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(silenzio)- Ci sei?
(silenzio)Sto parlando da sola. Mi muovo e tocco la tastiera.La persona che mi deve portare nel dark web mi ha lasciato da sola proprio ora. Ho paura. Mi sento come nella frontiera tra Francia e Germania nel 1943, con il salvacondotto in mano. Come la bambina in Poltergeist davanti al televisore. Ci sono così tante metafore in grado di spiegare la mia situazione che potrei andare avanti all'infinito. Di certo c'è che l'abbandono è totale. A., il mio assistente in questa fase di passaggio, mi ha seguita pazientemente su Skype per ore. Entrare nelle profondità della rete, la rete libera dalla vigilanza che tutti conosciamo, non è semplice. Ovvio.Ho seguito le indicazioni di A. e mi sono scaricata i protocolli e le chiavi per creare indirizzi elettronici criptati che facilitassero l'operazione. Francamente, non saprei spiegare come funzionano, né so a cosa serva di preciso ogni singolo passaggio che ho compiuto. Obbedisco semplicemente, con la paura con la quale la gente come me accetta le politiche imprenditoriali dei social network, disposta a vendere i reni e il nome del mio primo figlio per poter pubblicare le foto dei gattini online. Da fuori, il dark web (che è una parte del deep web, che a sua volta è tutta l'area del web non indicizzata dai motori di ricerca) è collegato alla pedofilia, al traffico di armi e alla compravendita di droga, e presentato come un mercato nero pericolosissimo.
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2. Il modo migliore per cercare qualcosa fuori da Tor è tramite DuckDuckGo, un browser che non traccia gli utenti.
3. È pieno di gente sola.Per certi versi, questa parte della rete è diventata quello che erano i forum nei decenni scorsi. Vuoi parlare del modo migliore per scaricarti un film? Vuoi ascoltare musica con licenze condivise? Mi basta un frullato di proteine e qualcuno che mi parla di realtà virtuale per farmi sentire al Sonar. Al Sonar del 1996.
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