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Tecnologia

Se ti incazzi a morte quando i video non si caricano, soffri di buffering rage

Non preoccupatevi, non siete i soli.

"Quando non riuscite a caricare un video vi aumentano le palpitazioni? Vi prudono le mani? Iniziate ad imprecare? Se avete risposto di sì a una delle precedenti domande allora potreste soffrire della Buffer Rage." Il disturbo, di cui si è occupato una ricerca commissionata da IneoQuest, è descritto come uno stato d'ira scatenato dagli imprevisti che si possono verificare visualizzando i video in streaming.

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Secondo lo studio, la fascia di popolazione più propensa a sperimentare questo tipo di disagio è quella compresa tra i 18 e i 25 anni (81% di utenti a rischio); gli uomini, in quanto maggiori fruitori, hanno più probabilità di soffrirne rispetto alle donne. Un dato generazionale interessante è che le persone sotto i 35 anni si incazzano di meno quando restano imbottigliate nel traffico rispetto a quando un video non riesce a caricarsi. Questo può essere indice di una rivoluzione di valori? Se Un giorno di ordinaria follia fosse ambientato oggi, l'esaurimento nervoso del protagonista verrebbe scatenato da un video che non si carica piuttosto che dall'ennesimo ingorgo stradale?

Proseguendo nella carrellata di dati: il 58% dei consumatori mal tollera i problemi di buffering che si verificano sugli smartphone. A fare imbestialire il 66% degli utenti, invece, sono le interruzioni che avvengono a metà video. Infine, più di un quarto degli utenti impazzisce se la visione in streaming di eventi sportivi riscontra problemi. Ma, quanto si è disposti ad aspettare prima di mollare il colpo? Il tempo di attesa medio tollerabile è di 10 secondi, passati i quali si abbandona il video, il 40% degli utenti non tornerà mai più su quel video: dati che dovrebbero far riflettere i produttori di contenuti e i fornitori di servizi in streaming.

Se il 55% degli utenti, quando sperimenta ritardi, tende ad incolpare il proprio Internet Service Provider io, invece, tendo a concentrare le mie invettive contro l'eventuale fattore umano che ne è responsabile: vago per la stanza nervosamente sognando di poter mettere le mani addosso a qualche programmatore per urlargli contro. In quei momenti, mi piacerebbe che esistessero dei device in grado di resistere a urti: penso a smartphone che possono essere scagliati senza frantumarsi in mille pezzi oppure a computer in grado di resistere ai calci.

Quando ero bambino, molto tempo prima dell'avvento della televisione digitale, ricordo che imitavo, senza neanche capire perché, la reazione composta degli adulti di fronte ai problemi di sintonizzazione della vecchia televisione che tenevamo in salotto: dare delle sonore pacche all'apparecchio, solo questo riusciva a tranquillizzare gli animi—oltre che a fare sintonizzare nuovamente per la tv. Credo che questo approccio sanguigno all'hardware che si aveva in passato abbia bisogno di una piccola rispolverata, ne va dei nostri nervi.