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Tecnologia

Sembra che l'inventore del World Wide Web supporti il DRM

Tim Berners-Lee ha appoggiato l'introduzione di un nuovo standard che renderà più difficile aggirare i limiti imposti dal DRM.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT
Immagine: Shutterstock

Lo scorso 6 luglio, il World Wide Web Consortium (W3C) ha annunciato pubblicamente la sua decisione di introdurre le Encrypted Media Extensions (EME) — uno standard per audio e video sul web. Questa decisione rischia di mettere in serio pericolo la libertà degli utenti su internet lasciandoli nelle mani delle aziende che producono contenuti digitali.

Purtroppo, ad aggravare la situazione, è il fatto che proprio Tim Berners-Lee, direttore del W3C ed inventore del World Wide Web, abbia approvato questa decisione.

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L'EME è uno standard che garantisce alle grandi piattaforme il controllo dei browser degli utenti, permettendo di riprodurre contenuti audio e video cifrati sfruttando direttamente le capacità del linguaggio HTML5, alla base della struttura delle pagine web, senza dover ricorrere ad estensioni di terze parti. In pratica, un ostacolo ulteriore per chiunque volesse aggirare i sistemi di protezione implementati da chi detiene il copyright di un determinato bene digitale.

L'EME, quindi, è una tecnologia che rientra nella categoria dei sistemi di Digital Rights Management (DRM), ovvero tutte quelle tecnologie utilizzate per controllare l'accesso ai prodotti protetti dal copyright, regolandone l'utilizzo, la distribuzione e la modifica. I DRM, a loro volta, non possono essere rimossi o aggirati pena la violazione delle legge — la Direttiva europea sul copyright ed il Digital Millennium Copyright Act americano proteggono i DRM.

Purtroppo, secondo queste leggi, tutte le motivazioni legali per aggirare i DRM sono considerate crimini, persino l'attività di analisi del codice alla ricerca di vulnerabilità di sicurezza nei sistemi.

L'Electronic Frontier Foundation (EFF) aveva proposto un accordo per garantire una promessa vincolante per le aziende che fanno parte del W3C, le quali avrebbero dovuto garantire di perseguire con la legge solamente gli utenti che avessero commesso delle violazioni del copyright e non tutti gli altri, come ad esempio i ricercatori informatici, che violano i DRM per scopi legittimi.

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Come ricorda l'EFF, questa proposta era stata sostenuta anche dall'Unesco, dall'Internet Archive, da centinaia di ricercatori di sicurezza informatica e da attivisti ed organizzazioni per i diritti umani del sud del mondo. Lo scorso marzo si è conclusa la votazione del W3C sull'adozione del EME, ma alcuni membri del consorzio si sono addirittura opposti all'idea di non introdurre delle protezioni per questo tipo di attività legittime — fra questi vi sono anche la Deutsche National Bibliothek e la UK Royal National Institute for Blind People.

Lasciare in mano alle aziende il controllo di come e cosa possiamo vedere online ci allontana ulteriormente dall'idea di internet libera ed aperta che aveva spinto Tim Berners-Lee a creare il World Wide Web nel 1989.

Tim Berners-Lee ha però risolto tutti gli evidenti dubbi emersi affermando che le obiezioni sono state "già affrontate" o "rigettate" — sia Netflix che la Motion Picture Association of America hanno spinto sin dall'inizio per l'adozione dell'EME. Netflix ha persino rifiutato categoricamente una proposta di accordo ancora più restrittiva presentata dal Center for Democracy and Technology.

Con la standardizzazione dell'EME, quindi, gli utenti perdono ancora di più il controllo sui prodotti tecnologici che acquistano. Il DRM minaccia la nozione stessa di possesso dei prodotti a cui eravamo abituati prima dell'avvento delle piattaforme digitali: acquistiamo un oggetto ma in realtà non possiamo farci completamente quello che vogliamo. Inoltre, lasciando in mano alle aziende il controllo di come e cosa possiamo vedere online ci allontana ulteriormente dall'idea di internet libera ed aperta che aveva spinto Tim Berners-Lee a creare il World Wide Web nel 1989.

Tim Berners-Lee avrebbe potuto opporsi a questa decisione ma non l'ha fatto. Mentre, al momento, l'EFF sta combattendo in tribunale per sancire l'incostituzionalità del DMCA e vuole ricorrere ad un processo di appello, mai effettuato prima d'ora, per la decisione del direttore del W3C.