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Musica

Ma Beyoncé ha davvero copiato il video di Lemonade?

Un regista ha fatto causa a Beyoncé, accusandola di aver copiato da lui il video di Lemonade. Abbiamo cercato di fare un po' di chiarezza sulla situazione.

Beyoncé e la sua squadra devono essere ormai abituati a beccarsi minacce di gente che vuole fargli causa. Se guardate la lista dei crediti di LEMONADE, che possiamo tranquillamente definire il disco pop (visuale!) dell'anno, è facile collegare l'enorme quantità di nomi che appaiono con l'esperienza del suo team legale a evitare lamentele e/o richieste di soldi per campionamenti non pagati. Ma il caso di Matthew Fulks è leggermente diverso.

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Di giorno, Fulks lavora come video editor di una televisione locale di Louisville, Kentucky, affiliata a Fox. Come secondo lavoro, crea e dirige video musicali per artisti locali realizzandoli nella sua area. Non sono affatto male. Sperimenta anche con approcci più attrasti, come si può vedere da Palinoia, un suo corto presentato qualche tempo fa al 48 Hour Film Festival.

Ed è proprio Palinoia il film che, per una serie di curiosi eventi, ha portato alla denuncia che Fulks ha presentato circa un mese fa e può essere letta per intero a questo link. Il regista sostiene che alcune parti della sua opera siano state riutilizzate in Lemonade—in particolare, il trailer. Si parla di "graffiti e persone a testa bassa", "persone rosse dagli occhi oscurati", "garage", "scalinate", "occhi bianchi e neri", "titoli di testa", "piedi per la strada", una "scena sull'erba", "figure minacciose mezze illuminate", oltre che della doppiatura e del modo in cui la colonna sonora è stata affiancata alle immagini. Morale, un sacco di roba, il che rende la questione decisamente interessante. Ma quanto è plausibile che i collaboratori di Beyoncé abbiano preso il lavoro di un regista amatoriale? E anche se fosse, come potrebbe questo dimostrarlo in tribunale? In parole povere, ci sono un po' di condizioni che vanno rispettate perché, secondo il sistema legale americano, si possa effettivamente presentare una causa per infrazione del copyright.

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Immagini dalla causa intentata da Fulks

Brian L. Frye è un professore di diritto all'Università del Kentucky, specializzato in questioni di diritti e proprietà intellettuale. Per puro caso, è anche un regista. A quanto sostiene, le prime due questioni da sbrogliare sono piuttosto semplici: l'opera di cui si tratta deve essere tutelabile, e bisogna esserne proprietari. "Qualsiasi cosa può essere protetta dal diritto d'autore. Il concetto di "originalità" è così flessibile che può essere applicato praticamente sempre", spiega.

Poi, si tratta di capire quando si tratta di plagio a tutti gli effetti. "Si possono mostrare prove dirette della cosa, o portare quelle che vengono chiamate tecnicamente 'prove circostanziali'. Ma è piuttosto difficile trovarne, dato che è piuttosto dura che chi ha lavorato per Beyoncé dica tranquillamente, 'Oh sì, abbiamo copiato il video di 'sto tizio.'"

Per dimostrare effettivamente la scopiazzata, l'attore—il regista, nel nostro caso—deve dimostrare una "somiglianza probante tra le due opere," una somiglianza che possa essere dimostrata incontrovertibilmente, e il fatto che il teorico trasgressore abbia effettivamente avuto la possiblità di accedere all'opera originale. "Greg Dolin, un mio amico che lavora all'università di Baltimore, si è inventato un modo di formulare la questione che divide in due approcci: quello alla Kevin Bacon e quello alla Leonard Cohen", ha detto Frye. "Nel primo, cerchi dei gradi di separazione tra le due opere. Nel secondo, tutti conoscono l'opera più celebre tra le due, e allora non è neanche più necessario mostrare la catena che la collega a quella meno conosciuta." Un esempio del secondo caso è stato lo scontro legale tra Tom Petty e Sam Smith, in cui il primo si è preso un po' di cash.

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Non è però questo il nostro caso: siamo in territorio da Kevin Bacon. Ed ecco entrare in gioco Chris Thomas, che lavora come manager di gruppi come gli Houndmouth (che sono proprio di Louisville) e i Bully da C3, un'agenzia basata ad Austin, Texas. Thomas ha studiato diritto ma non ha preso la licenza da avvocato. Nonostante ciò, la sua prospettiva è piuttosto utile in quanto sta al centro di un immaginario Diagramma di Venn che rappresenta il caso di Fulks. Ed è proprio lui la persona che ha aiutato a costruire un ponte tra Fulks e l'industria musicale. "Penso che Matt abbia una tesi solida", ha dichiarato.

Thomas ha contattato Fulks per chiedergli di dirigere un video degli Houndmouth. Apprezzava il suo lavoro e avevano qualche amico in comune. Come la causa dice chiaramente a pagina 3, Fulks ha poi chieso a Thomas di passare il suo portfolio ad alcuni suoi contatti nell'industria musicale, sperando di cavarci fuori qualcosa. Tra questi c'era il manager dei MS MR, che ha a sua volta inoltrato la mail originale tra Fulks e Thomas a Bryan Younce, vicepresidente del settore video di Sony/Universal America. Younce ha quindi contattato Thomas: voleva parlare con Fulks e chiedergli di preparare altri materiali. Ci siamo? Sembra un po' complicato, ma il punto fondamentale è che il nome di Younce appare nei crediti di Lemonade, e le riprese del video di Bey sono iniziate cinque mesi dopo tutto questo giro di contatti che abbiamo ricostruito. Stando all'approccio-Kevin Bacon, siamo a tre gradi di separazione.

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Non possiamo stabilire con certezza se Younce, o chiunque altro alla Sony/Universal o alla Columbia Records, abbia effettivamente guardato Palinoia, né se uno degli autori dello storyboard di Lemonade lo abbia volutamente o meno usato come ispirazione. Ma la questione-accessibilità di cui parlavamo prima è risolta. "Penso che, a livello legale, non si possa parlare plausibilmente di un'idea simile venuta a due persone diverse, proprio perché si può parlare di accessibilità", ha detto Thomas; "Se questa non sussiste, ci si può difendere parlando di coincidenze creative. Ma il fatto che una persona che ha lavorato direttamente con Beyoncé abbia avuto accesso a Palinoia e che, dopo averne ricevuto il link, abbia chiesto di poter contattare Matt… insomma, non chiedi di poter sentire qualcuno se non hai prima guardato anche solo alcuna delle sue cose". "Non importa se alla Columbia abbiano cliccato o meno sul link", ha concluso Thomas: "Fattosta che era nella loro casella di posta. Il che basta a dimostrare che esisteva una possibilità concreta di accesso all'opera."

Noisey ha inoltre contattato un avvocato di Los Angeles che lavora con l'industria musicale che ha chiesto di restare anonimo in quanto "Beyoncé è molto legata al nostro mondo". Per darvi un'idea dell'influenza di zia Bey, gente. Ad ogni modo: "[La questione dell'accessibilità] è stata molto utile a supportare le loro morivazioni dato che in questo modo possono dimostrare che qualcuno che ha avuto a che fare con il progetto ha ricevuto, o almeno visto, il video originale su cui si basa tutta l'impalcatura del processo", ha dichiarato l'avvocato. "Ma l'accessibilità è rilevante alla causa solo se si può al contempo dimostare una somiglianza sostanziale tra due espressioni artistiche coperte da diritto d'autore", ha aggiunto; "Quindi, insomma, non è certo una pistola fumante nella mano di un assassino."

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Morale: sappiamo che almeno parte del team che ha prodotto Lemonade ha avuto accesso al video originale di Fulks. Ma sono effettivamente così simili da poter parlare di plagio?

Thomas pensa di sì. "Ci sono momenti in cui le inquadrature e il loro contenuto sono quasi identiche. Non che le abbiamo copiate spudoratamente, ma hanno usato la stessa ambientazione e le hanno ricreate, magari espandendone qualcuna", spiega. "E l'audio è molto simile—quel suono industriale, pieno di bassi. Anche se non c'è una melodia particolare da seguire, i due filmati hanno lo stesso mood, trasmettono le stesse sensazioni."

Ad ogni modo, il mood e le sensazioni non possono veramente essere protette da diritto d'autore. Il che ci porta a parlare di una nozione molto importante quando si parla di copyright, la divisione tra idea ed espressione. "Il copyright protegge le espressioni; non l'idea che sta alla loro base", spiega l'avvocato di Los Angeles. E se gli elementi dell'opera in questione non sono protetti, non sussiste alcuna violazione.

Frye spiega più nel dettaglio come funziona lo spettro che divide "idea" ed "espressione". "Più l'elemento particolare di cui si sta parlando è astratto, più è probabile che questo sia un'idea; meno astratto e più concreto e specifico è, più è probabile che venga considerato un'espressione", dice. Nel testo della causa, gli avvocati di Fulks sostengono che sia Lemonade che Palinoa condividano "elementi visuali e auditivi, sequenze visuali e auditive, temi, formati, mood, ambientazioni, trama e ritmo"; enumerano poi nello specifico gli "elementi di espressione passibili di protezione". Cioè gli screenshot e le clip sonore che probabilmente avete già visto (ce ne sono alcune qua sopra) e sentito.

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Stando all'avvocato che vuole restare anonimo, è a questo livello che diventa più facile superare le strutture esistenti per proteggere effettivamente un'opera d'autore. "Se voglio scrivere una storia molto simile al Grande Gatsby posso praticamente riscriverla usando parole diverse. Posso rubare tutti i concetti che stanno dietro al racconto, la sua struttura, e non sarò avrò infranto alcun diritto d'autore perché serve solo qualche piccolo accorgimento qua e là per rendere la mia opera sostanzialmente diversa dall'originale, stando a quello che dice la legge", spiega.

Nonostante questo, quando la famiglia di Marvin Gaye ha citato in giudizio Robin Thick e Pharrell Williams per "Blurred Lines" accusandoli di aver copiato l'"atmosfera" di "Got to Give It Up", il giudice ha deciso che i nostri dovevano pagare 5.3 milioni di dollari ai Gaye, oltre che il 50 per cento delle royalties ottenute dal pezzo. Nonostante la canzone sia davvero stomachevole e la faccia da schiaffi di Thicke, una decisione simile resta decisamente pericolosa per l'industria musicale dato che va contro ciò che, stando alle leggi americane vigenti, viene considerata un'espressione passibile di protezione. "Fondamentalmente, in quel frangente l'accusa ha vinto non perché ha cercato di dimostrare nello specifico che un diritto d'autore fosse stato infranto, ma perché ha dimostrato una duplicità e un intento criminoso da parte della difesa", spiega Frye.

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Se consideriamo il caso di Gaye un'anomalia, possiamo concludere che Fulks dovrebbe affrontare una battaglia piuttosto dura se dovesse riuscire effettivamente a portare Beyoncé in tribunale. "Parlare di diritti d'autore applicandoli all'arte visiva è dura. Se devo essere onesto non so quale sia, a tutti gli effetti, il modo migliore per proteggersi." C'è comunque una probabilità che la causa nemmeno parta: considerando tutta l'attenzione che il caso sta attirando, e l'impegno che gli avvocati dietro alla cosa ci stanno mettendo, Beyoncé e le sue etichette potrebbero semplicemente scegliere di risolvere la cosa economicamente prima ancora di far iniziare un eventuale processo. In fondo i soldi persi sarebbero solo una goccia in un secchio pieno d'acqua.

Il trailer di 'Palinoia'

Il trailer di 'Lemonade'

Ho intervistato Matt Fulks appena prima che facesse partire la causa. Nel giro di due ore la questione è stata trattata da Pitchfork, TMZ, Spin e Billboard, e i suoi avvocati hanno messo un embargo su qualsiasi sua dichiarazione. Posso quindi solo scrivere che Fulks non sembra essere interessato ai soldi o al riconoscimento della sua influenza tramite un'apparizione nei crediti del video. Probabilmente il fatto che un'opera artisticamente enorme come Lemonade assomigliasse ad un suo lavoro gli ha fatto sentire il bisogno di trovargli una sua validità. E accusare il team creativo di Beyoncé è stato un modo per far saltare fuori il suo nome in un'industria tutto tranne che accogliente per figure come la sua.

Da un punto di vista astratto, fare causa a Beyoncé essendo un artista sconosciuto è una strada assurda ma, allo stesso tempo, rilevante per la stampa. "In generale, tutta questa cosa mi fa sentire un po' strano" ha dichiarato Thomas. "Penso che il suo gesto abbia un senso, e potrebbe avere delle ricadute pratiche, o con la Columbia o con altre etichette. In fondo, potrebbe trovare lavoro. Non gli si ritorcerà necessariamente contro, anzi. Probabilmente lo porterà da qualche parte." E per un regista all'inizio della propria carriera, non potrebbe esserci prospettiva migliore.