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Tecnologia

'Mr. Robot' è la serie TV di cui avevamo bisogno

Mr. Robot è la serie TV rivelazione dell'anno, e al netto della maestria tecnica con cui è stata girata, è la serie giusta per capire l'informatica del 2015.

Questa sera andrà in onda su USA Network l'ultima puntata della prima stagione di Mr. Robot, la serie TV firmata da Sam Esmail che parla di un hacker sociopatico schizoide che vuole salvare il mondo dal capitalismo rampante.

Mr. Robot è solo l'ultima manifestazione di un bisogno impellente di capire qualcosa in più del mondo dell'informatica, della privacy e dell'hacking—e avendo alle nostre spalle le prime nove puntate di questa prima stagione si può dire con sicurezza che Mr. Robot sia un'ottima manifestazione di questo bisogno.

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Elliot Alderson, protagonista della serie interpretato da Rami Malek (ma gli hacker non erano tutti bianchi e diafani?), è un consulente di sicurezza per AllSafe, un'azienda che si occupa proprio di sicurezza informatica. Nei primi minuti del pilot si capisce subito che tipo di personaggio sia quello di Elliot; hacker nel tempo libero, lo troviamo dentro un'anonima caffetteria di New York a quattr'occhi con l'ignaro gestore del locale: Elliot ha scoperto che l'imprenditore amministra un grande sito pieno di pedopornografia nel deep web. Il gestore capisce che Elliot fa sul serio, implora pietà e gli offre denaro in cambio del silenzio, ma a Elliot interessa solo fare fuori le mele marce: con una soffiata anonima ha già informato le autorità, e proprio mentre abbandona l'incontro con l'imprenditore disperato l'FBI fa irruzione nella caffetteria.

Chi è Mr. Robot?

Mr. Robot racconta la storia di un giustiziere cieco che di giorno lavora per un'azienda che si impegna a proteggere i grandi imperi del capitalismo statunitense, mentre di notte studia, riflette e agisce per distruggere quegli stessi titani del corporate business. Per sua sfortuna, o meglio per il bene dell'intreccio narrativo, Elliot verrà arruolato dalla fsociety, un collettivo di hacker—che personalmente mi ha ricordato molto quelli di LulzSec—che ha come obiettivo la distruzione dell'impero E-Corp, l'enorme polipo tecnologico del mondo di Mr. Robot che non si discosta troppo dai toni del Google, Apple o Microsoft di turno. La sfortuna di cui parlavo prima consiste nel fatto che AllSafe, l'azienda per cui Elliot lavora, è proprio quella addetta alla cybersicurezza di E-Corp.

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Parlare della trama sarebbe un gesto estremamente meschino, visto che quello di Mr. Robot è un intreccio davvero riuscito e che—finalmente—riesce a trascendere il mero argomento informatico. Non siamo davanti a una sorta di Dr. House fatto di singole puntate legate da un fragile filo conduttore in cui si presentano singoli problemi (in un caso clinici, nel nostro informatici) da risolvere, ma di un thriller costruito su più piani narrativi in cui le vite dei personaggi si incrociano nelle maniere più inaspettate e in cui lo spettatore non ha sicurezza davvero di nulla—ed è perlomeno da segnalare il piacevolissimo inchino di Sam Esmail a Fight Club, opera a cui Mr. Robot deve moltissimo.

Resta da chiedersi perché Mr. Robot sia una serie TV importante, specie in questo momento storico. L'attenzione popolare sulle questioni di sicurezza informatica è probabilmente da far risalire all'apparizione dello storico "You Wouldn't Download a Car," una campagna contro la pirateria che veniva piazzata subito prima dei film di stampo hollywoodiano come contromisura contro la sempre crescente passione del pubblico nei confronti del download illegale di film. Al netto delle questioni di copyright abbiamo tutti cominciato a impensierirci più che sul perché, sul come: se anche scaricassi un film, come potrebbero fare le autorità a saperlo?

Da lì in poi è stata solo questione di tempo: l'attenzione sull'argomento era tantissima e gli hacker—nel senso più ampio del termine—sono diventati in poco tempo i paladini del giustizialismo popolare. Il che non sarebbe necessariamente un male se il mondo dell'informatica fosse una realtà facilmente accessibile e non offuscata da visione mistiche in salsa Wargames e mitologie del conto in banca prosciugato con contatore dei soldi stile slot machine annesso.

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Non ruberei mai una macchina, ma con quella velocità di download la scaricherei volentieri.

Ed è qui che arriva il difficile: la sicurezza informatica e la privacy sono due tematiche fondamentali e che andrebbero letteralmente insegnate alla scuola dell'obbligo vista la pervasività odierna della tecnologia, ma nonostante l'enorme attenzione che i media ripongono su questi argomenti si tratta ancora di temi riservati ad una fittizia élite di arcani tecnopreti. Conosco persone adulte e vaccinate che mi chiedono ancora se sia sicuro acquistare su Amazon.

Raccontare questa realtà significa scoperchiare il vaso di Pandora; significa dire NO a CSI: Cyber—certo, mi rendo perfettamente conto che si tratti di un prodotto di intrattenimento al pari di Grey's Anatomy, ma non è questo un buon motivo per fare disinformazione su degli strumenti, come internet e l'informatica, che hanno ormai toccato le vite di tutti—e dire invece sì allo strabiliante The Pirate Bay: Away From Keyboard, il documentario del 2013 che racconta in maniera estremamente reale parte del processo a Peter Sunde, Fredrik Neij e Gottfrid Svartholm, ovvero i tre capoccia di The Pirate Bay finiti nel mirino del mondo del copyright. Il film è crudo: non ci sono corse contro il tempo con protagonisti giovani e aitanti hacker campioni nazionali di parkour che svaligiano banche e caveau governativi, ma tre soggetti sciupati, socialmente non troppo accessibili e che non hanno esattamente idea di cosa stia succedendo nella aule di tribunale in cui tutto il documentario è ambientato.

L'uomo a destra è Elliot, il protagonista; quello a sinistra è un uomo che durante il serial perderà qualunque tipo di orgoglio.

Mr. Robot, benché nasca come un prodotto destinato al mondo dell'intrattenimento, è un serial onesto. Elliot non è un'animista delle macchine, non riesce a penetrare improvvisamente in sistemi iperprotetti: non esiste il mito del "ti rubo la password" ma più la realtà del "se ho bisogno della sua password ho bisogno di avere fisicamente in mano il suo smartphone;" così suona un po' meno spaventoso, vero?

Allo stesso modo la fsociety, l'entità antagonista alle corporazioni protagonista della serie, non è un commando di contractor freddi come l'acciaio e letali come i SEALs, ma anzi un disorganizzato collettivo di freak che stanno cercando di raggiungere un obiettivo comune fin troppo ambizioso—ma il finale di stagione deve ancora andare in onda, solo stasera scopriremo cosa sarà di loro.

In conclusione, al netto della narrativa riuscitissima, della tecnica di regia e del cast capace, il più grande merito di Mr. Robot è quello di restituire una panoramica cruda e asettica di un mondo ancora troppo vicino al mito e poco alla realtà. I temi sociali attorno ai quali la trama di Mr. Robot si erge sono questioni reali e che ci toccano da vicinissimo: il primo passo per poter proteggere i nostri diritti fondamentali informatici come la privacy o il 'diritto all'oblio,' è quello di conoscerli e comprenderli, e questa educazione, fortunamente, può passare anche attraverso serie TV come Mr. Robot.