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Tecnologia

Questi ragazzi italiani hanno vinto la gara di robotica spaziale del MIT

Scopo della gara: programmare dei satelliti grandi come palle da bowling.
Giulia Trincardi
Milan, IT
Alcuni dei ragazzi del gruppo del liceo di Treviso. Immagine per gentile concessione del Politecnico di Torino

Si è da poco conclusa l’edizione 2017 di Zero Robotics, un concorso internazionale per scuole superiori di programmazione e robotica organizzato dal Massachusetts Institute of Technology (MIT) e dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) in coordinazione con l’ESA. Dei 2.000 studenti che vi hanno partecipato, quelli di tre istituti italiani — il Liceo “Leonardo Da Vinci” di Treviso e l’ITIS “Pininfarina” di Moncalieri insieme all’ITIS “Galileo Galilei” di Livorno — sono arrivati pari merito in finale con delle squadre composte anche da studenti americani.

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L’obiettivo della competizione era programmare gli SPHERES (Synchronized Position Hold Engage and Reorient Experimental Satellite), tre veicoli volanti grandi come palle da bowling “già utilizzati dalla NASA all'interno della Stazione Spaziale per collaudare cicli di istruzioni, per eseguire rendezvous autonomi e operazioni di attracco,” si legge sul comunicato stampa del Politecnico di Torino. “Queste macchine vengono inoltre utilizzate sperimentalmente per la manutenzione e l'assemblaggio di satelliti e per il volo di formazione.”

“Gli SPHERES hanno le stesse equazioni di orbita di un satellite normale,” ha spiegato per telefono a Motherboard Leonardo Reyneri, professore del Dipartimento di Elettronica del Politecnico di Torino e coordinatore europeo di Zero Robotics. “Per quanto semplificati dal punto di vista dell’utilizzo, si comportano come un vero satellite, ma vivono dentro alla ISS.”
Sono dunque lo strumento perfetto per le simulazioni degli studenti, perché se succede qualcosa gli astronauti sulla stazione possono intervenire.

I satelliti SPHERES sulla Stazione Spaziale Internazionale. Immagine via: NASA/ISS

La finale dell’11 gennaio è stata seguita dalle squadre europee in diretta proprio al Politecnico di Torino, al MIT e all’Università di Sydney, mentre l’astronauta russo Alexander Misurkin e lo statunitense Joe Acaba — in diretta dalla ISS — eseguivano il codice scritto dalle squadre di studenti. La competizione di quest’anno riguardava la luna di Saturno Enceladus, che, secondo le ricerche basate sui dati raccolti dalla sonda Cassini e pubblicate ad aprile scorso, presenta condizioni di temperatura e fonti di energia chimica fondamentali per lo sviluppo della vita.

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“Ogni anno gli studenti devono portare a termine un certo compito all’interno di una storia semi-fantascientifica,” ha spiegato Reyneri, “ovvero qualcosa che non è propriamente fattibile ora — solo per raggiungere Saturno ci vorrebbero anni — ma che potrebbe assolutamente esserlo nel prossimo futuro.”

Lo scopo della simulazione in scala ridotta ma verosimile, era dunque “orbitare intorno a Enceladus, trovare queste potenziali forme di vita, evitare i gas che potrebbero danneggiare le strumentazioni e riportare a casa i campioni,” ha spiegato Reyneri.

Nei mesi da settembre a dicembre, la competizione si è svolta tramite simulazioni online su server del MIT. Dopo le prime partite eliminatorie si sono formate le alleanze definitive, con squadre internazionali da 5-10 persone l’una: il gruppo del liceo di Treviso — gli Space Lions — ha fatto squadra con la Stuyvesant High School New York e la Princeton International School of Mathematics and Science di Princeton, mentre l’ITIS di Moncalieri e l’ITIS di Livorno hanno collaborato con l’americana Hilton Head Island High School di Head Island.

Questo, oltre ai problemi di matematica, fisica, informatica e strategia, pone i ragazzi nella condizione di dover interagire con compagni di nazionalità diverse, e dover affrontare lo scoglio della lingua e dei fusi orari — “stimolando un interessante confronto non solo tecnico, ma anche culturale,” ha detto Reyneri.

Il gruppo vincitore del Liceo "Leonardo Da Vinci" di Treviso. Immagine per gentile concessione del Politecnico di Torino.

Al momento l'organizzazione dietro a Zero Robotics, nata nel 2009 per opera dello Space System Laboratory del MIT e dell’astronauta Greg Chamitoff, imbastisce due gare l'anno: una estiva per le scuole medie e una in autunno per gli istituti superiori.

La cosa interessante che Reyneri ha notato negli anni di coordinamento della gara, è che “solitamente hanno una maggior probabilità di vincita le squadre che composte sia da studenti dello scientifico che del tecnico,” ha spiegato il professore. “Da una parte c’è una componente più teorica e dall’altra una di specifica programmazione, che insieme riescono a ottenere i risultati migliori.”

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