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Questo tizio ha appena passato 48 ore nella realtà virtuale

Viaggiare per mondi virtuali accompagnati da una sciamana della VR è un po' come un farsi un trip.

Thorston Wiedemann durante Disconnected. Immagine per gentile concessione degli artisti

Dopo decenni di sogni infranti, la realtà virtuale sembra finalmente pronta a mantenere la sua promessa. Oltre a hardware e software finalmente in arrivo—tra Oculus Rift e Sansmung Gear—, ora anche artisti, game designer, registi, e altri creativi vogliono progettare e costruire mondi virtuali. Nel frattempo, personaggi come Mark Farid si chiedono per quanto tempo un essere umano possa sopravvivere dentro la realtà virtuale—sia da un punto di vista di resistenza che come atto performativo.

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Come era prevedibile—considerata la magnitudine delle sue ambizioni—Farid non ha ancora trovato il modo per passare 28 giorni di fila 24 ore su 24 dentro la realtà virtuale. Ma Throsten Wiedemann, fondatore e direttore artistico di A MAZE Festival, ha di recente passato 48 ore dentro diversi mondi in VR al Game Science Center di Berlino, dal 9 al 10 di gennaio. Intitolata Disconnected, la performance di Wiedemann e di Sara Lisa Vogl, co-designer di Lucid Trips, ha utilizzato un HTC Vive per alternare mondi, ambienti e routine di programmazione in VR.

Immagine per gentile concessione degli artisti

Wiedemann ha raccontato a The Creators Project che Disconnected non è stata una prova di resistenza. Wiedemann e Vogl hanno predetto che in futuro—nel 2026 per l’esattezza—molte persone passeranno gran parte del loro tempo dentro a realtà virtuali. Per questi futuri utenti della VR, non sarà questione di mettere alla prova la propria resistenza, ma di essere liberi di immergersi in altri mondi ancora sconosciuti, sperimentare nuovi tipi di arte e metodi educativi e via dicendo.

“[Nel 2026], sarà normale darsi appuntamento nella VR con i propri amici internazionali su Social VR Room, e intraprendere folli avventure tutti insieme,” ha detto Wiedemann. “Ma i viaggi lunghi saranno ancora occasioni speciali e potrebbero essere pensati come esperienze controllate sotto l’effetto di droga.”

Immagine per gentile concessione degli artisti

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L’idea della VR come di un trip controllato è il motivo per cui Wiedemann, il “VR Nauta,” ha portato con sé Vogl come sua “VR Sciamana”: per comprendere, come ha detto, il rapporto tra questa tecnologia e l’arte, e “vedere cosa manca per realizzare trip intensi e unici nel futuro.”

Vogl ha organizzato il tempo che Wiedemann ha passato nella VR in modo da farlo giocare a tennis da solo, farlo camminare sulle mani per uno dei mondi di Lucid Trips e creare un pupazzo di neve in fiamme su Tiltbrush (un programma per la VR simile a Microsoft Paint e MacPaint). Wiedemann si è ance divertito a solleticare un gatto mentre risolveva indovinelli su Fantastic Contraption; ha cercato di superare il record mondiale di ski-jumping su VRLympix; ha rincorso e ucciso persone su Hover Junkers; si è divertito con gli amici su AltspaceVR; ha viaggiato da un posto magico all’altro con i suoi nuovi amici su VRChat; ha posato con la sua tutina rosa nel ruolo del presidente degli Stati Uniti alla Casa Bianca; è scomparso diverse volte nella sala d’attesa di SteamVR; si è rilassato per alcune ore su VR diorama Blocked In, e molto altro.

Immagine per gentile concessione degli artisti

Tutto questo senza mai mettere in pausa né audio né immagini. E questi mondi, molti dei quali ancora in demo, arrivavano a Vogl e Wiedemann in tempo reale.

Le persone che seguivano l’evento mi contattavano via chat e volevano farlo giocare ai loro giochi,” ha detto Vogl. “Inviavano le demo prodotte da loro stessi o da amici al mio profilo Facebook o sulla mia mail e io li scaricavo e ci giocavo su Vive. Quando ho elaborato la routine per Throsten, ho contattato un sacco di sviluppatori, ma mi ha sconvolto vedere in quanti mi hanno contattata anche durante l’evento. Questa cosa ha ampliato la gamma di contenuti di un bel po’ e ha dato a Thorsten la possibilità di, per esempio, giocare a VR MInigolf insieme allo sviluppatore in una versione multiplayer beta.”

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Visuale in grandangolo dello spazio performativo di Disconnected. Immagine per gentile concessione degli artisti

In quanto VR Sciamano, Vogl ha detto che il suo obiettivo era dare supporto mentale a Wiedemann offrendogli un programma dinamico—uno che potesse tenerlo occupato e far passare il tempo più in fretta. “Gli ho costruito una caverna confortevole da cui si vedevano le stelle su Lucid Trips, perché potesse riposarsi e dormire,” ha detto Vogl. Così anche quando Wiedemann ha dormito un paio d’ore la mattina, l’ha fatto con il Vive headset addosso, per poter vedere cosa si prova a svegliarsi dentro alla realtà virtuale.

“È stato veramente strano,” ha detto Wiedemann. “Ho assunto cibo liquido speciale, un sacco di acqua, té, una tazza di caffé per colazione, un sacco di cioccolata e di banane, farmaci per evitare di dover andare in bagno a metà performance. Alcuni visitatori portavano patatine, wiener wurste e pizza quando chiedevo qualcosa di salato. Per il prossimo trip mi informerò sui cibi migliori per il corpo e la mente.”

Vogl ha anche aiutato a coordinare il “Lifestream” di Disconnected, uno stream live di 48 ore filate della performance del duo. Avevano anche un avatar e una stanza con scritto “48 hours Vive Marathon Guy” (come è stato ri-battezzato il progetto in corso d’opera) su VR Chat.

“Quei ragazzi hanno ricostruito Thorsten e la nostra camera dei giochi e ci hanno mandati in live stream su una lavagna nella stanza virtuale,” ha spiegato Vogl. “Così le persone potevano guardarci nella VR dalla VR Chat con noi nella stessa stanza. Abbiamo organizzato degli incontri e abbiamo contattato queste persone attraverso la chat di streaming. È stato bello per  entrambi vedere tante persone lì per incoraggiarci e prendere parte alla cosa socialmente ed emotivamente.”

Per gentile concessione degli artisti

Dopo aver realizzato Disconnected, Wiedemann è convinto che i “trip lunghi nella VR” siano possibili, e che la tecnologia attuale sia già sufficiente allo scopo. L’unico problema è stato un attacco di panico, arrivato alla 25esima ora, che l’ha portato sul punto di mollare.

“Non avevo problemi fisici, non mi bruciavano gli occhi, non avevo mal di testa o nausea,” ha detto Wiedemann. “Abbiamo gettato le fondamenta per il futuro—ciò che serve ora sono contenuti progettati appositamente per offrire esperienze pienamente immersive, e per questo bisognerà aspettare forse fino al 2026. Ma cos’è il tempo, in fondo? I miei esperimenti continuano.”