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Non ci sono più i detective privati di una volta

Mi è sempre piaciuto pensare che i detective privati fossero dei loschi figuri che vanno in giro con lunghi impermeabili neri e improbabili cappelli a tesa larga. Poi ho visto Glenn Mulcaire ed è stata un po’ la morte di ogni romanticismo.

Martine Baret nel suo ufficio in Rue du Louvre.

Mi è sempre piaciuto pensare che i detective privati fossero dei loschi figuri che vanno in giro con lunghi impermeabili neri e improbabili cappelli a tesa larga. Poi ho visto Glenn Mulcaire—quel detective privato assunto da News of the World nel caso delle intercettazioni che somiglia molto a un concorrente di un gioco a premi—ed è stata un po’ la morte di ogni romanticismo.

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Fortunatamente in Francia i detective godono ancora di un buono status, possiedono agenzie di famiglia nelle vie più belle della città e si fanno pubblicità online. Mi sono imbattuto in una di queste agenzie durante un viaggio a Parigi, quando la mia attenzione è stata catturata da una insegna al neon, “Duluc detective”, sopra a una profumeria in Rue de Louvre. Martine Baret, la 66enne che la gestisce, mi ha raccontato di aver ereditato l’agenzia da suo padre, che a sua volta l’aveva ereditata dal padre, il quale l’aveva fondata nel 1913.

Mi ha anche raccontato che sono tempi duri per gli investigatori privati francesi. Un tempo quella del detective privato era una professione fiorente che contava almeno 2000 lavoratori, mentre oggi in Francia di investigatori privati come Madame Baret ce ne sono meno di 800. La SNARP, una sorta di sindacato dei detective privati, sta lottando perché non vengano più considerati semplici ficcanaso con gli stessi diritti di tutti i cittadini: vogliono che vengano riconosciuti come “ausiliari di giustizia” (ausiliari ufficiali del sistema giudiziario).

Ho chiesto a Madame Baret di raccontarmi la sua carriera da detective e di come le cose sono cambiate nel tempo.

VICE: Bonjour, madame. Allora, mi racconti: quando ha iniziato a fare questo lavoro? 
Martine Baret: Ho iniziato a lavorare qui nel 1966, quando avevo 18 anni, e mio padre era felicissimo di lavorare con me. Adoravo questo lavoro e mi piace ancora moltissimo perché è sempre diverso: si incontrano persone interessanti, mi permette di avere uno spaccato completo della società. Riesco ancora a entusiasmarmi per ogni caso.

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Quanti appostamenti fa ancora personalmente?
Se c’è bisogno di una donna, allora scelgo di andare ancora io; una donna in genere è una figura più discreta. Altrimenti sono i miei colleghi uomini a condurre la maggior parte dei pedinamenti. Oggi non è più facile ottenere informazioni dai vicini di casa, perché negli stabili le persone non si conoscono come prima e ci sono anche meno pettegolezzi in giro. I portieri vedono e sentono meno rispetto a prima, le persone sono più riservate e le nuove porte con i codici elettronici hanno reso tutto ancora più difficile.

In quanti dei vostri casi l’adulterio è al centro e voi dovete seguire uomini e donne che tradiscono i propri compagni? 
Una volta circa l’80 percento dei casi riguardava sospetti di adulterio, ma nel 1974 la legge sul divorzio in Francia è cambiata e quindi anche la percentuale di casi è diminuita. In una causa di divorzio ad esempio non è più fondamentale provare l’infedeltà. Nonostante ciò ne seguiamo ancora, per cose come la divisione dei beni e l’affidamento dei figli ad esempio. Cerchiamo di raccogliere informazioni sull’ammontare del patrimonio del coniuge o un suo ipotetico abuso di droga o alcol. Ma è comunque molto diverso, oggi: si tratta del 20 percento dei casi.

Quindi ai francesi non interessa sapere se il loro partner va a letto con qualcun altro? 
Ad alcuni interessa, sì. Ma oggi le donne lavorano di più e non hanno molto tempo per preoccuparsi di quello che fanno i mariti alle loro spalle.

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La gente oggi non può fare da sé le proprie indagini, utilizzando gli strumenti che trova online?
Sì, internet ha indubbiamente cambiato qualche cosa, ma per alcuni il detective privato è ancora l’unico modo per ottenere risultati concreti. Abbiamo gli stessi diritti di un qualsiasi cittadino francese, ma li conosciamo meglio di tutti gli altri e usiamo questa nostra conoscenza per ottenere le cose di cui abbiamo bisogno. Ad esempio ci sono registri pubblici che possiamo comprare o ottenere, quelli delle proprietà immobiliari, o quelli familiari. E usiamo ancora la nostra astuzia per ottenere informazioni, restando sempre nei limiti della legge ovviamente.

Come si comporta se uno dei suoi clienti le chiede di trasgredire la legge? Fino a che punto è disposta a soddisfare la sua richiesta? 
Se un cliente mi chiede di oltrepassare i limiti imposti dalla legge, può tranquillamente andarsene da un’altra parte. È troppo rischioso metterci la faccia: la reputazione in questo lavoro è molto importante.

Quindi lei ad esempio non intercetta telefonate? 
No. Anche se fossimo in grado di ottenere delle buone registrazioni, anche se potessimo registrare una conversazione in un ristorante o scattare una foto da una finestra, non potremmo comunque usare queste prove in un’indagine. Non è legale. Se invece ci dovesse capitare di origliare delle conversazioni o di sentire dei pettegolezzi in giro, queste sono informazioni che potremmo usare, quindi dobbiamo cercare di ottenere lo stesso risultato con mezzi diversi.

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Vi è mai capitato di avere problemi con le persone coinvolte nelle indagini? 
Si, ogni tanto le persone non sono contente, ma noi siamo stati incaricati dai nostri clienti che ci hanno chiesto di ottenere informazioni vere. Non possiamo preoccuparci di come si sentono loro. Le informazioni e le prove che possiamo ottenere sono quelle che un avvocato può utilizzare: se un giudice ad esempio vede una foto di una nostra agenzia sa che non è stata ritoccata con photoshop, conosce la nostra reputazione. Possiamo scattare fotografie di persone o di numeri targa, fintanto che lo facciamo in luoghi pubblici, per strada. Del resto tutti possono fare foto: non è un problema per quanto riguarda la privacy.

È difficile non farsi coinvolgere emotivamente dai casi? 
Siamo in grado di gestire fino a 100 casi di persone scomparse l’anno. Mi è capitato di avere a che fare con una donna che era alla disperata ricerca di suo padre e quando l’abbiamo trovato lei ha iniziato a piangere così tanto che io non ho potuto fare altro che mettermi a piangere con lei. Questo per dire che è difficile non lasciarsi coinvolgere emotivamente, ma bisogna comunque essere duri, anche perché non sempre il caso di un cliente va a finire bene.

Abbiamo gestito il caso di un’altra donna che voleva scoprire chi fosse il suo vero padre. Alla fine siamo riusciti a rintracciare il padre nel sud della Francia e la nostra cliente è andata a trovarlo. L’uomo era molto vecchio, ha letto il nostro rapporto, tutte le prove che c’erano dentro e ha detto: “Sì, il rapporto sembra corretto e io devo essere tuo padre, ma purtroppo non riesco a ricordarmi chi sia tua madre perché sono stato con moltissime donne. In ogni caso sediamoci insieme a mangiare qualcosa e a bere un bicchiere di vino.” La nostra cliente era un po’ delusa, ma almeno era riuscita a trovare suo padre.

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L'ufficio di Martine Baret in Rue du Louvre 

Quali sono oggi i casi più comuni?
Un capo può chiederci di scoprire se una cosa su uno dei suoi dipendenti è vera o falsa—il dipendente potrebbe passare il suo tempo a guardare la televisione mentre dovrebbe lavorare o afferma di essere malato e non lo è. Oppure ci sono casi di capi che vogliono sapere se un loro dipendente che ha lasciato l’azienda ha rubato informazioni importanti, riservate, per passarle a un’altra azienda del settore. Casi come questo sono tecnicamente più difficili: bisogna andare a cercare nella spazzatura del dipendente, quando la butta per strada, per vedere se ha qualcosa. Ecco, direi che la maggior parte dei casi oggi è di questo genere.

Cosa ne pensa dei film noir sulle vite degli investigatori privati, o i romanzi polizieschi? Ha qualche preferenza a riguardo? 
La maggior parte di questi film e di questi libri mi rattrista un po’, perché sono ben lontani dalla realtà. Vedi un microfono che scivola dietro a una finestra e pensi “No, no no…” che peccato! È difficile trovare un buon film sul lavoro investigativo. Forse potrei citarne uno vecchio come Baci rubati di Truffaut, ma quelli moderni no: sono così tecnologici da non essere verosimili.

Cosa significherebbe per voi diventare “ausiliari giudiziari”?
Oggi un giudice apprezza il rapporto di un detective privato sulla base della sua reputazione; se invece diventassimo ufficialmente degli ausiliari del sistema giudiziario allora non ci sarebbe più nulla da discutere o da considerare: le nostre prove verrebbero accettate in modo più semplice.

Quando pensa di lasciare il lavoro e andare in pensione?
Mai. Non smetterò mai perché sono sempre piena di entusiasmo per il prossimo caso. A volte non dormo nemmeno la notte perché ho tutte le informazioni necessarie, sono riuscita a trovare la soluzione e so che il cliente è lì, in attesa.

Segui Adam su Twitter: @adamtomforrest