Salute

10 domande che hai sempre voluto fare a una persona con la schizofrenia

La schizofrenia è uno dei disturbi più fraintesi. Abbiamo intervistato una persona che ci convive ogni giorno.
Giacomo Stefanini
traduzione di Giacomo Stefanini
Milan, IT
schizofrenia
Tutte le foto: Hakki Topcu

Attenzione: questo articolo comprende descrizioni di autolesionismo. Se tu o qualcuno che conosci è a rischio e ha bisogno di aiuto, contatta il Telefono Amico allo 02 2327 2327.

Immagina di sentire una voce che ti ordina di metterti un sacchetto di plastica attorno alla testa e stringere forte. È successo a Laura*. Quella voce veniva da dentro la sua testa e non aveva intenzione di tacere finché lei non avrebbe fatto quello che diceva.

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Laura ha la schizofrenia paranoide, caratterizzata da deliri e allucinazioni. I sintomi sono comparsi quando aveva 18 anni, dopo una serata passata a bere con un’amica. Si è sentita confusa e il volume delle voci cresceva sempre di più.

"Pensavo ci fosse qualcuno nella stanza,” ricorda. “Non ero proprio presente, ma non ero neanche andata del tutto.” Quando le voci hanno improvvisamente preso a dirle di togliersi la vita, ha cercato di soffocarsi con un sacchetto di plastica. Ma poco prima di perdere conoscenza lo ha strappato e ha chiamato degli amici, che l’hanno portata immediatamente all’ospedale.

Nei mesi successivi, Laura ha avuto oltre 20 episodi psicotici. Oggi, a 21 anni, grazie alla psicoterapia e ai farmaci giusti, si è rimessa in sesto e sta svolgendo un apprendistato per un nuovo posto di lavoro. Come altre malattie mentali, la schizofrenia paranoide è spesso rappresentata in modo errato nella cultura popolare. Ho chiesto a Laura come ci si sente a vivere con un disturbo che distorce il senso di sé e della realtà.

A sinistra: Laura di schiena davanti a un muro. Vestiti neri, capelli castani ricci con colpi di sole. A destra: il portachiavi di Laura.

Laura di spalle e il suo portachiavi.

VICE: Quante persone ‘vivono dentro di te’?
Laura: L’idea che le persone schizofreniche abbiano personalità multiple è una scemenza. Sono sempre io—solo che ho cinque compagni che sono sempre con me. Di solito cerchi di distanziarti dal tuo stesso corpo. Una volta mi facevo dei profondi tagli sulla coscia con un taglierino per curiosità. Volevo vedere i diversi strati di grasso e vedere che aspetto avessero le vene mentre pompavano sangue fuori dal corpo.

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Che cosa dicono le voci nella tua testa?
Sento cinque voci, tutte di estranei. C’è una bambina piccola, avrà cinque anni. Lei mi difende quando gli altri mi insultano. C’è un uomo, lui è il sottomesso. E poi ci sono altre tre voci di donne. Una è la più dominante e aggressiva, le altre due sono sue seguaci.

Le psicosi sono classificate con un sistema a semaforo. Verde è quando ci limitiamo a parlare. Nella fase gialla, mi insultano, mi dicono che sono brutta o cose così. La fase rossa è quando mi dicono cose tipo: “Ora prendi una sigaretta e spegnitela sul dorso della mano.”

Hai paura delle tue possibili reazioni?
Una volta mi sono fatta ricoverare perché avevo il timore che non sarei sopravvissuta alla mia prossima psicosi. Eppure non sono mai stata considerata in serio pericolo di suicidio. Ho provato a uccidermi alcune volte mentre ero psicotica, ma senza impegnarmi fino in fondo. Una volta ho preparato un cocktail di farmaci che sapevo non sarebbe stato fatale. In quei momenti, so che sto facendo una cosa sbagliata, ma è l’unico modo per far tacere le voci se non ho le medicine con me.

Finora ho sempre cercato aiuto quando la situazione si faceva seria. Quando mia madre ha scoperto quante volte ho cercato di uccidermi, è scoppiata a piangere. Se hai la depressione, come me, pensi sempre che non mancherai a nessuno. Ma non dimenticherò mai la sua reazione. Non potrei mai farle una cosa del genere.

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Se esci con qualcuno, a che punto gli dici che hai la schizofrenia?
A parte sul lavoro, ne parlo apertamente. Però non lo direi proprio subito. Di solito dico prima che ho la depressione. Se l’altra persona cambia argomento, so che non funzionerà.

Quanto è difficile mandare avanti una relazione con te?
Non penso che sia molto difficile per il mio ragazzo. Sono una delle persone più comunicative che ti può capitare di incontrare. Se mostro i segni di un episodio psicotico, lui è il primo a rendersene conto. Di solito parlo con una voce un po’ bambinesca o appaio apatica.

A sinistra: Laura si copre la faccia con un quadro. A destra: Laura di profilo, con una mano sul viso.

Laura.

I tuoi amici hanno paura di approcciarsi in modo sbagliato con te?
No, sanno dove si trovano le mie medicine di emergenza e che non devono mai lasciarmi sola [durante un episodio]. Sanno anche che non devono bisbigliare vicino a me, così non mi sembra di sentire qualcosa che gli altri non possono sentire. Respingo totalmente le persone se mi dicono che le voci non sono reali durante la psicosi. Per me, in quel momento, sono reali eccome. E poi ci sono troppo dentro, il buon senso non basta.

Qual è stata la tua allucinazione peggiore?
Sentivo spesso delle formiche che mi camminavano sul corpo. Faceva davvero paura, perché ne ho la fobia. A volte, quando una formica mi si arrampica su una gamba, non so se è vera o no.

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Ti capita di essere imprevedibile?
No, riesco a comunicare con il mondo esterno anche quando sono psicotica. Non mi chiudo completamente. Se le voci mi dicono di farmi male, sono capace di dirlo a un amico sul momento. Ma le voci si portano dietro molte emozioni—quando mi dicono che faccio schifo è peggio di quando lo dice una persona reale.

Qual è la cosa peggiore che hai fatto durante una psicosi acuta?
La cosa del sacchetto di plastica. Non volevo morire, ma le voci mi hanno detto di farlo. Non avevo la forza per difendermi. Pensavo che se mi fossi rifiutata sarebbe successo qualcosa di peggiore della morte. Fortunatamente ho avuto un momento di lucidità.

Quanta paura hai di avere un’altra psicosi?
Molta. Al momento ho “solo” la depressione, ma può peggiorare in qualunque momento. Le psicosi possono essere innescate dallo stress, ma anche da estrema felicità. Ho avuto un episodio subito dopo aver passato l’esame per la patente. Nel mio lavoro devi essere in grado di lavorare sotto pressione. Ho paura che non ce la farò.

Se avessi un’altra crisi, sarei costretta a prendermi un periodo di pausa dal lavoro e a modificare i dosaggi delle medicine. Dovrei dirlo al mio capo. La maggior parte delle persone non capisce che puoi essere sana e malata allo stesso tempo. Il mio psichiatra dice che sto abbastanza bene per lavorare, ma so che i miei colleghi si metterebbero a camminare in punta di piedi se conoscessero la mia condizione.

La mia paura più grande è che i miei farmaci smettano di funzionare e che non ci sarà nessuna alternativa.

*Nome cambiato.