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Tecnologia

È giusto che l'AGCOM abbia il potere di bloccare i siti web?

Pochi giorni fa, il TAR del Lazio ha riconosciuto l'operato dell'AGCOM per la tutela del diritto d'autore. Ma le associazioni dei consumatori non sono molto d'accordo.
Riccardo Coluccini
Macerata, IT

Il 30 marzo scorso il Tribunale Amministrativo regionale (TAR) del Lazio ha emesso una sentenza nella quale si riconosce la costituzionalità dell'operato dell'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) nella tutela del diritto d'autore online.

Nello specifico, a dicembre 2013 l'AGCOM aveva introdotto il Regolamento in materia di tutela del diritto d'autore sulle reti di comunicazione elettronica e procedure attuative — entrato in vigore il 31 marzo 2014 — nel quale si descrive il procedimento necessario per effettuare una segnalazione di violazione del copyright all'autorità e quali sono gli strumenti per porvi rimedio.

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Il regolamento, una volta confermata la sussistenza della violazione, riconosce due possibili scenari: il primo caso è quello in cui il materiale protetto da copyright si trova su di un server all'interno del territorio nazionale, nel secondo invece all'estero.

L'AGCOM esige quindi che "i prestatori dei servizi […] impediscano la violazione medesima o vi pongano fine" richiedendo, rispettivamente, che il servizio di hosting provveda alla rimozione selettiva dei file dai suoi server oppure che il fornitore di servizi internet (ISP) impedisca l'accesso al sito per mezzo di un blocco del DNS — in questo modo il nostro browser web non riesce a visualizzare la pagina ma mostra un'apposita schermata predisposta secondo il regolamento.

L'AGCOM prevede inoltre che qualora vi siano violazioni gravi o massive dei diritti d'autore sia possibile accedere a un procedimento abbreviato con il quale si richiede la rimozione — o il blocco di accesso ai contenuti — entro due giorni dalla notifica.

Le associazioni dei consumatori — fra cui Altroconsumo ed Assoprovider — hanno segnalato diversi dubbi riguardo la "violazione del principio di imparzialità" da parte di AGCOM, come si legge dalla sentenza, perché l'onere economico degli ordini di AGCOM è a carico degli operatori di comunicazione elettronica.

Inoltre queste associazioni accusano l'Autorità di usurpazione dei poteri spettanti agli organi di polizia giudiziaria e alla magistratura ordinaria, sottolineando la discrezionalità con cui l'AGCOM potrebbe esercitare il potere di vigilare e prendere provvedimenti.

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La sentenza però riconosce la legittimità dell'azione di AGCOM nello svolgere compiti di regolamentazione e di vigilanza nel settore del diritto d'autore — incluso anche impedire l'accesso a determinati contenuti — "attraverso rimedi che si pongono in concorrenza, e non in sostituzione, di quelli già attribuiti all'Autorità giudiziaria."

Le associazioni dei consumatori hanno segnalato diversi dubbi riguardo la "violazione del principio di imparzialità" da parte di AGCOM.

L'avvocato Marco Consonni, dello studio Orsingher Ortu, mi conferma telefonicamente che "esistono delle norme che consentono a un'autorità di intervenire in varie materie," ma aggiunge che in questo caso la vera anomalia sta "nell'uso che ne fanno i titolari di diritti che comprensibilmente hanno creato un flusso informativo tra loro e l'Autorità che interviene quasi in maniera fiduciaria sulla base delle segnalazioni, senza un coinvolgimento del soggetto che viene poi censurato."

Infatti la facilità con cui si possono segnalare le violazioni del copyright e la mancanza di controllo sull'operato dell'AGCOM hanno prodotto un aumento drastico dei siti web aggiunti alla lista nera, e pertanto bloccati. Secondo i dati diffusi da AGCOM, aggiornati al 31 marzo 2017, le istanze per violazioni sono state 723, per 494 di queste sono stati avviati i procedimenti. In 320 casi è stato utilizzato il rito abbreviato (circa il 64%); 277 sono i procedimenti conclusi con ordini di disabilitazione dell'accesso e 16 sono quelli ancora in corso.

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Si tratta certamente di un percorso comodo per i titolari di diritti come SIAE e FIMI, ribadisce Consonni, ma i soggetti censurati dovrebbero avere più voce in capitolo, soprattutto se alcuni di questi siti censurati contengono anche sezioni in cui gli utenti possono postare contenuti user-generated, rischiando quindi di attaccare la libertà di espressione online.

In un comunicato ufficiale di AGCOM sull'esito della sentenza, si apprende che l'Autorità è soddisfatta di fornire "uno strumento agile, seppur rispettoso e garantista degli interessi di tutte le parti coinvolte, che risponde alle esigenze e alle richieste di tutela degli operatori del settore creativo, gravemente vessato dalla pirateria."

Il riferimento all'agilità dello strumento dovrebbe essere un segnale di allarme. Lo stesso concetto è ribadito anche nella sentenza del TAR in cui si segnala che il contesto digitale impone la necessaria tempestività degli interventi a tutela del diritto d'autore. Il rischio è quello di giungere a sistemi automatici di filtraggio dei contenuti caricati online come era stato proposto nella discussione sul copyright a livello europeo.

Al momento, sottolinea Consonni, "a livello europeo il sentimento comune sembra andare nella direzione di una maggiore severità contro le violazioni del copyright", garantendo maggior potere ai titolari dei diritti d'autore.