Il progetto Trending News ha, nel tempo, assunto importanza sempre maggiore per diversi motivi: prima di tutto, ormai per qualunque testata giornalistica del mondo, il traffico proveniente da Facebook è fondamentale, e la possibilità di essere inseriti in quel riquadro corrisponde a un privilegio non solo in termini di numeri duri e puri (i click: il motore immobile del giornalismo 3.0), ma anche in senso reputazionale—L'utente, che interpreta il social network come una piattaforma neutrale, tenderà a fidarsi delle testate presenti nelle Trending News.Il progetto, però, è anche un punto fondamentale del piano di crescita di Facebook. Come segnalato da Micheal Nunez su Gizmodo, "Mark Zuckerberg non ha mai nascosto il suo obiettivo di voler monopolizzare il panorama della distribuzione di news online," si legge in apertura al primo report dell'inchiesta."Quando le notizie saranno veloci e accessibili come tutti gli altri aspetti di Facebook, naturalmente le persone tenderanno a leggerne molte di più," ha detto Mark Zuckerberg durante una sessione di domande e risposte a giugno 2015. Inoltre, la recente decisione di rendere disponibili a tutte le testate la funzione Instant Articles di Facebook e gli investimenti mirati a coinvolgere maggiormente i grandi giornali nell'utilizzo delle nuovi funzioni del social network rendono chiaro in che misura Facebook voglia monopolizzare il mercato della distribuzione di notizie.Il progetto è stato accuratamente tenuto segreto e gestito dietro un folta cortina di fumo.
Il report cita anche dichiarazioni piuttosto forti, "Era un lavoro degradante—Non eravamo trattati come individui, ma come robot," e sono proprio queste frasi ad aver scatenato alcune delle critiche più accese nei confronti dell'inchiesta: per molti, infatti, non è e non deve essere una novità che il lavoro del giornalista sia ormai particolarmente degradante—Si tratta di un segnale dello stato dell'industria. Credo, però, che l'importanza di queste frasi sia da ritrovare non tanto nelle (giuste o meno) lamentele nei confronti delle condizioni di lavoro, quanto più nelle parole usate: perché Facebook ha bisogno di "trattare le persone come robot?"Facebook is an increasingly powerful media entity and it needs to own up to that via Mathew Ingram9 maggio 2016
Come affermato da Munez, è chiaro che questo meccanismo di lavoro fosse attuato nel tentativo di far percepire il progetto come fortemente impersonale, e per dare l'impressione che l'intero sistema lavorasse in modo assolutamente neutrale e apolitico.Il report menziona anche la costante decrescita degli occupati nel dipartimento, e pondera sul fatto che il lavoro svolto dal reparto non fosse altro che un preludio a una vera e propria automatizzazione totale del sistema—Sembra che il vero lavoro fosse quello di allenare un algoritmo che in futuro gestirà automaticamente questo progetto, "L'hanno praticamente resa una scienza," spiega uno degli ex-curator, "Eravamo schiavi dell'algoritmo.""Credo volessero mantenere un'aura di magia attorno al progetto: nel nostro lavoro dovevamo essere quanto più impersonali possibile."
I curator, però, nei fatti erano in grado di 'disattivare' un trending topic—Il report afferma che i curator intervistati disattivavano determinate notizie ogni giorno e che i curator non ritenevano che queste azioni di 'blacklisting' fossero compiute in un contesto di abuso o di inappropriatezza.È proprio in questo senso che ci si domanda se, a questo punto, Facebook non sia diventato un vero e proprio organo politico con influenza su scala globale—Pietro Minto, su Prismo, poco tempo fa si chiedeva cosa significherebbe associare Facebook a un'ipotesi di broglio elettorale relativa a Donald Trump.È proprio in questo senso che ci si domanda se, a questo punto, Facebook non sia diventato un vero e proprio organo politico con influenza su scala globale.
Alla luce del pool sociale da cui Facebook estraeva i propri contractor per il progetto, non stupisce di come il taglio politico fornito alle notizie fosse così evidente. Per un altro curator, "Il bias era assolutamente presente—Il nostro lavoro era svolto in maniera soggettiva: ciò che era 'trending' dipendeva solamente da chi stava lavorando in quel determinato turno—Spesso delle fonti particolarmente vicine al movimento conservatore uscivano con delle notizie rilevanti, e noi dovevamo trovare la stessa notizia su una fonte più neutrale."Il report menziona che un curator di schieramento conservatore, "Descrive questo tipo di omissioni come cifra caratteristica stessa dei giudizi dei colleghi," secondo Nunez "non ci sono prove che Facebook imponesse o fosse a conoscenza della presenza di questo tipo di bias poltiico." Nel resto del report viene spiegato anche di come i curator fossero istruiti a inserire determinate notizie che che, anche se non erano particolarmente discusse o condivise, stavano venendo trattate dalle principali testate giornalistiche.Alcune ore dopo la pubblicazione del secondo report, un portavoce di Facebook ha consegnato a testate come BuzzFeed e Techcrunch il seguente comunicato:In my first piece as a private citizen, I take a look at Facebook's impact on the media in a four part series: Tony Haile9 maggio 2016
CAMPAGNA ELETTORALE Nel contesto di ormai evidente pervasività del social network e di potere di influenza su scala globale, la richiesta impellente diventa quindi quella di una maggiore trasparenza da parte di Mark Zuckerberg e soci.Se in un certo senso è possibile garantire al social network ancora il beneficio del dubbio, proprio grazie alla confusione di fondo che impedisce di definire con precisione i meccanismi secondo cui il dipartimento Media di Facebook si manifesta, è evidente che questa inchiesta si tratta dell'ennesima goccia che fa traboccare il vaso.La sensazione, visti gli ultimi sviluppi anche dal punto di vista strategico—Come l'accelerazione sul progetto Internet.org, con cui Facebook vuole portare i servizi base di internet in tutto il mondo—, è che Facebook stia attuando una vera e propria campagna elettorale su scala globale, ergendo giorno dopo giorni valori ben precisi a stendardo delle sue politiche aziendali, e cogliendo di sorpresa la governance tradizionale, non abituata a interfacciarsi con organismi così agili nel panorama trans-nazionale."Prendiamo queste accuse di bias molto seriamente. Facebook è una piattaforme fatta per le persone e per ospitare i punti di vista provenienti dall'intero spettro politico. I Trending Topic mostrato gli argomenti più popolari e gli hashtag che stanno venendo discussi su Facebook. Ci sono delle linee guida molto rigide a cui il team di revisione deve sottostare per assicurare la verificabilità e la neutralità delle notizie. Queste linee guida non permettono la soppressione dei punti di vista politici. Non permettono la prioritizzazione di un punto di vista invece che un altro o di una testata rispetto a un'altra. Queste linee guida non proibiscono l'inserimento di alcuna testata dalla sezione dei Trending Topic."