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Questi ricercatori hanno dato MDMA a dei polpi per il bene della scienza

L'Octopus bimaculoides è una specie di polpo nota per essere particolarmente asociale. Niente che non si possa risolvere con un po' di Ecstasy.
Immagine: Thomas Kleindinst 

L’assunzione di 3,4-metilenediossimetanfetamina, detta altresì MDMA o Ecstasy, comporta un aumento della socialità e produce un rinnovato senso di empatia nei confronti delle altre persone. Lo dice la scienza e anche un’insospettabile percentuale di vostri conoscenti.

Di recente, i ricercatori della Johns Hopkins University School of Medicine hanno però scoperto che l’MDMA genera gli stessi effetti prosociali anche su una particolare specie di polpo (Octopus bimaculoides) — nota per la sua quasi totale asocialità, nonché per essere l’unica il cui DNA sia stato interamente sequenziato.

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La scoperta è il frutto di uno studio condotto da Eric Edsinger e Gül Dölen e pubblicato su Current Biology, che mira a indagare nel profondo la storia evolutiva delle funzioni che regolano la socialità.

Esseri umani e polpi sono parenti lontanissimi, separati da più di 500 milioni di anni di evoluzione, e le due specie sono, all’apparenza, quanto di più diverso l’una dall’altra.

Nonostante le spiccate differenze, i meccanismi del cervello che condizionano alcuni comportamenti sociali sono gli stessi. In particolare, i meccanismi di trasmissione della serotonina nel cervello sono così simili tra le due specie da far supporre che costituiscano una sorta di eredità condivisa, risalente a un remoto passato della storia dell’evoluzione.

Per svolgere l’indagine, i ricercatori hanno utilizzato sette polpi e hanno osservato il comportamento di ognuno di essi prima e dopo l’assunzione di MDMA.

A turno, ogni polpo è stato collocato in uno dei tre comparti in cui era stata divisa una speciale vasca attrezzata per l’esperimento. Nei due comparti adiacenti erano presenti rispettivamente un oggetto (scelto appositamente per attirare l’attenzione) e un altro polpo.

I polpi hanno manifestato una spiccata propensione alla socialità e si sono dimostrati curiosi verso il compagno, avvicinandosi, toccandolo e sfregando il ventre contro i suoi tentacoli.

In condizioni di lucidità, gli animali mostravano un livello d’interazione con l’oggetto o con i propri simili in linea con le caratteristiche comportamentali della specie.

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In seguito, i polpi sono stati trasferiti per dieci minuti in un contenitore dove era stata disciolta in acqua una modesta quantità di MDMA per poi essere riportati nella vasca di partenza. A quel punto qualcosa è cambiato. I polpi hanno manifestato una spiccata propensione alla socialità e si sono dimostrati curiosi verso il compagno, avvicinandosi, toccandolo e sfregando il ventre contro i suoi tentacoli.

Si possono osservare manifestazioni di socialità in una miriade di animali, sia tra i vertebrati (come i roditori o i primati) che tra gli invertebrati (ad esempio i gamberi o le formiche). I membri dell’ordine Octopoda, invece, sono eccezionalmente solitari. L’unico momento in cui rinunciano alla loro asocialità è durante i periodi di accoppiamento. È questo l’elemento che ha suggerito ai ricercatori l’ipotesi che i meccanismi neurali che sottendono i comportamenti sociali siano presenti anche nei polpi, ma che essi si attivino esclusivamente in funzione della riproduzione.

La serotonina è una sostanza che viene prodotta in gran parte dai neuroni serotoninergici nel sistema nervoso centrale e influenza l’umore, il sonno, l’emotività e le funzioni cognitive. La serotonina agisce di conseguenza sui comportamenti sociali degli esseri viventi.

I ricercatori della John Hopkins School of Medicine hanno osservato come l’MDMA stimoli comportamenti pro-sociali evidenti nei polpi esattamente come avviene negli esseri umani. Anche i polpi possiedono la proteina che trasporta la serotonina (chiamata SerT, Serotonin Transporter) e sulla quale agisce l’MDMA. Di conseguenza, il ruolo della trasmissione della serotonina nella regolazione dei comportamenti sociali si è conservato nel lungo corso dell’evoluzione e costituisce un’eredità condivisa dagli esseri viventi da centinaia di milioni di anni.

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Si tratta di un primo risultato — raggiunto nonostante gli ostacoli che possono esserci per organizzare un esperimento che implichi il bizzarro binomio polpi/MDMA. La grande difficoltà, “è stata ricavare quante più informazioni potessimo da soli sette esemplari, che erano ciò che avevamo a disposizione al tempo (all’inizio dello studio. n.d.a.).” ha spiegato via email a Motherboard la dottoressa Gül Dölen, aggiungendo che “al momento gli esperimenti sono limitati dalla disponibilità di animali cresciuti in laboratorio. Il Woods Hole Marine Biological Laboratory con cui collaboriamo sta lavorando per trovare una soluzione a quello che è un problema per la comunità dei ricercatori.”

Nonostante le complicazioni e gli impedimenti, Gül Dölen ha sottolineato che, assieme ai colleghi, stanno “sequenziando il genoma di due altre specie di polpo. L’interesse, in questo caso, deriva dal fatto che le due specie sono molto simili, ma una è socievole mentre l’altra non lo è per niente.”

Nonostante ci sia chi li considera una specie aliena proveniente da un altro mondo, i polpi hanno molte più similitudini con gli altri esseri viventi che popolano la Terra di quanto si pensasse — anche quando si parla di effetti sulla socialità influenzati dall'assunzione di 3,4-metilenediossimetanfetamina.

Tutto questo ci porta a riconsiderare un aspetto evolutivo vantaggioso quando si tratta di interagire con gli stessi membri della nostra specie che hanno assunto MDMA: fortunatamente, gli esseri umani non hanno otto tentacoli.

Segui Gianluca su Twitter: @livagianluca