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Tecnologia

Secondo i Big Data il rap è la rivoluzione pop definitiva

Finalmente anche la musica ha raggiunto il suo momento di gloria con i big data.

Così come gli sport, che hanno statistiche avanzatissime per aiutare i cronisti nei momenti morti, finalmente anche la musica ha raggiunto il suo momento di gloria con i big data.

I ricercatori della Queen Mary University di Londra hanno usato 50 anni di dati di Last.fm sull'American Billboard Hot 100 chart per scovare tutti i trend stilistici dal 1960 al 2010. Pescando tra gli ascolti da 30 secondi di 17.094 canzoni, hanno misurato "una serie di peculiarità audio quantitative," per classificare le canzoni dal punto di vista dell'"armonia"—se hanno, per esempio, "cambi di accordi in settima dominante"—oppure del "timbro," se la canzone è "calma, lenta, suadente" oppure "martellante, aggressiva, incalzante."

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"Per la prima volta possiamo misurare le proprietà fisiche delle tracce su larga scala. Possiamo davvero andare oltre quello che ci dicono gli esperti di musica, e oltre quello che noi stessi sappiamo o pensiamo, andando a guardare direttamente dentro le canzoni, misurandone la costruzione per capire il modo in cui sono cambiate," ci ha detto Matthias Mauch, primo autore del paper.

La ricerca fornisce anche una pista per tracciare l'ascesa e il declino di alcuni generi e di alcune caratteristiche musicali. Per esempio, l'accordo di settima dominante—che all'orecchio di chi è abituato al pop suona un po' jazzato o dissonante se non risolto efficacemente—è in declino da 50 anni a questa parte, il che può coincidere con il declino dei generi blues e jazz nella Hot 100. La parabola del funk e del soul la si può trovare guardando invece all'uso degli accordi di settima minore, che come previsto ha un picco negli anni Settanta. La disco, a quanto pare, non è mai davvero morta, mentre il rock ha attraversato un periodo davvero buio negli anni Novanta.

I ricercatori hanno anche classificato i momenti in cui la musica ha subito le svolte più importanti.

Secondo il paper, "il tasso del cambiamento musicale—da piano a veloce—è rappresentato dal gradiente che va dal blu al verde al rosso al marrone: il 1964, il 1983, e il 1991 sono i periodi di cambiamento più rapido."

"L'ascesa del rap e dei generi a esso legati sembra essere, quindi, l'evento più radicale nei cambiamenti strutturali della musica"

Questo aspetto è piuttosto interessante: nel 1964 il rock prende il sopravvento a spese del doo-wop. Nel 1983 salgono la new wave, la disco e l'hard rock a danno del soft rock, del country e di soul e RnB.

Ma nessun cambiamento è stato così radicale come l'ascesa dell'hip hop. Nella classifica del timbro "energico, parlato, intenso" e della musica con pochi accordi—il che sembra un po' fuorviante se si pensa alla traccia che segna la nascita dell'hip hop, "Rapper's Delight," caratterizzata da una progressione armonica inconfondibile—si nota una vera rivoluzione nel passaggio dagli anni Ottanta agli anni Novanta.

"L'ascesa del rap e dei generi a esso legati sembra essere, quindi, l'evento più radicale nei cambiamenti strutturali della musica nelle classifiche americane nel periodo studiato," sostiene il paper. Il risultato dello studio è apparso in Royal Society Open Science. A questo punto siamo elettrizzati all'idea di accedere ai loro dati.

Tecniche come questa possono essere usate per capire se davvero le canzoni d'amore sono in declino nelle classifiche pop, se la musica sta diventando più omogenea come dicono (secondo questo studio no), o se stiamo aspettando i nuovi Nirvana.