Con questo simulatore puoi provare cosa significa morire
Grab di Wake Up and See Life in a Whole New Way, by COLORS/Vimeo.

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Con questo simulatore puoi provare cosa significa morire

In Asia hanno un problema con i suicidi. Provare cosa significa morire potrebbe aiutare a risolverlo?

Non per rovinarvi il finale, ma un giorno moriremo tutti.

Per la maggior parte delle persone, la morte aleggia sul nostro futuro—non ne si conosce il momento, il luogo, la causa. L'incertezza che circonda la fine crea inevitabilmente domande scomode e ansiogene come: "Sarò pronto?," "Farà male?", o, a seconda della visione del mondo che abbiamo, "Cosa ci sarà dopo?"

Una risposta, per ora, non c'è, ma in Asia un gruppo di imprenditori—con i simulatori—sta cercando di aiutare i propri clienti ad apprezzare di più la vita, facendo loro provare l'iter della morte, inaugurando così l'era della morte simulata, che forse darà qualche risposta a queste domande eterne.

Huange Weiping e Ding Rui di Shanghai, co-fondatori cinesi di un servizio di ricovero di casi oncologici chiamato Hand in Hand, hanno lanciato di recente un simulatore di morte in 4D, in cui i partecipanti possono sperimentare cosa significhi essere cremati e rinascere in un utero.

Incrocio tra una sessione di terapia e una gita al parco giochi, il gioco—chiamato Samadhi—sta ottenendo un certo successo sul mercato asiatico, nonostante i temi macabri. Il progetto è riuscito a raccogliere più di 65.000 dollari in tre mesi grazie ad una campagna di crowfunding su Jue.so, l'equivalente cinese di Kickstarter.

Nascosto in un angolo del parco di divertimenti Window of the World a Shenzhen, in Cina, Samadhi è stato inaugurato nel settembre del 2014, come un gioco in cui i giocatori pagano 40 dollari per completare una serie di sfide in cui ognuno cerca di evitare la penalità massima—la morte. I giocatori che "muoiono" nel gioco (alla fine, tutti i giocatori muoiono) sono posizionati in una bara, poi portati ad una grande fornace tramite un nastro trasportatore. La bara è riscaldata a 40° C, e una combinazione di aria calda e luce produce quello che i creatori hanno descritto alla CNN come una "veritiera esperienza di cremazione."

Dopo la cremazione, i giocatori vedono un grembo proiettato sul soffitto e sentono un battito cardiaco. Dopo poco, appare una forte luce verso cui devono strisciare, per poi emergere in un'area bianca e imbottita, che dovrebbe rappresentare la rinascita.

L'idea di voler prendere parte ad un'attività del genere sembra forse troppo perversa per essere vera, ma l'idea di fingere la nostra stessa morte ha affascinato l'immaginazione umana per secoli: Shakespeare ne ha scritto, e come lui anche Jonathan Swift, Mark Twain, Thomas Hardy e tanti altri. Fuori dal mondo della finzione, dozzine di persone hanno finto la propria morte, per quanto in genere i motivi non fossero proprio ammirabili. I creatori di Samadhi cercano di cambiare le cose trasformando la simulazione della morte da strumento per evadere tasse e matrimonio a un metodo innovativo per salvare vite e incentivare la ricerca sui disturbi mentali.

La bara è riscaldata a 40° C, e una combinazione di aria calda e luce produce quello che i creatori hanno descritto alla CNN come una "veritiera esperienza di cremazione."

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Le origini di Samadhi possono essere rinvenute in un precursore analogo, chiamato "Coffin Academy" che ha avuto inizio in Corea del Sud qualcosa come cinque anni fa. Finanziato da Jung Joon, l'obiettivo dell'accademia era quello di aiutare le persone ad avvicinarsi alla morte in modo responsabile, esplorando sia gli aspetti fisici che quelli sociali del morire, così da aiutare i clienti ad aprezzare di più la vita quando erano ancora in tempo per farlo.

In un'intervista con il Los Angeles Times, Joon ha anche dichiarato che il suo seminario offriva un aiuto alla lotta contro i suicidi in Corea, paese che detiene il più alto tasso di suicidi nel mondo.

"La Corea ha un problema: i tassi di suicidio sono fuori scala," ha detto Mark Kaplan, un professore di social welfare alla UCLA che ha speso oltre due decadi a studiare il suicidio e i modi per prevenirlo. "Il suicidio è un riflesso delle condizioni di una società nella sua interezza e la Corea è un paese che ha un bisogno disperato di fare qualcosa per il tasso dei suicidi."

È proprio la disperata necessità di risolvere questo problema sociale tanto radicato che, secondo Kaplan, le aziende lo pagano 25 dollari per partecipante, per fargli tenere i suoi tetri seminari sull'auto-aiuto nelle corporazioni della Corea del Sud. La Samsung ha mandato 900 dei suoi impiegati ad una delle sessioni della accademia, ad esempio.

Durante le quattro ore di seminario, i partecipanti scrivono i loro stessi epitaffi, compongono l'ultima lettera per i loro cari, e si mettono in una bara per 10 minuti, tra le altre cose.

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Il fatto di scrivere una lettera dovrebbe portare i partecipanti ad empatizzare con chi rimane in vita e deve fare i conti con la morte di un caro, l'epitaffio ad aiutarli a rendersi conto di come hanno usato la loro vita, e la bara a reiterare l'idea che l'oscurità infinita della morte forse non è poi tutto questo sollievo—anche se c'è stato timore che questa simulazione potesse avere gli effetti opposti a quelli desiderati.

"[Questi simulatori] potrebbero anche spingere la gente oltre il burrone," mi ha detto Kaplan, che teme che le simulazioni possano in realtà portare le persone ad accettare la propria morte invece che la vita. Ma Kaplan non è solo scettico riguardo le possibili ripercussioni negative del programma. Anzi, dubita che ci sarà alcun effetto sul tasso dei suicidi. "Non vedo niente che mi dia fiducia in questi programmi. Sono panacee per un problema [il suicidio] che è reale in molti paesi asiatici, in Corea in particolar modo."

Screencap del video per la campagna di crowfunding per Samadhi su Jue.so. Il simulatore di morte in 4D Samadhi che è appena stato inaugurato in Cina, opera in modo simile, anche se con prerogative leggermente diverse. Studi recenti hanno mostrato che la Corea del Sud supera ampiamente la Cina in fatto di suicidi, da quando il tasso di suicidio della seconda è passato da essere in cima alla lista ad essere uno dei più bassi negli ultimi anni. Ecco perché il simulatore di morte in 4D in Cina non vuole tanto aiutare le persone a trovare motivi per vivere, quanto invece fornire alle persone un'idea di cosa si provi ad essere cremati, con lo scopo di imparare a venire meglio a patti con la propria caducità. Sarebbe facile liquidare Samadhi come poco più che un'attrazione da parco giochi kitsch, ma, secondo i suoi creatori, è il prodotto sia di un'ansia esistenziale che di ricerca massiccia. Rui e Weiping hanno co-fondato la Hand in Hand per i pazienti con il cancro. Con la morte che già occupa gran parte della sua mente, Rui ha intrapreso una missione per trovare il senso della vita dopo il terremoto del 2008 in Cina. Rui ha speso due anni a parlare con guru spirituali di diverse religioni circa la morte e il significato della vita, discussioni che lo hanno inevitabilmente spinto alla ideazione di Samadhi, nella speranza che possa aiutare le persone a superare la propria paura della morte. Il passo successivo è stato visitare un vero e proprio crematorio, ed entrare nell'inceneritore (spento, ovviamente), così che Samadhi potesse offrire un'esperienza il più realistica possibile. Far scrivere ai propri pazienti i loro stessi epitaffi, elegie, e lettere di addio è una tendenza in voga in certe branche della psicologia (come la terapia esistenziale), anche se le "esperienze di morte" tutto incluso come la Coffin Academy e Samadhi sono qualcosa di nuovo che sembra guadagnare popolarità. Un altro posto chiamato Lingxin nel Putuo District di Shanghai, ha iniziato ad Aprile a offrire il suo pacchetto di attività particolari, in cui i pazienti partecipano ad un'iterazione leggermente più rigorosa di quella della Coffin Academy coreana. Stando a quanto riporta il giornale cinese Global Times, a Lingxin i clienti pagherebbero fino a 4.000 dollari per una serie di trattamenti in cui camminano per stanze in cui vengono proiettati video sulle pareti, con voci incorporee che ricordano al pubblico la mancanza di significato dei beni materiali. Fanno anche giornate intere di meditazione e sedute di ascolto, funerali finti e compilazione di finti epitaffi. Secondo Rui, Weiping e Joon, il responso è in genere positivo. Certo la parte esperienziale di per sé è causa spesso alti livelli di ansia e tristezza, ma la rinascita è più che metaforica. Per Kaplan e per chi come lui critica il fenomeno, comunque, il fatto che ci si concentri sulla psicopatologia del suicidio nega di fatto il problema di fondo, che è sistemico. "In giro per il mondo, se confrontiamo i numeri, la psicopatologia si manifesta meno nelle culture non-occidentali," ha detto Kaplan. "A mio parere è bene essere consci del fatto che questo non è solo un problema psicologico, ma anche sociale e culturale."

Screencap del video per la campagna di crowfunding per Samadhi su Jue.so. Il proliferare di simulatori di morte in Asia indica forse l'emergere di una nuova fiorente area di ricerca sulla salute mentale, in cui ambienti simulati sono usati per affrontare il dolore e i pensieri suicidi, o forse solo per imbrogli esistenziali—non ci sono ancora dati sufficienti per misurare l'efficacia di queste "terapie," ed è improbabile che se ne raccolgano mai. Le compagnie non dicono nelle loro pubblicità se questi dati siano registrati o meno. (Non sono riuscito a contattare gli imprenditori per sapere le loro opinioni sulla questione.) Nonostante tutte le critiche, pare che i simulatori di morte siano qui per restare, almeno per un po'. Per quanto ancora relativamente rudimentale, l'avanzamento nelle tecnologie per la realtà virtuale e nell'analisi degli aspetti neurologici della morte (siamo arrivati ad un punto in cui gli scienziati riescono ad indurre esperienze di quasi morte nei ratti) potrebbero spianare la strada a simulazioni di morte virtualmente indistinguibili dal vero, nel bene e nel male. Nel frattempo, una cosa è certa: l'Asia ha un problema con i suicidi, ed è ora che se ne occupi. Se i parchi a tema "cremazione simulata" siano il modo appropriato per farlo o meno, rimane una domanda aperta.