​Tax Credit e videogiochi, cosa cambia per la scena italiana
Immagine via Facebook

FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

​Tax Credit e videogiochi, cosa cambia per la scena italiana

Per la prima volta nella storia italiana, il tax credit verrà applicato non solo al settore del cinema ma anche a quello dei videogiochi.

Game Breakers è la serie di Motherboard sull'industria del videogioco italiana, tra firme d'autore, studios indipendenti e tornei, raccontiamo il flusso creativo che sta invadendo l'Italia.

Fare videogiochi in Italia è, nella maggior parte dei casi, un gesto eroico e a volte incosciente che fortunatamente sta diventando sempre più normale. Negli ultimi anni la scena italiana sta infatti vivendo un fermento e una vivacità degna dei tempi in cui i primi "bedroom coder" sperimentavano con Amiga e Commodore 64. Ciò che manca, però, è un certo supporto legislativo e fiscale, ma anche sotto questo punto di vista la situazione è cambiata: pochi giorni fa il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini è riuscito a far approvare una modifica di legge che, per la prima volta, applica il tax credit non solo al settore del cinema ma anche a quello dei videogiochi.

Pubblicità

I fondi stanziati per l'applicazione della nuova legge corrispondo a circa 400 milioni di euro all'anno e le modalità di accesso sono ancora in via di definizione—dopo l'approvazione c'è un iter ben preciso da seguire che terminerà fra circa sei mesi.

Per capire meglio cosa cambia oggi per il mondo dei videogiochi in Italia e per capire cosa altro si può fare per migliorare una situazione in cui c'è ancora molto da fare abbiamo fatto quattro chiacchiere con Thalita Malagò, segretario generale di AESVI, l'associazione di sviluppatori ed editori di videogiochi italiani che da anni si adopera per l'evoluzione del settore.

Motherboard: Quali sono i passi che hanno portato all'approvazione di questa legge?

Thalita Malagò: La legge è una riforma storica che il settore del cinema attendeva da circa 40 anni. Negli anni scorsi ci sono stati diversi tentativi di riformare questo campo, ma la svolta è arrivata qualche mese fa con la proposta di legge del Ministro dei Beni Culturali Franceschini, approvata dal Governo e passata, in tempi piuttosto rapidi, al vaglio del Senato e della Camera dei Deputati. La legge segna un passo avanti importante nella promozione del settore cinematografico e audiovisivo, e posiziona il nostro paese tra le realtà internazionali più avanzate in questo ambito.

Cosa cambia, oggi, per il mondo dei videogiochi italiani?

Cambiano due cose, sostanzialmente. La prima è che per la prima volta i videogiochi sono inclusi in una politica pubblica di sostegno a favore dell'industria culturale e creativa: per il settore si tratta di un riconoscimento storico. La seconda è che produttori e distributori di videogiochi potranno beneficiare concretamente di una serie di misure di sostegno finanziario, che saranno coperte attraverso il fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell'audiovisivo, istituito dalla legge con una dotazione minima di 400 milioni di euro all'anno.

Pubblicità

Guarda la prima parte del nostro documentario sul gaming in Italia.

Si sa già chi potrebbe beneficiare dei primi fondi?

La misura principale prevista dalla legge è il tax credit o credito d'imposta. Tecnicamente si tratta di un credito verso lo Stato che può essere utilizzato per saldare le imposte e che a volte può essere restituito attraverso la dichiarazione dei redditi. A seconda della tipologia di credito d'imposta, i beneficiari possono essere imprese di produzione, imprese di distribuzione, imprese di produzione esecutiva di opere commissionate dall'estero, soggetti pubblici e privati che investono denaro per la produzione e la distribuzione di opere realizzate sul territorio nazionale. L'ammissione ai benefici è subordinata al riconoscimento della nazionalità italiana dell'opera.

Beneficiari

Aliquota

Base di commisurazione del beneficio

Imprese che producono videogiochi

Minimo 15%, massimo 30%

Costo di produzione

Imprese che distribuiscono prodotti realizzati sul territorio nazionale

Minimo 15%, massimo 30% (40% se il produttore è anche distributore)

Spese complessivamente sostenute per la distribuzione nazionale e internazionale

Imprese che si occupano della produzione esecutiva di opere realizzate sul territorio nazionale, utilizzando mano d'opera italiana, su commissione estera

Minimo 20%, massimo 40%

Spesa sostenuta per la produzione sul territorio nazionale

imprese, trust, enti pubblici e titolari di reddito d'impresa associati in partecipazione

Pubblicità

Minimo 20%, massimo 40%

Apporti in denaro effettuati per la produzione e la distribuzione di opere realizzate sul territorio nazionale

Come si ottengono le agevolazioni? Con quale criterio verranno assegnate?

I criteri saranno stabiliti con uno o più decreti del Ministro dei Beni Culturali, da emanare entro 120 giorni dalla data di entrata in vigore della legge. In particolare, per ogni tipologia di credito d'imposta saranno stabiliti:

  • i limiti di importo del credito d'imposta per opera o beneficiario;
  • le aliquote da riconoscere alle varie tipologie di opere ovvero alle varie tipologie di impresa;
  • la base di commisurazione del beneficio, con la specificazione dei riferimenti temporali;
  • i requisiti, le condizioni e la procedura per la richiesta e il riconoscimento del credito;
  • le modalità dei controlli e i casi di revoca e decadenza.

È ragionevole aspettarsi che l'applicazione delle misure avverrà tra almeno 6 mesi, considerando tutti i passaggi necessari all'attuazione della legge. Prima dell'emanazione dei decreti attuativi, la legge dovrà infatti essere pubblicata in Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore, dovrà essere adottato un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri per stabilire le modalità di gestione del fondo necessario per coprire le agevolazioni fiscali, e dovrà essere chiesto il parere della Commissione Europea, come è successo in Francia e in Gran Bretagna.

Cos'altro ha in programma l'AESVI per supportare lo sviluppo di videogiochi in Italia?

Pubblicità

Lo sviluppo di videogiochi in Italia è un nostro cavallo di battaglia da almeno 5 anni, da quando abbiamo lanciato il programma AESVI4Developers—che oggi conta più di 50 adesioni da parte di sviluppatori sul territorio. Le nostre attività in questa direzione seguono almeno tre piste di lavoro.

La prima è la partecipazione alle fiere internazionali più importanti del settore. Ormai quattro anni fa, AESVI ha avviato una proficua collaborazione con L'ICE, l'agenzia del Ministero dello Sviluppo Economico che si occupa della promozione dell'internazionalizzazione delle imprese italiane. Grazie al finanziamento dell'ICE è stato possibile realizzare diverse collettive italiane, inizialmente a Game Connection Europe e Game Connection America, successivamente a Gamescom e GDC. Per promuovere il "made in Italy" nel settore dei videogiochi all'estero abbiamo anche creato il brand Games in Italy. Attualmente, stiamo organizzando la partecipazione con uno stand Italia alla prossima edizione della GDC (San Francisco, 27 febbraio-3 marzo 2017) dove è prevista la presenza di AESVI con 11 game developer italiani, tra cui Milestone.

La seconda è la creazione di un evento dedicato in Italia. Nell'ambito di Milan Games Week, la più importante fiera dedicata ai videogiochi in Italia, che quest'anno ha registrato più di 138.000 visitatori e oltre 500 giornalisti e blogger, si svolge da alcuni anni l'Italian Game Developer Summit (IGDS). È un evento dove chiamiamo a raccolta la comunità degli sviluppatori italiani di videogiochi, degli studenti e dei docenti che si occupano di sviluppo di videogiochi e diamo loro la possibilità di fare dei talk, di partecipare a workshop tecnici, di incontrare potenziali business partner e di effettuare colloqui di lavoro.

Pubblicità

Guarda la prima puntata di Game Breakers, la nostra serie di documentari sull'industria del videogioco in Italia:

Stiamo pensando di sviluppare l'evento in un'ottica sempre più business e sempre più internazionale. Inoltre, sempre a Milan Games Week, negli ultimi anni abbiamo dato sempre maggiore spazio e visibilità agli sviluppatori di videogiochi attraverso Milan Games Week Indie, uno spazio espositivo dedicato ai videogiochi creati dai giovani talenti italiani. Quest'anno erano presenti più di 30 studi di sviluppo, giunti da tutta Italia, che hanno esposto altrettanti titoli.

La terza pista di lavoro, per noi particolarmente importante, è la mentorship. Sappiamo quanti team stiano lavorando oggi in Italia per realizzare i loro videogiochi e quanto sia difficile nel nostro paese fare il salto da libero professionista a impresa. Per dare una mano concreta a crescere, negli ultimi due anni abbiamo offerto un servizio di consulenza gratuito in alcune occasioni specifiche durante l'anno mettendo a disposizione dei giovani sviluppatori un team di imprenditori del settore e professionisti (commercialisti e avvocati) per fornire assistenza manageriale, legale e/o fiscale. Il nostro obiettivo sarebbe quello di estendere e rafforzare questo servizio in modo da renderlo più continuativo ed efficace. Speriamo di poter trovare i fondi necessari per portare avanti la nostra attività come ci auguriamo.

Pubblicità

Cosa manca ancora all'Italia, a livello legislativo, per potenziare lo sviluppo?

Secondo noi ci sono almeno tre ambiti dove l'Italia dovrebbe intervenire, se non a livello legislativo, a livello di policy.

Il primo è la possibile costituzione di un fondo per lo sviluppo di videogiochi, come succede in gran Bretagna con il Game Fund. Questo potrebbe aiutare sia gli studi esistenti sia le start up a creare delle nuove IP da utilizzare per la ricerca di un publisher o da posizionare direttamente sul mercato se si sceglie la strada del self publishing.

Il secondo è lo sviluppo della domanda di "applied games", ovvero videogiochi realizzati su commissione di soggetti pubblici e privati per finalità non necessariamente connesse all'intrattenimento, come la formazione, la comunicazione, il marketing e la promozione. La maggioranza degli studi lavora, oltre che sullo sviluppo di videogiochi destinati ai consumatori, anche su applicazioni interattive di questo tipo e se ci fosse una domanda più diffusa di questo tipo di prodotti, si creerebbero nuove opportunità di business per i nostri sviluppatori. Un esempio in questo senso, che ci auguriamo possa essere replicato, è rappresentato dal bando recentemente annunciato dalla Regione Toscana per lo sviluppo di un videogioco sul tema del dissesto idrogeologico in occasione del 50esimo anniversario dell'alluvione di Firenze.

Il terzo è un maggiore investimento pubblico nella diffusione della cultura videoludica. Oggi il videogioco fatica ancora a rientrare nelle politiche culturali e anche educative e su questo fronte c'è da fare ancora molto. Un primo passo l'abbiamo fatto nella direzione del Ministero dell'Istruzione con cui firmeremo a breve un protocollo d'intesa nell'ambito del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).

In ogni caso, il prossimo 22 novembre presenteremo il terzo censimento dei game developer italiani durante il Games Industry Day a Roma. Sarà un'occasione per presentare a istituzioni, media e operatori del settore una fotografia aggiornata di come si è evoluto il settore dei videogiochi in Italia negli ultimi due anni e per condividere le nostre raccomandazioni per la crescita dell'industria a livello nazionale.

E a livello culturale?

La lista delle cose che mancano da fare è lunghissima, una cosa però abbiamo deciso di farla nell'immediato: un festival del videogioco, come esiste un festival della letteratura e un festival dell'economia, dove i videogiochi non sono solo oggetto di intrattenimento, ma anche di riflessione, dibattito, approfondimento. Se vogliamo trovare un modello di riferimento internazionale citerei il London Games Festival che secondo me si avvicina molto a quello che abbiamo in mente nel nostro piccolo, pur avendo una portata molto più imponente. L'evento si svolgerà a Roma, nella "casa" delle istituzioni, ed è un'occasione unica per avvicinare due mondi, quello dei videogiochi e quello istituzionale, che apparentemente sembrano distanti e poco comunicanti tra loro. L'appuntamento sarà dal 15 al 19 marzo, al Guido Reni District, con Let's Play, organizzato in collaborazione con Let's Play e con il sostegno della Direzione Cinema del MiBACT, nonché con il patrocinio di numerose istituzioni nazionali e locali.