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Tecnologia

Il mondo di 'Westworld' è il futuro dei videogiochi

La nuova serie HBO tratta da Il Mondo dei Robot di Michael Crichton, è una serie di fantascienza rivolta a un pubblico che interagisce ogni giorno con le intelligenze artificiali.
Immagine: HBO

Uno dei punti più interessanti dello studio della mente umana e della sua possibile replicazione, è quello relativo all'etica nei confronti delle intelligenze artificiali. Una volta era una questione legata alla fantascienza alta, quella che parlava di navi spaziali e di voli interstellari, oggi è d'uso anche nella fantascienza più bassa, quella non così lontana dal vissuto quotidiano. Quella in cui un miliardario geniale e filantropo che sembra uscito da Google inventa un androide indistinguibile da una donna umana (come in Ex Machina) o quella in cui un sistema operativo è talmente in gamba da far perdere la testa a tutti i suoi utenti (come in Her).

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Anche in ambito scientifico ci si è sempre interrogati a proposito dell'etica verso le IA in più di una direzione. Per esempio, immaginate che fossimo in grado di creare un'intelligenza artificiale capace di provare i nostri stessi sentimenti. La rabbia per un'ingiustizia subita, l'umiliazione, la gioia, l'amore—Quali diritti potremmo avanzare su un essere del genere?

Dovremmo anche riconsiderare le interazioni più basilari: avremmo, per esempio, il diritto di accenderlo e spegnerlo a nostro piacimento? Che tipo di responsabilità dovremmo sentire nei suoi confronti? E, soprattutto, che diavolo di idea dell'etica potrebbero farsi queste "macchine" se mostrassimo loro che uccidere, torturare e disporre a proprio piacimento degli altri fa parte della nostra —e quindi anche della loro— natura?

Proprio da presupposti simili nasce la nuova serie di HBO Westworld: si tratta della continuazione di un discorso che nella fantascienza è iniziato ai tempi del mostro di Frankenstein di Mary Shelley, ha attraversato come un fulmine i robot di Asimov e si è radicato profondamente, come una scintilla di vita, nei simulacri di Philip Dick. Ha poi trovato terreno fertile nei videogiochi, dove IA sempre più sofisticate danno l'impressione al videogiocatore che i personaggi di contorno vivano vite dettate da routine realistiche, imparino da esperienze passate, possano ricambiare sentimenti di odio e amore nei confronti del protagonista a seconda delle sue azioni sul campo.

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Il mondo di Westworld è un'attrazione in costume, una giostra estremamente sofisticata che capovolge le regole del videogioco. Non è più il reale che inquina il virtuale attraverso visori o sensori di movimento, ma sono i personaggi non giocanti—quelli impegnati a seguire la routine che si diceva sopra— a diventare reali: di carne, ossa e sangue.

Il passo successivo dell'intrattenimento ludico è quello più vicino al giocatore: il mondo tangibile. Quel mondo in cui puoi sentire il sangue caldo di un bandito ferito a morte che ti schizza in faccia, o in cui puoi sentire la morbidezza del seno della prostituta che stai pagando. Nell'arco delle ore in cui hai accesso alla struttura, Westworld è un mondo a tua disposizione, all'interno del quale puoi seguire le storyline scritte dallo staff o interferire nelle vite dei personaggi, godendoti una giornata d'avventura. Se sei abbastanza ricco.

Questi personaggi che vengono uccisi, torturati, stuprati, fatti fuori come figuranti di poco conto sono animati da intelligenze artificiali ormai allo stato dell'arte, che hanno sviluppato sentimenti perfettamente umani e che, alla fine della giornata, vengono semplicemente resettati. Westworld, a seconda della parte da cui lo si guarda, quella dei ricconi che giocano a fare i cowboy o quella dei personaggi che fanno da pedine, è tanto il paradiso quanto l'inferno. La manipolazione di questi simulacri è l'opera del genio Robert Ford, ennesimo John Hammond (un po' come Westworld è una sorta di Jurassic Park), interpretato da Anthony Hopkins, e la sua figura è utile a introdurre un altro dei rapporti di forza fondamentali della sci-fi: quello tra uomo e macchina, tra creatura e creatore. Tra Dio ed essere umano.

Alla sceneggiatura c'è Jonathan Nolan, fratello di Christopher Nolan che essendo uno dei nomi di maggior richiamo ad Hollywood di certo non ha bisogno di presentazioni. Jonathan, che è la penna più felice della famiglia Nolan, gioca a riproporre molti dei temi che gli sono cari e che hanno reso famose le sue sceneggiature (come per Memento, The Prestige). La difficoltà nel discernere reale e non reale, l'ambiguità morale dei personaggi e il rapporto con una temporalità distorta che, in questo caso, si presenta sotto forma di un ciclo ininterrotto.

Il primo episodio di Westworld, che è costato la cifra record di 25 milioni di dollari, è andato in onda la scorsa domenica negli Stati Uniti e sarà trasmesso in italiano da Sky Atlantic a partire da lunedì 10 ottobre. Il solo pilota è lungo quasi come un film e, in realtà, propone già una lettura così chiara che potrebbe fare discorso a sé. HBO sarà presto orfana del suo campione d'incassi, quel Game of Thrones che si avvia verso una serena morte naturale e reclama un successore. La nuova creatura prodotta da J.J.Abrams ha tutte le carte in tavola per raccoglierne la pesante eredità.

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