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Tecnologia

Oh no, questi politici vogliono creare una criptovaluta per salvare l’Italia

Per essere precisi, una 'moneta criptica'.
Immagine: Shutterstock / Composizione: Federico Nejrotti

Le elezioni del 4 marzo si fanno sempre più vicine, e con esse la pressione mediatica di liste e partiti che cercano in tutti modi di guadagnare spazio nel panorama mediatico nazionale. In tutto questo marasma, però, il rischio è di dimenticarsi delle cose davvero importanti: per esempio le criptovalute, che dopo mesi di trepidante attesa sono finalmente scese nel campo di gioco di questa tornata elettorale.

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Pochi giorni fa, infatti, il gruppo Lista del Popolo per la Costituzione ha annunciato con un post sul blog della lista la propria proposta per una ‘moneta criptica’ chiamata Peoplecoin e che permetterà “di rilanciare l’economia e lo sviluppo con una moneta parallela in grado di mettere sul mercato nuova liquidità senza gravare sul debito pubblico, ed anzi permettendoci di uscirne nell’arco di un triennio,” ha dichiarato Ingroia, frontman della Lista, la sera del 21 febbraio durante l’approfondimento politico sulle elezioni di Rai 2.

L’idea è per certi versi famigliare visto che proprio pochi giorni fa è stato ufficialmente reso disponibile il petro, la criptovaluta voluta dal governo venezuelano di Nicolàs Maduro e che dovrebbe aiutare il Venezuela ad aggirare le sanzioni finanziarie imposte dagli Stati Uniti. Peoplecoin, però, è una proposta che arriva da una lista politica ancora ben lontana dal potersi anche soltanto immaginare come in carica.

L’offerta iniziale che garantirebbe il gettito di partenza per il sostentamente di Peoplecoin, infatti, finirà per finanziare direttamente la Lista del Popolo. La criptovaluta, infatti, “È inizialmente assegnata a tutti coloro che decidono di versare un contributo volontario all’associazione ‘Lista del Popolo’,” si legge sul sito della Lista. “A ciascun contributore vengono assegnate tante unità di Peoplecoin quanti sono gli € di contributo versati (quindi, in rapporto 1:1).”

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I rapporti di forza in questo senso si fanno intricati. A quanto si legge la proposta prevede che una criptovaluta emessa da una lista politica venga inizialmente acquistata attraverso del denaro fiat che finisce direttamente nelle casse della Lista, ma che al tempo stesso andrebbe a supportare un circuito finanziario pubblico e complementare a quello convenzionale.

Il comunicato di Lista del Popolo inoltre fissa al 28 febbraio la data di chiusura della prima tornata di emissione di Peoplecoin, pur affermando chiaramente che “Non esiste ancora un mercato attivo per impiegare o scambiare i Peoplecoin,” ma che, ”Tuttavia il programma economico della Lista del Popolo per la Costituzione si basa sull’attivazione di canali commerciali domestici che consentano l’impiego a vario titolo di monete complementari e buoni acquisto quali i Peoplecoin.”

Benché il comunicato si sforzi a definire, pur sempre in maniera estremamente vaga, altri possibili utilizzi della criptovaluta — come il “regolamento dei servizi online premium,” o la “Costruzione di un mercato elettronico per lo scambio di beni funzionali di seconda mano” — è impossibile non nutrire più di qualche dubbio sull’effettiva fattibilità e praticità di questa proposta, specie se si considera che quella della ‘moneta criptica’ è una della proposte di punta della lista per ciò che riguarda il programma economico.

Se negli ultimi mesi il moltiplicarsi di truffe basate sull’emissione di nuove criptovalute supportate da white paper vaghi e ben poco tecnici ha lentamente avviato un processo di allerta nel mercato, l’assenza di un white paper per Peoplecoin ad appena 5 giorni dalla presunta conclusione della sua prima tornata di ICO appare quantomeno curiosa, se non direttamente divertente.

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