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Striscia la Notizia non è 'satira che scherza su tutto', ma il solito format indifendibile

Dopo le polemiche sull'ennesimo sketch pieno di stereotipi, ricordiamo gli episodi tutt'altro che scherzosi o di satira in cui è stato coinvolto il programma.
Leonardo Bianchi
Rome, IT
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Grab via Striscia la Notizia.

In queste ore sta facendo molto discutere uno spezzone di Striscia la Notizia in cui Gerry Scotti e Michelle Hunziker, lanciando un servizio sulla ‘sede Rai a Pechino’, fanno gli occhi a mandorla e sostituiscono le R con le L

La clip è stata ripresa da moltissimi account sui social, anche esteri, che hanno parlato apertamente di un’imitazione razzista e stereotipata.

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Solo qualche giorno fa, inoltre, la trasmissione era stata segnalata per uno “sketch” di Giass in cui si usava con disinvoltura la parola con la n (e di cui ne avevamo parlato proprio in un contenuto dedicato al tema, e poi in occasione dell’iniziativa #cambierai).

Nel frattempo Hunziker si è scusata con un video in inglese (piuttosto criticato) sul proprio profilo Instagram, e molte persone stanno difendendo la conduttrice e il programma sostenendo che Striscia non abbia fatto nulla di male—è un programma ironico e satirico che “non fa sconti a nessuno,” dicono, quindi può scherzare su qualsiasi cosa. Il problema, piuttosto, è che ormai “non si può più dire nulla” perché ci troviamo in una temibile “dittatura del politicamente corretto.” La stessa Striscia, del resto (e senza scusarsi), aveva parlato di satira per lo sketch di Giass.

Ma Striscia e satira sembrano stare difficilmente nella stessa frase. Solo negli ultimi anni ci sono stati servizi “ironici” sui migranti che scappavano dalle strutture d’accoglienza; altri in cui si rilanciavano calunnie contro le Ong che effettuano salvataggi nel Mediterraneo; e altri ancora in cui si attaccava la giornalista Giovanna Botteri per la sua acconciatura, salvo poi sostenere fosse in sua difesa.

La lista potrebbe andare avanti a lungo includendo gli esordi—con Striscia la Berisha negli anni Novanta, in cui si parodiavano pesantemente i migranti albanesi—oppure i servizi sulle droghe (su tutti quelli dell’inviato Vittorio Brumotti), quelli su giovani e trap, o ancora quelli su Achille Lauro ai tempi di “Rolls Royce.”

In generale, Striscia si è sempre trincerata dietro il paravento del suo spirito “irriverente” per rilanciare il peggior populismo e promuovere stereotipi triti e ritriti, andando spessissimo a colpire gli ultimi—che è l’esatto contrario di quello che dovrebbe fare la satira. Il punto è che parliamo di un programma nato a fine anni Ottanta, e che a giudicare da quello che mette in onda non è mai uscito da quel periodo.

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