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Tecnologia

Secondo la NASA il 92 percento dei pianeti simili alla Terra deve ancora nascere

Il 92 percento dei pianeti abitabili deve ancora formarsi, ma noi non saremo qui per vederlo.
Immagine: NASA/ESA/G. Bacon (STScI)

In genere, quando si pensa alle civiltà aliene e ai pianeti fuori dal nostro sistema solare che potrebbero ospitarle, si ragiona in termini di spazio e distanza. Ovvero, i pianeti abitabili devono essere sparsi per l'universo in un certo modo e secondo una certa densità, stando alle osservazioni fatte sull'universo in questo momento temporale, perché un contatto con esse non sia improbabile.

Lo spazio e la nozione di distanza Euclidea dello stesso sono concetti relativamente semplici da comprendere, ma bisogna anche fare i conti con il tempo. Il tempo è un fattore altrettanto vasto: le civiltà aliene nell'universo potrebbero essere abbondanti, ma disseminate nel tempo, e noi resteremmo, di conseguenza, in un bacello vuoto e freddo.

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Secondo uno studio pubblicato questa settimana su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society, per gentile concessione dei ricercatori allo Space Telescope Science Institute della NASA a Baltimora, la Terra sarebbe in anticipo al banchetto cosmico, e qualcosa come il 92 percento dei pianeti potenzialmente abitabili dovrebbe ancora formarsi, figuriamoci arrivare a coltivare forme di vita biologica. L'analisi del STScI, firmata dagli astronomi Molly Peeples e Peter Behroozi, è basata sui dati raccolti dall'Hubble Space Telescope e dall'osservatorio spaziale Kepler, che è sempre a caccia di pianeti.

Se da un lato siamo nell'ultima infornata di pianeti tra quelli che esistono al momento—la Terra si è formata dopo l'80 percento di essi—l'universo non è certo a corto di materie prime. Le conclusioni dello studio hanno per lo più a che fare con la prevalenza di queste materie prime sottoforma di nubi di polvere mescolate con i vasti aloni di materia oscura che si teorizza avvolgano le galassie visibili.

La maggior parte del restante 92 percento dei pianeti sarebbe destinato a emergere tra i 100 miliardi e il trilione di anni nel futuro

Quando la Via Lattea colliderà finalmente con la galassia di Andromeda e le due si fonderanno, tra circa quattro miliardi di anni, dovrebbero esserci qualcosa come 3.9×1011 masse solari di avanzi per formare nuove stelle e pianeti entro l'alone di materia oscura che si sarà creato.

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"Ripetendo questo calcolo sull'intero universo, si nota che solo l'8% del gas al momento disponibile intorno alle galassie (i.e., entro gli aloni di materia oscura) è stato convertito in stelle ai tempi della formazione della Terra," scrivono Peeples e Behroozi. "Anche escludendo l'accumulo successivo di gas sugli aloni, il raffreddamento continuo del gas esistente porterebbe a pensare che la Terra si sia formata prima del 92% circa degli altri pianeti analoghi."

È possibile prendere questi numeri e ottenere una stima piuttosto prudente del numero di civiltà aliene che l'universo sarebbe in grado di generare nel corso della sua vita. Se partiamo dal presupposto assolutamente cauto secondo cui la Terra ospiterebbe la prima civiltà nell'universo, è probabile che l'universo arrivi a produrne circa 12 in totale.

Ovviamente, si tratta di una visione molto contenuta, ma che si sposa bene con la nostra esistenza apparentemente solitaria qui nel Sistema Solare. Se la Via Lattea, l'intero paesaggio stellare che vediamo, contenesse anche solo un'altra civiltà, allora i calcoli produrrebbero un risultato per cui la Terra sarebbe la dieci miliardesima civiltà nell'universo.

Detto ciò, possiamo aggiungere con un po' più di certezza che, se anche l'universo producesse un gran numero di civiltà, dopo aver prodotto i pianeti adatti ad ospitarle, la maggior parte di esse comparirebbe molto, molto lontano nel futuro. Dato l'attuale tasso di formazione planetaria in calo nella Via Lattea e forse anche oltre, è probabile che la maggior parte del restante 92 percento dei pianeti sia destinato a emergere tra i 100 miliardi e il trilione di anni nel futuro.

"Quindi, man mano che l'universo si espande, riducendo il numero di galassie osservabili," conclude la ricerca," la maggior parte dei pianeti futuri che si formeranno in altre galassie non saranno visibili dalla Via Lattea."

È possibile consultare una versione open-access dell'articolo sul server arXiv.