Come internet è diventato la nostra seconda casa

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Come internet è diventato la nostra seconda casa

"Per molte persone la sensazione di sentirsi 'a casa' non è più connessa a uno spazio fisico specifico."

Dall'avvento di internet nelle nostre vite, ciò che possiamo definire la nostra casa non è più solo il luogo fisico in cui torniamo a dormire la sera o passiamo molte ore della nostra giornata. Ci sono altri spazi immateriali che ci seguono sempre e a cui dedichiamo altrettanto del nostro tempo: pensiamo ai client di posta elettronica, al nostro profilo di Facebook, ai nostri account su social come Twitter, alle applicazioni che usiamo per ascoltare musica, fino al sistema operativo dei device con cui ci interfacciamo.

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Il tempo dedicato negli anni a questi servizi li rende dei luoghi per noi familiari — delle vere e proprie case digitali. Ma cosa contribuisce a rendere questi ambienti le nostre seconde case?

Claudio Guglieri, designer e direttore creativo, si è interrogato sul ruolo che hanno le interfacce digitali nella nostra vita e su come approcciare al meglio la questione lavorando al loro design. Guglieri terrà un talk sul tema intitolato HOME all'edizione 2017 dei Digital Design Days, il 3 giugno.

Per Guglieri, i tre punti fondamentali nel design di un prodotto digitale sono la funzionalità, il senso di familiarità e quello di proprietà che riesce a comunicarci. "Un prodotto viene percepito con senso di familiarità sia se ripropone dei pattern già esistenti, con l'uso continuativo e attraverso un'esposizione estesa agli utenti. Il senso di familiarità ha come risultato delle interazioni senza attrito e si traduce in un maggiore senso di efficienza e, alla fine, nella scomparsa dell'interfaccia utente" ha spiegato a Motherboard.

La riflessione sul senso di proprietà, invece, è ancora più sottile: "molti dei prodotti e servizi in cui trascorriamo il tempo ci vengono forniti gratuitamente ma hanno l'obiettivo di guadagnare sulla propria base di utenti. Privilegiare il guadagno economico delle aziende anziché quello degli utenti, in qualche modo, mette a rischio questo senso di proprietà danneggiando anche la loro relazione con i destinatari finali del prodotto."

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Guglieri ha vissuto in prima persona il cambiamento nell'industria digitale che ha portato molte persone provenienti dal marketing a lavorare nel design dei prodotti. Entrambe le discipline hanno in comune la capacità di interpretazione degli obiettivi e lo studio per articolare l'esperienza di un utente in modo da raggiungere un determinato obiettivo. In questo processo entrano in gioco anche discipline e capacità come la comprensione e rappresentazione delle gerarchie visive, le pratiche per alleviare il carico cognitivo degli utenti, il mondo della tipografia e della tassonomia.

"Al momento credo che il concetto di casa digitale sia semplicemente una conseguenza del fenomeno a cui si riferiva McLuhan riflettendo sulla diffusione di tecnologie precedenti a quella digitale," continua Guglieri in riferimento al famoso concetto di "villaggio globale." Il designer ha anche citato le ricerche che hanno ispirato il suo talk "Adam Alter sta studiando le conseguenze dell'uso prolungato dei device connessi a internet e a come questo influenzi le nuove generazioni. Altri autori, come Nir Eyal, esplorano come i prodotti possono aggianciare gli utenti che li tengano a contatto con le applicazioni più a lungo. Il Nielsen Norman Group, invece, misura trimestralmente la quantità di ore giornaliere che gli statunitensi maggiori di 18 anni passano di fronte agli schermi — e i loro risultati sono affascinanti."

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Come mi ha raccontato Guglieri, "per molte persone, la sensazione di sentirsi 'a casa' non è più connessa a uno spazio fisico specifico. Molti di noi trovano comfort negli ambienti digitali che usano per il lavoro, il tempo libero oppure per ottenere il supporto di cui hanno bisogno. Se presti attenzione alla quantità di ore dedicate ai tuoi dispositivi mobile, al computer con cui lavori, alla tua tv, capirai che il tempo loro dedicato, oltre a fornirti comfort, possiede un significato di per sé."

Se riusciremo a estendere il nostro mondo digitale oltre a quello di uno schermo e a risolvere l'attuale isolamento — e imbarazzo sociale — provocato dalla VR, imboccheremo la via più ricca di sviluppi."

Il processo attraverso cui i servizi forniti da internet si sono trasformati nella nostra nuova casa digitale è stato graduale, ha continuato il designer: "il nostro rapporto con i prodotti digitali si è espanso nella misura in cui questi prodotti hanno facilitato i compiti della nostra routine quotidiana." Tanto per fare qualche esempio, "prima di poter fruire istantaneamente dei film on demand su internet, dovevamo noleggiare le cassette. Prima di cercare informazioni su internet, dovevamo rivolgerci alle biblioteche. Prima di poter giocare online con altre persone, probabilmente giocavamo con i nostri vicini." In sostanza, siamo arrivati a considerare i servizi di internet come una sorta di casa "in relazione all'aumento della quantità tempo speso a loro contatto, al comfort che ci forniscono e al modo in cui oggi occupano tutte le nostre attività quotidiane."

Questa evoluzione non si fermerà qui. Tra gli sviluppi più interessanti che possiamo già intuire Guglieri ha voluto citare "i dispositivi di assistenza vocale come Alexa," oppure "la creazione di spazi virtuali immersivi creati da Facebook, Google, Microsoft e altri." In questo campo, "la prossima tappa sembra essere lo sviluppo della realtà aumentata per mezzo dei dispositivi di mixed reality. Se riusciremo ad estendere il nostro mondo digitale oltre a quello di uno schermo e a risolvere l'attuale isolamento — e imbarazzo sociale — provocato dalla VR, imboccheremo la via più ricca di sviluppi."

Motherboard e Creators sono media partner ufficiali dell'evento. Per saperne di più visitate il sito di Digital Design Days.