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Proposta: e se andassimo in letargo fino alla fine della pandemia?

Ci aspetta un inverno molto duro a causa del COVID-19. Le misure anticontagio vanno bene, ma l'ibernazione? Ne abbiamo parlato con alcuni esperti.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
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Immagine via Getty Images.

Dopo un’estate che, per alcuni, ha dato un po’ di sollievo dal terrore del COVID-19, con l’autunno il numero dei contagi ha ricominciato a salire, portandosi dietro una visione tetra dei prossimi mesi. Verrebbe proprio voglia di andare in letargo e non pensarci più, no?

Considerato che la prospettiva almeno per l’inverno è di isolamento, freddo, buio e un maggiore rischio di contagiare o essere contagiati, alzarsi la mattina non sembra valere la candela. Anzi, se gli oltre sette miliardi di umani che abitano la Terra decidessero di andare in letargo si risparmierebbero una serie di problemi, non ultimo proprio quello della trasmissione del COVID-19.

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Oggi come oggi un’idea del genere è ovviamente fantascienza (oltre che probabilmente crudele), ma come ho scoperto parlando coi ricercatori che hanno avuto la pazienza di seguire il mio ragionamento, può anche fornirci degli spunti.

L’idea di abbassare il metabolismo umano è infatti di grande interesse per gli scienziati—e per varie agenzie spaziali come la NASA. A gennaio, un gruppo di ricercatori, inclusi quanti avevano preso parte a un workshop della NASA sull’argomento nel 2018, hanno pubblicato un paper che esplora alcuni dei primi passi da fare in quel campo.

Nel paper si suggerisce che una modica sedazione volta ad approfondire il sonno a onde lente, lo stato in cui il corpo umano raggiunge il livello di metabolismo più basso, potrebbero ridurre il metabolismo degli umani anche del 20 percento. Un tipo di sonno più profondo, più fantascientifico, potrebbe raggiungere addirittura il 98 percento, ha detto Matthew Regan, del dipartimento di bioscienze comparate alla University of Wisconsin-Madison, tra gli autori dello studio.

Capita che i medici rallentino temporaneamente l’attività metabolica di chi ha subito un ictus o un attacco di cuore usando una tecnica conosciuta come “ipotermia terapeutica”, e alcuni scienziati stanno studiando la possibilità di indurre torpore prolungato anche in mammiferi che normalmente non vanno in letargo.

Queste depressioni metaboliche più superficiali possono ridurre la quantità di ossigeno consumato e la quantità di anidride carbonica espulsa dagli umani durante i viaggi spaziali. Diversi tipi di torpore sono stati studiati per essere usati anche sulla Terra, a scopo medico.

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Il sonno più profondo—che, in futuro, potrebbe essere indotto con mezzi chimici o tecnologici—sarebbe in grado di ridurre la quantità di ossigeno, cibo e acqua consumati dagli astronauti, rendendo i veicoli spaziali più leggeri. Secondo Regan, gli animali in stati di sonno profondo sono anche resistenti alle radiazioni, un altro dei maggiori ostacoli ai viaggi spaziali per gli esseri umani. Infine, forse la sua caratteristica più famosa, il sonno profondo potrebbe essere usato per permettere agli astronauti di superare i viaggi più lunghi nel vuoto cosmico senza perdere la salute mentale né quella fisica.


Guarda il nostro video sugli scienziati che si stanno addestrando per colonizzare Marte:


C’è motivo di pensare che l’ibernazione potrebbe essere possibile negli esseri umani, secondo chi ha studiato il problema: “L’ibernazione e il torpore, processi che avvengono naturalmente per molti mammiferi, potrebbero essere due opzioni valide per raggiungere l’obiettivo di preservare più a lungo pazienti e astronauti, anche se oggi esistono solo nel regno della fantascienza,” proponeva nel 2018 un paper in Bioscience Horizons. “Il fatto che gran parte dei geni responsabili dell’ibernazione siano presenti anche nel genoma umano potrebbe permetterci di esplorare modi per indurre ibernazione/torpore usando tecnologie molecolari come il sistema CRISPR-Cas.”

Alcune di queste applicazioni potrebbero risultare molto utili anche per gli umani sulla Terra, specialmente durante una pandemia, ha detto C. Loren Buck, biologo della Northern Arizona University e co-autore del paper emerso dal workshop NASA. Buck stava anche pensando di scrivere un paper separato su come lo sviluppo della depressione metabolica potesse migliorare la vita durante la pandemia, ma non ha ancora avuto la possibilità di farlo.

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Buck ha ipotizzato che se un umano affetto da COVID-19 dovesse essere messo in uno stato di torpore, questo potrebbe impedire alla malattia di moltiplicarsi nel suo corpo, dato che alcuni virus richiedono processi biologici per diffondersi. Altri virus, però, come l’herpes, restano dormienti e si possono risvegliare più avanti nel tempo. Buck, sottolineando che non è né un epidemiologo né un esperto di apparato respiratorio, ha detto che il COVID-19 riduce il funzionamento dei polmoni, e quindi la quantità di ossigeno nel sangue. Diminuire il fabbisogno di aria del corpo tramite un abbassamento del metabolismo potrebbe quindi aiutare il paziente, anche se, ha aggiunto, il COVID-19 è una malattia complicata che può colpire diverse parti del corpo.

“La fantascienza ci dà un sacco di buone idee,” ha detto.

Secondo Regan, uno stato di torpore potrebbe aiutare anche a superare un periodo di stress psicologico come questo. “Anche con tutto internet e il lievito madre, la gente si annoia a stare in casa,” ha detto.

Siamo ancora agli inizi degli studi in questo campo—non dobbiamo aspettarci di vedere astronauti addormentati artificialmente nello spazio prima di un bel po’ di tempo, tantomeno noialtri durante una pandemia. Ma l’induzione di stati di torpore nei ratti, un’altra specie che non va in letargo naturalmente, ha dato buoni risultati. Secondo Regan, arrivare a indurre un torpore profondo negli umani richiederà molto lavoro.

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La ricerca sul campo ha bisogno di fondi e anche di capire meglio il processo che avviene naturalmente in animali come gli orsi, gli scoiattoli e i lemuri. Richiederà anche lo sviluppo di nuovi farmaci che imitino il processo in sicurezza, e una maggiore comprensione della fisiologia umana e dei suoi limiti.

“Sarei molto ottimista se dicessi che farò in tempo a vedere realizzarsi questa cosa,” ha detto Regan, aggiungendo che un vero isolamento probabilmente sarebbe in grado di fermare o almeno ridurre fortemente l’impatto della pandemia. “Non sono sicuro che la depressione metabolica sia in sé necessaria per ridurre la diffusione del COVID.”

Inoltre, secondo Noymer, professore associato di salute pubblica alla University of California di Irvine, piani come questo hanno spesso conseguenze impreviste nella fantascienza. Ipoteticamente, ad esempio, se l’umanità fosse messa tutta sotto anestesia totale, potrebbe perdere la possibilità di sviluppare un’immunità contro questa malattia. E, anche se la malattia fosse sconfitta del tutto in gran parte del mondo, alcuni laboratori potrebbero ancora conservarne un campione.

“Gli umani sono molto bravi a ignorare effetti imprevisti e conseguenze inaspettate” in questi scenari fantascientifici, ha sottolineato.

In maniera simile, per quanto possa sembrare allettante l’idea di svegliarsi alla fine dell’inverno e scoprire che la pandemia è scomparsa, sarebbe doppiamente tragico se scoprissimo che è ancora lì. A quel punto, la gente dovrebbe ricominciare da capo il processo di accettazione della situazione.

E poi l’idea di mettere a letto miliardi di persone simultaneamente fa emergere alcuni problemi etici, ha detto Buck—anche se, come opzione leggermente più ragionevole, lui ha suggerito che si potrebbe anche fare a turni. È già abbastanza difficile convincere la gente a indossare una mascherina o restare isolata—addirittura certi non credono nemmeno che il virus esista. Di conseguenza, convincere tutti a dormire per diversi mesi di fila potrebbe risultare un tantino complicato.

“Secondo te la gente si lascerebbe fare un’anestesia di qualche mese dal governo?” ha chiesto retoricamente Buck.