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Tecnologia

L'Etna sta sprofondando lentamente nel mare

Secondo un nuovo studio il fianco sud-orientale del vulcano è slittato di quattro centimetri in otto giorni e il processo non è reversibile.
Immagini: per gentile concessione di Felix Gross.

Sembra che in questi giorni arrivino solo notizie poco rassicuranti dai principali vulcani italiani. Se lo studio che mette in luce come sono morte veramente le vittime dell'eruzione del Vesuvio del 79 d.C. — piccolo spoiler: la temperatura era così alta che il sangue nelle loro vene è evaporato e la pressione conseguente ha fatto esplodere i loro crani — aggiunge ulteriori motivi per pensare a contromisure in caso di eruzione del Vesuvio, un nuovo studio pubblicato su Science Advances ci comunica che L'Etna sta scivolando sotto il mare.

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Il fianco sud-orientale del vulcano è slittato di quattro centimetri in otto giorni. Questa scoperta preoccupa chi teme un possibile crollo del fianco del vulcano. Nelle ipotesi più catastrofiche, il crollo potrebbe causare uno tsunami. Lo studio — condotto da Morelia Urlaub del Centro Helmotz per la Ricerca Oceanica di Kiel (Germania) con la collaborazione dell’Istituto di Geofisica e Vulcanologia (INGV) di Catania— analizza per per la prima volta dati rilevati sul fondale marino ed evidenzia come le cause dello slittamento siano da attribuirsi soprattutto a forze tettoniche e gravitazionali.

I rilevatori immagini per gentile concessione di Felix Gross.

Come è noto dai primi anni Ottanta, il fianco orientale dell’Etna si sposta continuamente verso est di circa 3-5 centimetri all’anno. I dati contenuti nel paper sono stati raccolti attraverso una campagna di monitoraggio che si è svolta da aprile 2016 a maggio 2017 attraverso trasmettitori posizionati sul fondale a 1200 metri di profondità — alcuni su porzioni di fondale stabile, altri lungo le pendici del vulcano. I trasmettitori hanno misurato il loro spostamento reciproco attraverso segnali acustici, con una precisione di mezzo centimetro, determinando uno spostamento medio delle pendici sommerse dell’Etna di quattro centimetri fra il 12 e il 22 maggio 2017. Durante il resto dell’anno, invece, le posizioni dei trasmettitori sono rimaste praticamente stabili.

Lo spostamento improvviso — che ha interessato principalmente la parte sommersa, distante dal centro — è stato causato dalla spinta gravitazionale dato dal peso delle masse di roccia nella montagna. Il vulcano è slittato sotto il mare seguendo le faglie che si sono formate lungo il suo fianco. I dati raccolti dai trasmettitori posizionati sott'acqua, confrontati con quelli forniti dal Gps che riguardano la parte emersa del vulcano, fanno concludere che il movimento è avvenuto in assenza di terremoti. Se invece lo spostamento del fianco fosse stato causato da infiltrazioni di magma, i risultati avrebbero mostrato lo spostamento maggiore in prossimità del centro del vulcano, registrando un spostamento minore verso le pendici.

I risultati di questo studio fanno aumentare la preoccupazione per il futuro del fianco dell’Etna, soprattutto perché la mole di materiale che si estende in mare è tanto voluminosa da poter causare uno tsunami.

”Al momento, non esistono rimedi fisici contro lo spreading dei vulcani instabili," ha spiegato a Motherboard Stefano Carlino dell'INGV. "Possiamo solo sviluppare sistemi di allarme efficienti e controllare che le zone abitate vivano sotto un livello di rischio accettabile. In ogni caso, l'evento più catastrofico che potrebbe verificarsi è che una parte del vulcano collassi in un tempo breve, causando la fuoriuscita di magma, che può essere più o meno energica a seconda del livello di pressurizzazione del vulcano. Lo scenario più simile che mi viene in mente è quello dell'eruzione del Monte Sant'Elena negli Stati Uniti nel 1980. Anche se si tratta di un vulcano molto più piccolo dell'Etna, la sua eruzione ha interessato centinaia di chilometri quadrati.”

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