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Prendete un ventenne qualunque e chiedetegli di parlare di internet. Cinque anni fa la risposta più immediata sarebbe stata "Google," oggi consiste in un elenco piuttosto ristretto di social network ben definiti: Facebook, Youtube, Instagram, Twitter, Tumblr. Nel 2015 non sono i social ad appoggiarsi a internet, ma è internet ad esistere per i social; almeno per i più giovani.Il destino vuole però che sia proprio quella fascia d'età, o se preferite segmento di mercato, ad essere l'obiettivo più ambito da praticamente chiunque lavori in qualche maniera con la rete. Giornalismo, musica, videogiochi, YouTube, social network, pubblicità? Entra in questo mondo e la tua realtà si distorcerà: acquisterai abilità sinestetiche e ogni suono si trasformerà in un roboante boato scandito dal termine 'millennials.'Ciò significa che ogni singola informazione riguardo i millennials, nativi digitali venuti al mondo all'incirca nello stesso momento in cui nasceva internet, è oro colato quando si deve creare un contenuto in rete.Quello del giornalismo è sicuramente uno dei mondi con la relazione più complicata con i millennials. Cosa vogliono? Il gossip? Le infografiche? Lunghi e complicati papiri? Vogliono un tabloid mascherato da notizie di attualità politica? Perché per certe cose impazziscono ma se ci schiaffo in prima pagina un "sesso, droga e rock & roll" mi deridono? Aiuto.Amico mio, se conoscessi la risposta a queste tue domande sicuramente non te la direi, ma se li stai cercando, posso dirti con certezza scientifica dove trovare questi millennials.Secondo un report del Media Insight Project, che ha sondato le opinioni di oltre mille persone tra i 18 e i 34 anni, le notizie sono decisamente ottime: l'85% dei millennials presi in esame affermano che stare al passo con le news dal mondo sia in qualche modo importante per loro, il 69% si informa quotidianamente ma solamente il 40% ritiene l'attualità abbastanza importante da arrivare a pagare per poter leggere gli ultimi articoli."I dati suggeriscono anche che i social network stanno esponendo i millennials a più news di quante ne cercherebbero normalmente. Sul totale di coloro che utilizzano Facebook, solo il 47% vi accede per informarsi e leggere news, ma una volta che vi è dentro l'informazione è una delle attiivtà principali," si legge nel report.La ricerca ci parla di numeri importanti anche per quanto riguarda gli altri social network: per le news anche YouTube è largamente utilizzato, con un rispettabilissimo 83% di habitué sul totale; addirittura Instagram tocca il 50%. Lo studio inoltre afferma che non solo i millennials cercano le notizie e si tengono informati, ma che nel farlo si comportano attivamente, selezionando le fonti che ritengono più attendibili per dare forma ai loro feed social.Tra i vari, uno dei più interessanti dati emersi riguarda ciò che spinge i millennials a informarsi, "i millennials si informano per diverse ragioni, tra cui un po' di sano senso civico (74%), la necessità di conoscere e risolvere determinati problemi (63%) e anche un modesto fattore sociale (67%), per esempio per parlarne con gli amici," si legge nel report.
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"Facebook è diventato una parte fondamentale della vita digitale di un millennials. Posti davanti a 24 argomenti e temi diversi, i millennials hanno affermato che in 13 casi Facebook è la prima fonte di informazione per loro, in altri 7 casi Facebook rimane stabile al secondo posto della lista delle fonti affidabili," continua lo studio.L'analisi del Media Insight Project inoltre fornisce due dritte a chi i contenuti online li produce, per i millennials infatti è molto importante che la fonte sia riconoscibile e facilmente identificabile, e, gloria nell'alto dei cieli, per il 52 percento degli intervistati la fonte deve essere chiara e ricca di riferimenti e link. Forse non tutto è perduto.Lo studio è decisamente articolato e dettagliato, e questi dati si fanno ancora più interessanti quando si viene a scoprire che pochi giorni fa Facebook ha confermato il proprio interesse nel trasformare la timeline di Zuckerberg in una vera e proprio casa base per l'informazione.The New York Times, BuzzFeed e National Geographic sono le prime testate ad affermare di voler accompagnare Facebook in questo viaggio: se oggi tutto ciò che riguarda il marketing sui social è focalizzato sul convincere il lettore a cliccare un link per spostarsi dalla piattaforma social al sito web di una determinata testata, in un prossimo futuro gli articoli potrebbero essere ospitati direttamente su Facebook.Zuckerberg non è solito a fare troppe domande ai propri utenti: ci sono dei bilanci da rispettare e i cambiamenti sulla sua piattaforma avvengono in funzione di questo, se agli utenti non piace impareranno a convincerci. Se, quindi, un domani il lettore non dovrà spostarsi da Facebook per leggere i contenuti della sua testata preferita, le dinamiche potrebbero uscirne stravolte. Sarà la fine dell'era del clickbaiting, magari a favore di un più rispettabile e genuinamente interessante stortytelling?Ovviamente non ho risposte a queste domande, nel frattempo però conviene continuare a tenere d'occhio i millennials, quelli cambiano idea da un giorno all'altro e se improvvisamente scoprono una sfrenata passione per la privacy personale Zuckerberg avrà ben altro di cui occuparsi, vista la loro incidenza sul suo mercato."I dati suggeriscono anche che i social network stanno esponendo i millennials a più news di quante ne cercherebbero normalmente."