a navigare.