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Tecnologia

La coscienza è una questione di correnti elettriche

Indagare i meccanismi della coscienza non significa poterli trasferire alle macchine.
Neuroni (colorati) nel cervello di un topo. Immagine: Zeiss Microscopy

Secondo un recente studio sui sogni lucidi per studiare la coscienza umana, l’autoconsapevolezza è la funzione di una corrente elettrica nel cervello. Non perdiamo la calma però: sapere dove la coscienza scaturisce nel cervello non significa poterla replicare nelle macchine.

Il team dell’Università di Gottinga ha indagato come la “coscienza di ordine superiore”―il pensiero astratto e la riflessività―venga generata da correnti elettriche chiamate onde gamma. I ricercatori hanno inviato delle correnti a bassa frequenza attraverso i lobi frontali dei soggetti sperimentali, imitando la fascia gamma, per indurre l’autoconsapevolezza nei pazienti non-coscienti.  In altre parole, hanno fatto avere dei sogni lucidi ai soggetti sperimentali. Lo studio ha notato che la consapevolezza cosciente scaturisce a 40Hz, il che suggerisce che la soggettività umana è il risultato di una stimolazione elettrica, almeno in parte.

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“Quando i soggetti diventano lucidi, espandono la loro consapevolezza cosciente, e acquisiscono gli elementi secondari della coscienza,” ha detto Ursula Voss, autrice principale dell’articolo. Si sapeva già che le onde gamma erano attive durante la fase di sonno profondo ma la loro relazione con la coscienza soggettiva non era ancora chiara.

La comprensione della coscienza umana è una questione cruciale per i ricercatori sull’intelligenza artificiale, per cui è facile vedere come i risultati di Voss possano alimentare le speranze di chi crede nella singolarità. È affascinante poter dire che dal momento che la coscienza è generata da correnti elettriche che stimolano i giusti input, allora un giorno in cui si potranno costruire delle macchine dotate di coscienza.

Nonostante i ricercatori abbiamo mappato il cervello con estrema precisione e oggi sappiamo quali parti di esso siano connessi con la nostra autoconsapevolezza, ancora non sappiamo cosa significhi. La coscienza è un tema complessa, e siamo solo all’inizio della sua comprensione. Come ha scritto David Brooks sul New York Times, “il cervello non è la mente.”

Sostenere che la coscienza possa essere spiegata attraverso la mappatura dell’attività cerebrale è ciò che la psichiatra Sally Satel ha chiamato “neurocentrismo.” Non è detto che questa sia una buona posizione, visto che alcuni neuroscienziati sostengono che l’attività cerebrale si trova spesso sparsa nel cervello e in forme variabili.

Come ha scritto José van Djick nell’articolo “Memory Matters in the Digital Age” il cervello è più simile a una sinfonia piuttosto che a un computer; suonando continue variazioni su un tema quando si tratta di richiamare cose come la memoria. Anche se possiamo tracciare l’attività cerebrale, potremmo non riuscire a descrivere il processo che avviene.

Questo problema ha importanti conseguenze per l’intelligenza artificiale. Finora, ricercatori e ingegneri hanno migliorato le macchine intelligenti poco a poco, e l’eventualità venga direttamente reingegnerizzata inversamente rimane qualcosa di sfuggente. Questo nuovo studio sui processi elettrici nel cervello non dimostra affatto che siamo più simili ai computer di quanto pensiamo.

“Spero che [la ricerca] trovi qualche applicazione nella riduzione della consapevolezza cosciente negli umani, ma di robotica…non so nulla di questo campo,” ha detto Voss. La sua ricerca si concentra più su preoccupazioni umani che futuristiche o meccaniche. Questa tecnologia potrebbe essere usata per “ricerche e applicazioni cliniche, sia per il trattamento di incubi, ma anche per il DOC o la forte depressione.”

Quando ho chesto a Voss se avesse mai provato questa tecnologia (e se fosse divertente, ovviamente) mi ha risposto che l’ha fatto ma solo in dosi più elevate e mentre era sveglia. “Ai soggetti sperimentali è piaciuto,” ha detto. Ma siamo ben lontani da creare delle macchine dotate di coscienza di ordine superiore, anche se capendo cosa la faccia scaturire negli umani potrebbe aiutarci a risolvere alcune questioni problematiche per la nostra specie. E, a quanto sembra, possiamo anche divertirci con questa tecnologia.