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Tecnologia

I telescopi del SETI sono alle prese con un segnale radio insolito

Vorremmo tanto che fosse così, ma probabilmente non si tratta di un messaggio dagli alieni.
Rappresentazione artistica di un pianeta alieno. Immagine: Pixabay

Un segnale radio insolito in arrivo da una stella simile al nostro Sole ha destato l'attenzione dei cacciatori di alieni, che hanno deciso di dare un'occhiata più approfondita al sistema di provenienza, che dista 94 anni luce da qui.

L'esplosione radio da 11 gigahertz, che è durata due secondi, è stata registrata il 15 maggio del 2015 dal radio telescopio RATAN-600 a Zelenchukskaya, in Russia, ed è stata tenuta sotto chiave. Fino ad ora.

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Durante lo scorso fine settimana, l'esperto di voli interstellari Paul Gilster ha annunciato che una squadra guidata dall'astronomo Nicolai Bursov del Special Astrophysical Observatory—e che include anche l'astronomo Claudio Maccone del Search for Extraterrestrial Intelligence (SETI)—ha analizzato il segnale, e che presenterà i risultati delle ricerche alla 67esima edizione dell'International Astronautical Congress a Guadalajara, in Messico, il 27 settembre.

"Nessuno sostiene che sia opera di una civiltà aliena," ha avvertito Gilster, "Ma di certo è un fenomeno che merita di essere studiato più approfonditamente."

In funzione di questo scopo, il SETI ha puntato sia l'Allen Telescope Array in California che il Boquete Optical SETI Obsservatory a Panama in direzione della stella, chiamata HD 164595, che si trova a meno di 100 anni luce dalla Terra, nella costellazione di Ercole—a pochi passi cosmici di distanza.

Ad alimentare l'entusiasmo c'è anche la natura stessa della stella, che sarebbe una vera "gemella" del nostro Sole, con una differenza nella massa del solo uno percento, e "quasi identica" dal punto di vista della metallicità, secondo Gilster. Sappiamo anche che ospita almeno un pianeta, un pianeta caldo delle dimensioni di Nettuno e circa 16 volte più massiccio della Terra, con un anno di 40 giorni.

Una stella simile al sole con almeno un pianeta confermato? Sì. Abbastanza vicina alla Terra da permettere almeno teoricamente una comunicazione a due, per quanto nel corso di svariate generazioni? Sì. Un segnale radio abbastanza potente ad una frequenza insolita per una fonte astronomica naturale? Sì, sì, sì. Anche il fatto che i ricercatori che hanno registrato per primi il segnale lo abbiano tenuto segreto fa pensare a una grandiosa teoria cospirazionista sugli alieni.

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Magari è così. Ma, più probabilmente, no. I falsi positivi sono un rischio professionale ben noto ai cacciatori di alieni, come ha dimostrato eloquentemente il direttore del SETI, Seth Shostak, in un articolo comparso recentemente a proposito di un "buco nell'acqua" che risale al 1997.

La gigantesca struttura del RATAN-600, che ha individuato il segnale a maggio 2015. Immagine: александр с кавказа

"L'incidente ha dimostrato che qualsiasi segnale promettente diventa di pubblico dominio immediatamente, nonostante manchino magari ancora giorni o settimane per poter avere una conferma seria del fenomeno," ha spiegato Shostak. "Questa cosa dovrebbe calmare quelli che pensano che qualsiasi avvistamento di intelligenza aliena sia tenuto sotto chiave per evitare il panico tra la popolazione, ma il corollario è che in futuro, dobbiamo aspettarci di sentire notizie su segnali che sembrano promettenti, ma che dopo un paio di giorni di controlli, si rivelano inconcludenti."

"Nel momento in cui un segnale interessante raggiunge un radio telescopio, gli scienziati iniziano a tweettare e a scrivere sui loro blog," ha aggiunto. "Ci puoi scommettere."

È un'osservazione profetica, se pensiamo all'attenzione che HD 164595 sta già attirando nel mondo. Nonostante i ricercatori del RATAN-600 si siano rifiutati di condividere le proprie scoperte con la comunità scientifica allargata per diversi mesi—un ritardo che ha infastidito non poco certi scienziati—, ormai il segreto è stato svelato. Naturalmente, su internet ora si sprecano le ipotesi che questo segreto ormai svelato sia con assoluta certezza un alieno proveniente da una civiltà Kardašëv di tipo II.

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Ma per quanto il segnale meriti sicuramente indagini ulteriori, l'ipotesi più probabile è che abbia un'origine completamente naturale. Per esempio, secondo Jean Shneider, un astronomo del Paris Observatory, HD 164595 potrebbe star intensificando una fonte radio di sottofondo tramite un processo chiamato microlensing gravitazionale, per cui i campi gravitazionali potenti amplificano i fenomeni che si trovano dietro di loro dalla prospettiva terrestre. Inoltre, l'ipotesi che la fonte del segnale sia un'interferenza causata dai nostri stessi dispositivi di comunicazione non è ancora stata esclusa del tutto.

Non c'è niente di sbagliato nel farsi prendere dall'entusiasmo davanti a uno strano segnale dallo spazio profondo. Ma questa frenesia fa pensare a una di quelle lezioni sempre valide fatte da Carl Segan nel quarto episodio di Cosmos: A Personal Journey.

Sagan che fa Sagan. Video: PinkChicken42/YouTube

"Non riesco a vedere niente sulla superficie di Venere," diceva Sagan, facendo il verso agli scienziati troppo smaniosi. "Perché no? Perché il pianeta è coperto da una fitta coltre di nubi. Bé, di cosa sono fatte le nuvole? Di acqua, ovviamente. Di conseguenza, Venere deve avere una quantità inconcepibile di acqua. Quindi, la superficie deve essere umida. E se la superficie è umida, è probabilmente paludosa. E se c'è una palude, ci saranno anche le felci. E se ci sono le felici, magari ci sono anche i dinosauri."

"Osservazione: Non si vede niente," riassumeva poi. "Conclusione: Dinosauri."

Non sono il tipo da escludere a priori qualsiasi teoria che preveda dinosauri alieni, ma il discorso di Sagan resta assolutamente valido anche oggi. La tendenza che abbiamo a mettere il carro anni luce davanti ai buoi quando si tratta di alieni, racconta più cose sul desiderio umano di contatto con altre forme di vita intelligenti, che su quelle stesse ipotetiche civiltà.