Ventenni italiani spiegano come il porno ha cambiato il modo in cui fanno sesso
Illustrazione via Flickr/Daniella Urdinlaiz.

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Ventenni italiani spiegano come il porno ha cambiato il modo in cui fanno sesso

"Quello che conta è l’educazione, mica se hai o non hai visto porno."

Qual è la differenza tra sesso reale e pornografico? Cosa imparano gli adolescenti dal porno? Sono queste alcune delle domande a cui cerca di rispondere un lungo e condiviso pezzo di Maggie Jones sul New York Times Magazine (ripreso dal Post e poi tradotto su Internazionale) incentrato sull’educazione pornografica per gli adolescenti.

Che gli effetti del porno non siano quelli di spingere alla violenza sessuale è noto, e anche gli studi che hanno cercato di dimostrare una causalità tra consumo di pornografia e aumento di divorzi sono stati confutati da altrettanti articoli o interpretazioni differenti dei dati (forse chi è in una relazione meno soddisfacente guarda più porno?).

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L’articolo di Jones si sofferma su aspetti più sottili: la rappresentazione della donna, del consenso, delle dinamiche di potere, le aspettative su alcune pratiche che il porno fa apparire facili e ubiquitarie. L’articolo tratta un tema all’avanguardia, ma restano un po' di dubbi: gli effetti del porno sono davvero così tangibili e sempre negativi? E non basterebbe l’educazione sessuale capillare e laica—nel nostro paese scandalosamente inesistente anche senza quegli aggettivi—a formarci alla sessualità?

Secondo un’intrigante lettura di Leonardo Terzo, professore all’Università di Pavia, la pornografia nel mondo cinematografico fa parte di quelli che sono definiti generi formulaici, ovvero i film di genere come gli horror, i gialli, i western eccetera. La caratteristica dei generi formulaici è che fanno parte del fantastico: non gli interessa rappresentare la realtà, ma la finzione.

Se anche la pornografia non volesse rappresentare la realtà, rimane da analizzare l’altra faccia della medaglia: gli adolescenti riescono a discernere realtà e pornografia? A sentire i ragazzi intervistati nell’articolo sul New York Times, la risposta è no.

Per capire se questo genere di confusione sia condivisa ho chiesto a un po’ di ventenni e quasi-ventenni italiani che si sono affacciati alla pubertà parallelamente all’avvento di PornHub di raccontarmi la loro esperienza con la pornografia. Ho cercato di soffermarmi su alcuni nodi chiave, quali i complessi generati dalla visione di attori super dotati e acrobatici, lo scarto di aspettative tra fruizione di pornografia e prime esperienze sessuali, la rappresentazione della donna e la rappresentazione del sesso anale. Certo, non è un campione statistico, ma le parole degli intervistati forniscono degli spunti interessanti.

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Giacomo è un ragazzo etero di 20 anni. Racconta di aver visto la prima immagine di una donna nuda subito dopo essersi iscritto a Facebook nel 2009, e che la sua prima volta è stata deludente, ma non a causa dello scarto di aspettative legato alla pornografia, quanto più alla naturale tensione delle circostanze. “L'idea di imitare quegli attori c'era, ma tenevo presente anche che per me e per lei era la prima volta, quindi non mi sono preoccupato più di tanto. Per me il porno non ha mai creato aspettative rispetto al comportamento femminile. Tutte le volte che ho voluto provare qualcosa di nuovo l'ho sempre chiesto anche alla partner, e senza mai forzarla. Non mi è mai passato in mente il fatto che la donna possa dire di no ma poi in realtà è sì.” Giacomo mi racconta anche che il sesso anale è stato molto più complesso di quanto non si fosse immaginato, e che in effetti eiaculare sul viso della partner (facial) è un’idea che probabilmente gli è venuta solo a causa dei porno.

A tal proposito Marco, anche lui ventenne e eterosessuale, aggiunge: "Secondo me il porno non crea fraintendimenti sul sesso anale: pure se ti convinci che è una cosa facilissima, quando poi provi veramente capisci che non lo è, e ti regoli. Quello che conta è l’educazione, mica se hai o non hai visto porno. In generale, comunque, non sono d’accordo sul fatto che certe pratiche non facciano parte della naturalezza dei rapporti. Forse si potrebbe dire che il 'sesso naturale' è tutto ciò che fa godere sessualmente entrambi i partner. Il facial allora potrebbe sembrare una cosa che non fa parte del 'sesso naturale', perché gode solo il maschio. Ma esiste la condivisione empatica del piacere che di riflesso crea eccitazione."

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Sulla rappresentazione dei generi dice: “Siamo tutti in cerca di un modello da seguire, per cui guardando un porno i maschi guardano a come si comportano i maschi, le femmine a come si comportano le femmine. Ma la stessa cosa vale per i film, i libri… È vero che spesso c'è una rappresentazione della donna del tipo 'non mi va ma in realtà mi va', però c’è anche la rappresentazione della donna più intraprendente. La donna è rappresentata in molti modi, e l’uomo anche. Forse quello che si dice di internet in generale funziona anche con i porno: internet è uno strumento, diventa dannoso o utile a seconda di come lo usi. Allo stesso modo i porno sono solo dei porno, finché sei consapevole che quella non è la realtà forse vai tranquillo, finisce tutto con la masturbazione."

Laura è una ragazza lesbica di vent’anni. Mi racconta che ha vissuto in una piccola periferia dove il sesso era un tabù e l'unico modo per capire di più era la pornografia. “Senza il porno forse avrei dovuto aspettare ancora tanto per capire che non solo mi piacevano le donne, ma che ciò non mi turbava in alcun modo. Sono riuscita a capire quali aspetti facevano parte della mia intimità e quali no e soprattutto a esplorare il mio corpo come mai prima." E a proposito della prospettiva maschile preponderante dice: "Molti dei video erano alienati da quella che è la realtà dei rapporti lesbici, era come guardare la realizzazione della tipica fantasia maschile. Ho sempre cercato altri contenuti, qualcosa che non fosse esattamente amatoriale, ma piuttosto scene che rappresentassero le fantasie femminili, anche se in maniera più classica, e con un po' di sadomaso—che a parer mio crea un'ottica più neutrale, visto che non ci si concentra tanto sull'identità sessuale quanto sul ruolo."

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Anche Giulia, eterosessuale di 20 anni, è piuttosto critica: “Noto una certa discrepanza tra il dominare maschile e quello femminile, come se il maschio dovesse per forza stare sopra e la donna dovesse essere sottomessa. All’inizio della mia vita sessuale cercavo video che mi mostrassero come dovesse stare una donna sopra, e sinceramente ho dovuto scavare per trovarne, sono molto rari.”

Per Federica, 20 anni ed etero, "l'immagine più o meno velata di una donna sottomessa e che deve fare di tutto per compiacere le richieste dell’uomo" è una delle "poche cose che odio dei porno." Ma il suo rapporto col genere è tutto sommato positivo: “Guardavo porno più raramente e li vedevo come una meta da raggiungere: mi ero creata aspettative deformate sul sesso, che venivano disattese dai rapporti che avevo nella realtà. Oggi so che il sesso della vita reale non è quello dei porno, e oltretutto mi sono avvicinata anche a generi un po’ più genuini e autentici. Grazie alla pornografia ho scoperto tante cose di cui ignoravo l’esistenza, sono diventata più consapevole e ho cercato di sfruttarla al meglio per migliorare la mia vita sessuale.”

Anche per Stefano, un ragazzo gay che mi racconta di essersi avvicinato alla pornografia tramite gli anime, è stato un processo di scoperta. “Guardando quei cartoni a fine elementari/inizio medie, ho iniziato a capire che effettivamente non me ne poteva fregare nulla delle ragazze, e che io mi sarei volentieri fatto i ragazzi. Da lì sono passato al porno vero e proprio.”

Dopo aver ascoltato le storie di questi ventenni ho pensato ad alcune cose. La prima è che forse si sbaglia a considerare gli adolescenti come soggetti passivi rispetto agli stimoli della società. La seconda è che l'esempio di una settorializzazione educativa proposta dal'articolo di Jones mi sembra un plus che potrebbe essere assorbito da un’educazione sessuale a 360 gradi: un programma di educazione sessuale nel 2018 non potrebbe prescindere dalla pornografia (né, del resto, da una diversificazione di tematiche a seconda dell’orientamento sessuale).

Negli Stati Uniti, dove l'educazione sessuale è malconcia tanto quanto da noi, il colosso pornografico PornHub ha deciso di aprire un portale educativo che, viste le sue origini, parla di identità di genere e orientamenti sessuali con una laicità impressionante.

Perché lo si voglia o no, il porno è sintomo di un certo grado di liberazione sessuale e mentale nella società e, al netto di tutti gli strati di rappresentazione di cui è stata investita la donna nel corso dei secoli, ha anche contribuito a emancipare il piacere sessuale, a far sì che le donne se ne appropriassero, seppur inizialmente a favore di un’ottica maschile. Ma anche questo sta cambiando.

Partire dal presupposto che il porno abbia un’influenza negativa è riduttivo: è una frazione minima di una cultura molto più ampia, un contenitore di infiniti tipi di rappresentazioni sessuali e di genere, e non sarei così severa nell’assegnargli un peso elevato nel definire le regole di interazione tra generi.