Abbiamo intervistato il leader del transumanesimo italiano
Hands fixing hands di Shane Willis​

FYI.

This story is over 5 years old.

Tecnologia

Abbiamo intervistato il leader del transumanesimo italiano

Abbiamo intervistato Riccardo Campa per capire se il nostro futuro sarà riservato esclusivamente a una stirpe di Übermensch.

​Su Motherboard ci occupiamo spesso di transumanesimo, la scuola di pensiero che sostiene il miglioramento dell'umanità attraverso l'uso di scienza e tecnologia. Quella del pensiero transumanista è una realtà molto articolata, con una concezione piuttosto chiara sul futuro della nostra specie. Considerando che il nostro collaboratore Zolta​n Istvan si vuole candidare alla presidenza degli Stati Uniti nel 2016 con il suo Transhumanist Party, possiamo dire che il movimento transumanista è sempre più presente nella scena culturale e scientifica internazionale.

Pubblicità

Questa complessa avanguardia culturale ha un suo seguito anche in Italia: la figura più importante del transumanesimo nel nostro paese è il sociologo e filosofo Riccardo Campa, presidente e fondatore dell'Associazione Italiana Transumanisti e autore di numerosi articoli e saggi (tra cui Mutare o Perire: La Sfida del TransumanesimoLa Specie Artificiale).

Lo abbiamo intervistato per approfondire i fondamenti del pensiero transumanista e per capire se il nostro futuro sarà affidato a una tecnocrazia incontrollata e riservato esclusivamente a una stirpe di Übermensch.

Motherboard: Qual è il principio ispiratore e la missione dell'associazione che ha fondato?
Riccardo Campa: L'Associazione Italiana Transumanisti (AIT) è nata dieci anni fa allo scopo di informare riguardo alle possibilità offerte dalle tecnologie emergenti―in particolare genetica, robotica, informatica e nanotecnologia―e di riflettere sugli aspetti filosofici e sociologici legati allo sviluppo di queste tecnologie. Siamo entrati nell'era dell'evoluzione autodiretta. L'essere umano è oggi in grado di trasformare se stesso consapevolmente, a un livello che non trova riscontri nel passato. E il trend di sviluppo potrebbe essere esponenziale. È fondamentale prendere piena consapevolezza di quello che sta accadendo, di quello che potrebbe accadere e, soprattutto, di quello che vorremmo accadesse.

Una grande attenzione è posta al problema della salute, della longevità, della forza psichica e fisica dell'essere umano. È importante capire che, anche se un trend in questa direzione è osservabile, non basta semplicemente attenderne gli sviluppi, bisogna volere lo sviluppo in una certa direzione, perché la tecnologia è un fenomeno umano e può avanzare in un settore e rallentare in un altro (per esempio, sul piano delle grandi imprese spaziali, negli ultimi decenni c'è stato un evidente rallentamento).

Pubblicità

Il transumanesimo vuole "lasciarsi indietro la razza umana e accogliere un futuro tecnologico e dominato dalla scienza": quali sono le caratteristiche legate all'umano tradizionalmente inteso che è necessario superare in vista di un futuro postumano?
​È importante prestare grande attenzione: la contrapposizione antinomica tra "umano" e "postumano" può rendere in modo efficace l'idea di evoluzione autodiretta, ma può anche risultare fuorviante. Il postumano non si contrappone all'umano in modo manicheo, come il pieno al vuoto: il postumano che sta nascendo―perché sta già nascendo―lo contiene. Stupisce davvero chi si scandalizza di fronte a parole come mutazione, trasformazione, metamorfosi, evoluzione dell'uomo. Questo mondo è in eterno divenire, Eraclito docet.

Noi stessi, in quanto individui, siamo in continuo divenire. A prescindere dalle tecnologie. Siamo embrioni, blastocisti, feti, bambini, adulti, vecchi, cadaveri, scheletri, polvere. Gli atomi che compongono i nostri corpi cambiano incessantemente. Anche a livello di specie, l'essere umano si porta dentro la scimmia―insieme a tanti altri esseri che lo hanno preceduto e accompagnato nel processo evolutivo. Tuttavia, è impreciso dire che l'uomo si lascia indietro la scimmia o che l'uomo è contro la scimmia.

IL POSTUMANO NON SI CONTRAPPONE ALL'UMANO COME IL PIENO AL VUOTO: IL POSTUMANO lo CONTIENE.

Che cosa vorremmo superare nell'uomo?
​Ci sono tantissimi problemi che ci attanagliano. La vita è incredibilmente breve. Siamo molto fragili rispetto ad altri animali o alle macchine. Se una salamandra perde un arto, l'arto ricresce uguale a prima. L'uomo, senza interventi, resta senza l'arto. L'invecchiamento progressivo è un destino orrendo. Ricordiamo molto poco di ciò che abbiamo fatto. Abbiamo una capacità di calcolo nettamente inferiore a quella delle macchine che costruiamo. Non fraintendiamo, però, questo discorso. Il corpo umano è già una macchina meravigliosa e, in certa misura, ancora sconosciuta. Ma l'evoluzione dipende anche dal caso, non solo dalla necessità. Se si possono risolvere alcuni problemi con la scienza, perché non dovremmo farlo? Dire che questo non si può fare perché non è "naturale", è un'assurdità. L'uomo senza tecnologia non esiste. Non è solo il transumanesimo che dice che la tecnologia è connaturata all'uomo. Gli antropologi distinguono l'australopiteco dall'homo habilis proprio per il fatto che il secondo fabbrica e maneggia utensili.

Pubblicità

Chi invece dice che questo non si può fare perché significherebbe "giocare a fare Dio", fa un'affermazione molto azzardata. Intanto postula l'esistenza di Dio, senza averla dimostrata. Ma, soprattutto, presume―in modo alquanto immodesto e forse blasfemo―che questo Dio onnisciente, onnipotente ed eterno che regge le sorti dell'Universo la pensa esattamente come un bipede umano di orientamento conservatore disperso su un microscopico pianeta di una galassia periferica. In altre parole, ammesso e non concesso che il Dio-persona della tradizione giudeo-cristiano-islamica esista, chi ci dice che non sia transumanista? Ovvero che non voglia proprio che gli uomini evolvano utilizzando il cervello di cui li ha dotati, invece di affidarsi al caso?

Nel Manifesto dei Transumanisti italiani si parla di "evoluzione autodiretta consapevole": cosa si intende?
Bisogna distinguere il potenziamento individuale dall'evoluzione della specie. Può instaurarsi un legame causale tra i due fenomeni, ma non è un legame necessario. Nei laboratori di tutto il mondo si portano avanti gli esperimenti più svariati. Già si riesce a fare ricrescere un dito in quattro settimane con la cosiddetta "pixie dust". Questo tipo di intervento non ha impatti evolutivi evidenti. Tuttavia, se si riuscirà a ottenere lo stesso risultato attraverso la transgenesi, allora vi saranno anche conseguenze evolutive: i postumani avranno arti che ricresceranno quando amputati. Gli arti elettromeccanici di oggi sono molto funzionali. E in futuro potrebbero superare in potenza, sensibilità e precisione quelli biologici. Si riescono già a creare organi biologici funzionanti in laboratorio, come nel film Blade Runner. Si sviluppano protesi. Si installano microchip nella retina, per ridare la vista ai ciechi, o nel cervello per permettere ai paralitici di azionare un computer con il pensiero. L'uomo si fonde con altri animali e con le macchine. Scienziati e ingegneri lavorano nel proprio campo di specializzazione, con grande efficacia, ma su quanto sta accadendo serve anche uno sguardo d'insieme che abbracci i risvolti etici, politici, sociali, ed evolutivi nel breve, medio e lungo periodo. Su questo riflettono, discutono e scrivono i nostri associati.

Pubblicità

È possibile che la fiducia nelle possibilità della tecnologia diventi fanatismo?
Il fanatismo è un fenomeno umano che investe tutti i campi comportamentali e certamente non mancano i fanatici della scienza, che credono dogmaticamente nei paradigmi dominanti delle discipline scientifiche. Tuttavia, i grandi scienziati e i grandi filosofi hanno quasi tutti sottolineato che la scienza necessita di senso critico, di apertura mentale e di una certa dose di scetticismo per svilupparsi. L'esatto contrario del fanatismo. I grandi scienziati sono pieni di dubbi. E giustamente, perché si rendono conto della complessità del mondo e del carattere ipotetico dei propri costrutti. E sono pronti a riconoscere l'importanza delle altre forme di conoscenza. Lo scienziato dogmatico, fanatico, intollerante verso le altre forme di conoscenza non può per definizione essere "un grande scienziato". Il fanatismo nella scienza può certamente manifestarsi, ma storicamente abbiamo conosciuto solo guerre politiche o guerre religiose, non guerre per ragioni scientifiche.

PRIMA DI PREOCCUPARCI DI UN'IPOTETICA RELIGIONE DELLA SCIENZA, PREOCCUPIAMOCI DEL FANATISMO GIÀ ACCERTATO

Non riesco proprio a immaginare un popolo che distrugge un altro popolo perché uno crede nel modello standard della fisica e l'altro nella teoria delle superstringhe. Questo discorso vale anche per le tecnologie. Abbiamo visto imporre con la violenza idee politiche e dogmi religiosi, perché assumono il ruolo di instrumentum regni, ma che senso avrebbe imporre l'uso di una tecnologia? La tecnologia potenzia chi la usa. È vero che chi vuole competere deve usare le tecnologie, se riesce ad appropriarsene. Ma alla base c'è comunque una scelta, basata sulla volontà di competere, non un obbligo.

Pubblicità

Allora, prima di preoccuparci di un'ipotetica religione della scienza, preoccupiamoci del fanatismo già accertato. Ci sono religioni che si sono presentate al mondo come movimenti irenici e benevolenti, agenti in nome di un Dio buono e misericordioso, e poi hanno seminato l'odio più pestifero e inondato il mondo di sangue per migliaia di anni. Quando avremo risolto questo problema reale, potremo avviare una discussione sui problemi ipotetici.​

Una delle critiche più diffuse al transumanesimo è il fatto che alterando la natura umana verrebbe meno l'ideale di uguaglianza tra gli uomini, prospettando un futuro dove saranno dominatori coloro che avranno la possibilità di accedere alla tecnologia: qual è il suo parere a riguardo?
Non racconterò la favola che tutti avranno accesso alle tecnologie grazie al mercato. Certamente, alcune tecnologie troveranno ampia diffusione, perché il mercato e la concorrenza ne faranno calare il prezzo. Questo però non accadrà necessariamente per gli interventi biomedici e bioingegneristici. Basti pensare – per fare solo un esempio – che non tutti oggi possono permettersi impianti ortodontici o interventi di chirurgia plastica. Dunque non si può ignorare il problema politico dell'accesso alle tecnologie potenzianti. E quando si parla di uguaglianza i regimi liberal-democratici, o capitalistici, hanno proposto sempre e solo un'uguaglianza di tipo formale. Le nuove tecnologie incidono semmai sull'uguaglianza sostanziale.

Pubblicità

L'impostazione formalistica del liberalismo ha avuto certamente dei risvolti positivi: per esempio ha permesso alla scienza, alla tecnica e all'industria di svilupparsi enormemente, perché ha liberato le energie psichiche e fisiche della classe borghese dalle pastoie feudali. E per questa ragione i borghesi sono stati elogiati persino da Karl Marx, che per altri aspetti non li amava affatto. Tuttavia la liberal-democrazia è anche il sistema che ha storicamente prodotto le più grandi disuguaglianze tra gli uomini. Disuguaglianze sul piano delle ricchezze, della salute, della cultura, del potere. Questo succede in tutto il mondo capitalista. La mobilità sociale negli Stati Uniti, la liberaldemocrazia par excellence, è quasi nulla. È stato dimostrato, numeri alla mano, che oggi "l'America ha un tasso di mobilità sociale non superiore a quello dell'Inghilterra del medioevo o della Svezia pre-industriale".

NON RACCONTERÒ LA FAVOLA CHE TUTTI AVRANNO ACCESSO ALLE TECNOLOGIE GRAZIE AL MERCATO

In questo quadro dare la colpa al transumanesimo per presunte ineguaglianze future sfiora il ridicolo. Significa scambiare la causa per l'effetto. Un liberale in buona coscienza non può che riconoscere che le tecnologie del potenziamento umano e l'accesso selettivo alle stesse sono il frutto della sua ideologia. Piuttosto, nell'epoca della grande crisi, si nota il fatto che i cittadini sono sempre meno interessati all'uguaglianza formale, ovvero ai diritti civili e politici, tanto è vero che non vanno più nemmeno a votare Allora, chi vuole evitare che la salute e la longevità siano appannaggio di pochi privilegiati, chi vuole un accesso ampio alle tecnologie potenzianti, non deve limitarsi a difendere i diritti formali, ma deve piuttosto lottare per dare agli stessi maggiore sostanza. Il che si ottiene solo con adeguate politiche sociali.

Pubblicità

Riassumendo, dire che bisogna fermare lo sviluppo tecnologico per evitare che si creino diseguaglianze è un nonsenso. È come dire che bisogna chiudere le scuole superiori e le università perché se qualcuno va avanti con gli studi, mentre qualcun altro si ferma, ottiene una posizione di vantaggio nella società.

A fronte della dichiarazione di Zoltan Istvan di volersi candidare alla presidenza degli Stati Uniti, quali posizioni dovrebbe assumere il transumanesimo in ambito politico? Quali benefici apporterebbe una posizione come quella transumanista nel contesto italiano?
Non c'è dubbio che l'Italia è ferma da vent'anni anche perché ha perso lo spirito prometeico che l'ha caratterizzata in altre fasi della sua storia. Se si continua a rimpiangere il mondo contadino, si mitizza la decrescita, si demonizza la scienza, difficilmente si riesce a tenere il passo dei paesi più sviluppati. In questo senso, una classe politica e industriale più sensibile ai temi transumanisti non potrebbe che fare bene al paese. Va però chiarito che il transumanesimo nel suo complesso è un movimento culturale, non un partito politico. I transumanisti hanno de facto diversi orientamenti politici. L'unico punto su cui tutti i transumanisti concordano è che è sbagliato bloccare il progresso scientifico e tecnologico. In poche parole, i transumanisti sono per la libertà di ricerca scientifica, sono antiproibizionisti, sono autoevoluzionisti. Su queste basi si potrebbe creare solo un partito di scopo: difficilmente, però, si potrebbe creare una piattaforma programmatica finalizzata al governo di un paese.

IL TRANSUMANISMO È INNANZITUTTO UNA FILOSOFIA LIBERTARIA

La nostra associazione ha deciso di qualificarsi sin dall'inizio come associazione culturale e di non porre a monte alcuna discriminazione di tipo politico. Nel nostro sito transumanisti.it abbiamo chiarito che: 1) "Il nostro obiettivo è far incrociare filoni culturali diversi sui temi cruciali della bioetica, della biopolitica, del postumano e del senso del futuro, per ridare quota a una visione prometeica, positiva, visionaria, forte della Tecnica"; 2) "Siamo aperti a tutti (senza distinzione di nazionalità, sesso, età, livello di istruzione, condizioni sociali, orientamento sessuale, politico o religioso e quant'altro vi venga in mente)"; 3) "Sia in ragione delle proprie norme statutarie, che per la fortissima eterogeneità politica interna, l'AIT non è e non può diventare un partito politico. Perciò tutti i tentativi di incasellare l'associazione a partire dall'uno o dall'altro dei suoi membri, noiosamente ricorrenti e comicamente contraddittori, sono svuotati da questo dato"; 4) "Amiamo la scienza e la libertà. Non abbiamo ossessioni di correttezza politica, non ci piacciono le personalità dogmatiche, autoritarie, perbeniste o con scarsa articolazione e flessibilità mentale: il transumanismo è innanzitutto una filosofia libertaria di ampio respiro".

Non posso che fare i migliori auguri a Zoltan Istvan per la campagna presidenziale negli Stati Uniti. È anche possibile che, dovendosi confrontare con problemi pratici di governo, i transumanisti arriveranno infine a trovare una sintesi virtuosa tra le diverse correnti. Ma, per arrivare alla sintesi, bisogna innanzitutto dialogare ed evitare chiusure preconcette.

Segui Beatrice su twitter: @bbeatricebb