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Tecnologia

Niente paura: queste ricerche scientifiche ci salveranno dalle buche stradali di Roma

Le nanoparticelle magnetiche metteranno a tacere una volta per tutte le polemiche tra le varie amministrazioni comunali?
Una buca stradale in Costa Rica. Immagine: Arturo Sotillo/Flickr

Se gennaio riempie i fossi e settembre colma le botti, marzo ci regala tante buche stradali. Sì, è di nuovo quel magico periodo dell'anno, quando le strade di tutte le zone più fredde e umide del continente sembrano trasformarsi in un groviera. Non è meraviglioso? Siamo riusciti a spedire un'auto nello spazio, ma non sappiamo ancora come riparare un buco stradale per più di un mese.

Gli scienziati di tutto il mondo studiano il problema delle buche stradali da decenni e — come è emerso, tra pochi anni potremo avere delle soluzioni di maggiore durata rispetto al metodo attuale che consiste, be', nel gettare un po' di roba nelle buche e passarci sopra più volte con un camion.

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Larry Zanko è un ingegnere minerario geologico e senior fellow presso il Natural Resources Research Institute dell'University of Minnesota Duluth e ha studiato le buche stradali per quasi trent'anni. Il ricercatore sta lavorando su due diverse tecnologie, entrambe prevedono l'utilizzo di magnetite, un minerale ferroso prelevato dalle miniere del Minnesota. Entrambe le soluzioni di prova per rimediare alle buche sono durate più di un anno e, in alcuni casi, diversi anni.

Il primo metodo utilizza le microonde per riscaldare le buche e la pavimentazione circostante prima di riempirle con una miscela di magnetite e asfalto riciclato; il passo finale è scaldare il rattoppo per sigillarlo. Tutto questo dovrebbe garantire una maggiore tenuta, mi ha spiegato Zanko al telefono: ”la pavimentazione che circonda la buca e il composto per la riparazione si legano fino a diventare una cosa sola.”

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Il problema è che funziona solo su strade asfaltate. La seconda soluzione — che Zanko chiama Rapid Patch — funziona sia su calcestruzzo che asfalto. Si tratta di una miscela di magnetite e aggregati attivati dall'acqua che viene semplicemente versata in una buca, senza bisogno di essere riscaldata. In questo modo, una buca può essere riparata nel giro di 30 minuti, ha spiegato Zanko. Il ricercatore sta collaborando con il Dipartimento dei Trasporti dello Stato e due aziende per testare le tecnologie e spera di commercializzarle nei prossimi anni.

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Naturalmente, riparare le buche è di enorme aiuto in un paese la cui infrastruttura stradale ha ottenuto un punteggio di grado D nella 2017 Infrastructure Report Card della American Society of Civil Engineers. Secondo il rapporto, il 21 per cento delle strade degli Stati Uniti sono in cattive condizioni e il paese ha speso un budget di 836 miliardi di dollari per la costruzione di strade e ponti i cui lavori di realizzazione non sono ancora stati terminati.

Certo, come prima cosa, l'ideale sarebbe non avere strade che cadono a pezzi. Esattamente ciò a cui stanno lavorando Etienne Jeoffroy e il suo team del Politecnico di Zurigo, in collaborazione con il Laboratorio di ingegneria stradale dell'istituto di ricerca svizzero EMPA.

Un'auto alle prese con una buca stradale. Immagine: State Farm/Flickr

Il suo team ha scoperto che l'aggiunta di nanoparticelle magnetiche come l'ossido di ferro al bitume — che, una volta combinato con altri minerali forma l'asfalto — e, in seguito, l'utilizzo di un campo magnetico per "eccitare" le particelle, farebbe riscaldare il bitume. Questo processo lo porterebbe alla fusione, chiudendo le microfratture prima che si trasformino in un problema. ”L'idea è quella di riscaldare la strada una volta all'anno per chiudere eventuali microfratture,” mi ha spiegato Jeoffroy via WhatsApp. ”Se le micro fessure vengono chiuse in modo tempestivo, non si forma nessuna buca.”

Allo stesso modo, un team della Binghamton University-State University Of New York sta cercando di unire le proprietà dei funghi al calcestruzzo per consentirgli di auto-ripararsi. All'inizio di quest'anno, il ricercatore e assistente professore di ingegneria meccanica Congrui Jin ha spiegato a Science Daily che il fungo potrebbe essere miscelato preventivamente nel calcestruzzo. Nel momento in cui l'ossigeno e l'acqua dovessero penetrarvi all'interno, il fungo produrrebbe delle spore per riempire eventuali microfratture.

Potrebbe volerci un po' di tempo prima di vedere queste tecnologie in azione. Jeoffroy ha dichiarato che i test su alcune strade pubbliche stanno per iniziare, ma che potrebbe passare un altro decennio prima di arrivare alla commercializzazione e all'adozione diffusa di queste novità.

Eppure, questi scienziati non hanno intenzione di perdere questo treno. Secondo l'ultima Infrastructure Report Card dell'ASCE, la sola rete autostradale statunitense richiede attualmente più di 420 miliardi di dollari di riparazioni. Ci vorranno anni, e forse anche generazioni, per portare a termine tutto quel lavoro stradale.

In questo senso, raggiungere un po' di capacità di autoriparazione strutturale potrebbe fare molto comodo. Inoltre, è sicuramente più efficiente rispetto al mettersi a guardare tre operai che impiegano tre ore per riparare una singola buca.

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