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Tecnologia

La realtà virtuale aiuta a comprendere i molestatori sessuali

La realtà virtuale potrebbe essere d'aiuto per comprendere come gli istinti dei molestatori vengono innescati e in quali luoghi.
Immagine: University of Montreal

Cercare di comprendere i motivi per cui i maniaci commettono atti di violenza è un'impresa le cui radici affondano probabilmente in tempi molto antichi. Al giorno d'oggi, per affrontare questa indagine, i ricercatori spesso presentano stimoli visivi in forma di foto o registrazioni audio e studiano la reazione dei molestatori grazie a un anello intorno al loro pene che rileva il livello di eccitazione. E come potete immaginare, è una pratica piuttosto controversa.

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La platismografia peniena viene molto criticata perché i soggetti possono semplicemente sforzarsi di non prestare attenzione allo stimolo a cui sono sottoposti: lo stimolo, inoltre, è spesso decontestualizzato dalla realtà o può non essere lo stimolo adatto.

Applicare però questa procedura nel mondo della realtà virtuale potrebbe portare a un cambiamento, secondo gli psichiatri forensi della University of Montreal: i ricercatori canadesi hanno costruito una camera a realtà virtuale al Philippe Pinel Institute, un ospedale psichiatrico criminale, per esaminare in un contesto più realistico le reazioni dei molestatori e studiare cosa scateni i loro impulsi.

"Abbiamo migliorato gli stimoli: ora sono più aderenti alla realtà, e sono dinamici," mi ha scritto Massil Benbouriche, uno dei medici che ha condotto lo studio. "E per controllare le reazioni alle strategie utilizzate abbiamo un dispositivo di rilevazione dello sguardo con cui siamo in grado di sapere dove e cosa il nostro paziente sta guardando. Possiamo anche comprendere meglio il processo mentale che ha luogo (o cosa conduce a una certa decisione o su cosa la reazione è basata) e migliorare le valutazioni cliniche."

La camera è un cubo a realtà virtuale in cui vengono proiettate varie scene realistiche in 3D su ogni parete, creando così un coinvolgimento totale. Al paziente vengono fatti indossare degli occhiali per il 3D, mentre alcuni avatar dall'aspetto più disparato, dai 6 ai 25 anni, passeggiano all'interno di questo scenario virtuale.

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Il paziente è collegato a molti sensori—che controllano il movimento degli occhi, la conduttanza cutanea, i battiti cardiaci e vi è anche un EEG—e i ricercatori canadesi sperano così di riuscire a ottenere un'immagine completa di ciò che i molestatori pensano e provano quando decidono di commettere un'aggressione. E ovviamente c'è sempre l'anello sul pene.

Secondo Benrouriche un metodo che usa la realtà virtuale per investigare la psicologia dei predatori sessuali potrebbe essere d'aiuto per comprendere come i molestatori regolano i propri istinti in luoghi potenzialmente innescanti.

"Una cosa è credere di essere in grado di gestire la propria rabbia, ma un'altra cosa riuscire a farlo quando sei in un bar, sbronzo, con un tizio che ti provoca, ecc," mi ha scritto Benbouriche. "L'obiettivo del nostro lavoro è valutare non soltanto i fattori di rischio, ma come si scatena l'aggressione in un determinato contesto. Non ci siamo ancora arrivati alla comprensione piena, ma ci stiamo avvicinando."

Un approccio del genere è stato utilizzato anche nel contesto di terapie per la cura delle fobie e per la dipendenza da droga, poiché gli scenari realistici creati con questa tecnologia sono dei contesti accurati per studiare i fenomeni nel dettaglio: la realtà virtuale è stata utilizzata anche per affrontare la dipendenza da eroina.

La realtà virtuale è una tecnologia che può essere usata in molti altri campi della ricerca psichiatrica. "I molestatori sono soltanto una parte del mondo della psichiatria forense," ha scritto Benbourich. "Stiamo attualmente lavorando all'uso della realtà virtuale per affrontare le allucinazioni uditive degli schizofrenici, e anche ad interfaccia cervello-computer per avere a che fare con i deficit di empatia."

Benbouriche ha sottolineato che l'obiettivo del suo team è quello di rendere la realtà virtuale accessibile ad ogni ricercatore medio che volesse utilizzarla nelle indagini di routine. Anche se una camera a realtà virtuale non è probabilmente per le tasche di tutti i ricercatori, un Oculus Rift ha un costo pari a 200 dollari, e saranno disponibili a breve delle alternative. A quel punto i ricercatori dell'Università di Montreal creeranno delle app a realtà virtuale per studiare la psicologia della violenza.