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Tecnologia

I vermi che mangiano polistirolo ci salveranno dalla plastica?

Questi vermi si sono nutriti di polistirolo per un mese e la cosa non sembra averli infastiditi, anzi.
Giulia Trincardi
Milan, IT

In uno strano colpo di scena—tra teorie transumaniste, viaggi nello spazio e criogenia—sembra che il nostro futuro dipenda (anche) da una creatura finora estremamente sottovalutata: il lombrico della farina.

Forse suona leggermente deprimente, ma la larva di Tenebrio molitor sì è davvero rivelata un organismo prodigioso: oltre a costituire con ottime probabilità il cibo del futuro (ma questa è un'altra storia), il lombrico più comune che potete immaginare è anche in grado di degradare il polistirolo in un compostaggio non dannoso per la terra grazie ai batteri che proliferano nel suo apparato digerente.

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Prendete un pannello di polistirolo, versateci sopra una secchiata di vermi, aspettate un po' di tempo e avrete ottimo concime per le piante.

Questa notizia proviene da due articoli usciti questa settimana su Environmental Science and Technology; i ricercatori coinvolti hanno studiato i batteri presenti nel verme bombardandoli di antibiotici per inibire temporaneamente—e quindi individuare—la loro precisa funzione all'interno del processo digestivo. A quanto pare, gli scienziati hanno nutrito i vermi con solo polistirolo per un mese, e la cosa non sembra aver influito sul loro stato di salute. Quello che invece è sorprendente è il prodotto della digestione di questi vermi (una volta interrotti gli antibiotici), "le analisi dei residui provenienti dalle larve che si erano nutrite di polistirolo […] hanno dimostrato il verificarsi di una scissione/depolimerizzazione di molecole a catena lunga e la formazione di metaboliti depolimerizzati all'interno dell'intestino delle larve," riassume l'abstract della prima parte della ricerca. In altre parole, i batteri all'interno di questi vermi spezzano molecole complesse e le riducono nei loro componenti semplici, nella fattispecie: anidride carbonica e sedimenti.

Abstract Image

Nella seconda parte della ricerca, gli scienziati sono riusciti a trasformare questi batteri in una pellicola che, applicata direttamente sul polistirene, è riuscita a smaltire il materiale direttamente, benché più lentamente rispetto a quanto faccia la digestione attiva dei lombrichi, riporta il sito Popular Science.

Il succo della faccenda è che i lombrichi della farina da oggi sono il migliore amico dell'uomo.

In caso vi sfugga il perché, sappiate che la plastica non è biodegradabile, perché per biodegradabile si intende qualcosa che si degrada e viene smaltito per opera di batteri; la plastica è comunque soggetta a determinati meccanismi di degradazione (quando abbandonata in natura) che coinvolgono i raggi del sole e l'acqua salata del mare. Quindi sì, la plastica che galleggia nell'oceano si sta lentamente degradando, ma la cosa costituisce un problema anche peggiore dell'inestetismo di una garbage island: acqua, pesci e quant'altro restano contaminati da sostanze chimiche tossiche che vengono poi assorbite anche dall'uomo.

Il fatto che questi vermi riescano a trasformare il polistirolo in un materiale non nocivo per il suolo forse non sarà la soluzione a tutti i nostri problemi legati alla plastica, ma è di certo una gran bella notizia.