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Tecnologia

Buone notizie: abbiamo trovato lo "scoiattolo nero calabrese"

La cattiva notizia è che si sta già estinguendo.
Giulia Trincardi
Milan, IT

Scoiattoli: c'è chi li ama (io), chi li trova ripugnanti (persone con cui non parlo), chi ne ha una paura inconcepibile (i cervi del Borneo, per lo più) e chi li ritiene una delle minacce più serie al progresso tecnologico umano (gli elettricisti). Infine, ovviamente, c'è chi li studia — come il gruppo di ricercatori che ha appena rivalutato una specie di scoiattolo originaria del sud Italia e l'ha già dichiarata in via d'estinzione, perché la vita, si sa, fa schifo.

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Lo scoiattolo meridionale — scientificamente noto come Sciurus meridionalis — è una specie presente nei boschi della Calabria e che finora si pensava essere imparentata direttamente con il più comune Sciurus vulgaris, ovvero lo scoiattolo europeo dalla pelliccia fulva che tutti conosciamo.

Ma lo studio condotto in collaborazione tra diverse università e centri di ricerca italiani, nonché società, laboratori e musei, coordinato dall'Università degli Studi dell'Insubria (Varese) e pubblicato di recente su Hystrix - the Italian Journal of Mammology, ha ribaltato la sua identificazione tassonomica, tramite la "combinazione di dati genetici, morfologici e geografici," si legge sull'introduzione del paper.

Avevamo uno scoiattolo unico al mondo sotto il naso e ce ne siamo accorti solo ora.

Caratterizzato da una pelliccia scura sul dorso e macchiata di bianco sul ventre, lo Sciurus meridionalis presenta — a quanto pare — un'ulteriore serie di elementi che lo distanziano più di quanto si pensasse precedentemente dallo scoiattolo europeo: nella fattispecie, un "peso del 35 percento maggiore rispetto a quello degli esemplari di S. vulgaris catturati vivi nel nord Italia," una corporatura più spessa, un teschio più grosso e una mandibola più lunga. Inoltre, prosegue il paper, a livello genetico, presenta marker mitocondriali "che hanno rivelato aplotipi esclusivi per lo S. meridionalis ben distinti da quelli dello S. vulgaris."

In altre parole, avevamo uno scoiattolo unico al mondo sotto il naso e ce ne siamo accorti solo ora. La scoperta rappresenta una conferma della grande biodiversità che caratterizza le terre italiane, ma la sua presenza sul territorio è messa a repentaglio tanto dalle specie alloctone come lo scoiattolo grigio americano e lo scoiattolo variabile, che hanno invaso l'europa già da diversi decenni, quanto dalla perdita di aree geografiche adatte a ospitarlo. Le aree in cui lo scoiattolo è stato localizzato dai ricercatori sono infatti quelle caratterizzate da foreste mature di conifere, per un totale di circa 7000 km quadrati, "il che suggerisce una classificazione IUCN [dello scoiattolo] come vulnerabile," si legge nelle conclusioni del paper, che invita infine a considerare con attenzione la fauna mammifera italiana nelle politiche per la conservazione delle specie sia nazionali che europee.

I ricercatori hanno proposto di ribattezzare la bestiola con il nome comune di "scoiattolo nero calabrese." Non possiamo che dargli il benvenuto, sperando di non dover aggiungere presto un "è stato bello finché è durato."